La nascita e lo sviluppo dell’esercito che conquistò il mondo
Un grande re per un grande esercito. Detta così sembrerebbe un spot pubblicitario. Non sussiste ombra di dubbio che il più potente esercito dell’antichità, prima dell’avvento della legione romana, fu proprio quello macedone di Alessandro Magno. Se il figlio lo condusse ai confini del mondo, il padre lo plasmò con impegno e sagacia. Parliamo di Filippo II della dinastia argeade. Filippo comparve in scena nel 359 a.C. quale reggente del trono di Macedonia e tutore del nipote ancora minorenne Aminta IV, il legittimo sovrano. Pochi anni dopo, nel 354 a.C. riuscì a spodestare il giovane parente facendosi nominare re dall’Assemblea del popolo macedone. Prese così la guida di una nascente potenza politica e militare in un contesto decisamente complicato. Il mondo greco era da sempre pervaso da un coacervo di situazioni a rischio, riconducibili ai dissidi interni e esterni della tante poleis, quasi mai improntante ad una qualsivoglia unità di intenti. Le imprese eroiche delle Termopili e di Platea erano troppo lontane nel tempo; non costituivano più un elemento di coesione come in passato. I rapporti tra le città-stato erano andati deteriorandosi negli anni, oltremodo minati dalle solite controversie riguardanti rotte commerciali, influenze culturali e sovranità territoriali.
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Statere di Filippo II |
Un progetto ambizioso
Per dar concretezza all’ambizioso progetto espansionistico, Filippo aveva compreso da tempo che l’esercito necessitava di una profonda riforma. A sua detta né il tradizionale esercito macedone né tanto meno quello oplitico greco, per quanto forti e numerosi, potevano alla lunga garantire il successo nelle imprese che si era prefissato. L’aristocrazia macedone forniva i temibili contingenti di cavalleria pesante. Nei territori controllati dalla monarchia, soprattutto in Tracia si arruolavano fanterie leggere da schermaglia, molto valide nel combattimento alla distanza, ma per nulla efficaci nel corpo a corpo. Completavano il quadro i classici opliti pesantemente armati di lancia e scudo. L’esercito macedone così costituito aveva ottenuto diverse vittorie ma presentava alcune lacune degne di nota. Il raggio d’azione dei cavalieri poteva essere limitato da avversarsi in grado di sfruttare al meglio gli spazi sul campo di battaglia. Gli schermagliatori che temevano il confronto con fanterie maggiormente equipaggiate correvano il rischio di rimanere isolati e vittime loro stessi delle cavallerie antagoniste.
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Oplita macedone |
Il sovrano macedone iniziò anche a riflettere su come creare un’armata dotata di tattiche e formazioni innovative in grado di coniugare resistenza, manovrabilità e profondità di azione. Un compito tutt’altro che facile. A Cheronea si confrontò con la leggendaria falange Tebana, inventata decenni prima da Epaminonda, uno dei più valenti condottieri greci di tutti i tempi. Filippo ebbe modo di studiare quell’innovativa formazione negli anni di esilio in quel di Tebe (fino al 360 a.C.). Nel 338 a.C. mise in pratica per la prima volta quanto aveva elaborato a tavolino. La dirompente tattica macedone che faceva della collaborazione combinata di cavalleria e fanteria il suo cavallo di battaglia, prese corpo in quel confronto, sulla carta sfavorevole ai macedoni. Tebani e Ateniesi rimasero annichiliti. Il Battaglione Sacro, imbattuto da oltre trent’anni fu sterminato, battendosi con valore fino all’ultimo uomo. Fu il trionfo di Filippo II.
Il nuovo esercito di Filippo
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Schema attacco falange tebana |
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Falange macedone |
Come ho accennato poc’anzi, questa tipologia di esercito, (o quantomeno qualcosa di molto simile), fu schierata da Filippo II in forma “embrionale” proprio a Cheronea. Il meccanismo macedone dimostrò qualche incertezza nelle fasi iniziali dinanzi alla potenza degli opliti tebani e ateniesi che per di più erano attestati su un terreno favorevole con i fianchi protetti da una palude a destra e dalle pendici dell’acropoli a sinistra. Il sovrano macedone simulò la ritirata della sua falange per attirare fuori posizione gli ateniesi e gli altri alleati che presi dall’impeto caddero nella trappola. Furono contenuti dai falangiti macedoni per poi essere attaccati sul loro fianco sinistro dagli ipaspisti. Si diedero ben presto alla fuga. Il Battaglione Sacro, ben più esperto, non si era schiodato dalla sua ubicazione di partenza. Si trovò a contrastare sia le falangi macedoni che la cavalleria comandata da un giovanissimo Alessandro. Fu la sconfitta delle poleis greche.
L’epilogo apre a nuovi sogni di grandezza
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L’impero di Alessandro Magno |
Riferimenti bibliografici:
– L’esercito di Alessandro – Nicholas Sekunda – Osprey Editore
– Le grandi battaglie tra Greci e Romani – Andrea Frediani – Newton Compton Editori
– I grandi condottieri che hanno cambiato la storia – Andrea Frediani – Newton Compton Editori