La battaglia di Preneste (487 a.C.)


Nello scontro armato di Preneste (487 a.C.) si fronteggiarono le truppe romane, comandate dal console Gaio Aquillio Tusco[1], e quelle degli Ernici[2]. I Romani vinsero[3] le milizie nemiche.

 

PRESUPPOSTI
Coriolano

Il Senato Romano mandò degli ambasciatori agli Ernici, esigendo delle spiegazioni per le loro razzie nelle zone rurali romane, dal momento che vi era un patto[4] di alleanza[5] fra i due popoli[6], mentre i Volsci[7], guidati da Coriolano[8][9] (527 a.C.?-…), insidiavano[10] Roma. Gli Ernici replicarono che il patto era decaduto con il decesso di Tarquinio il Superbo (…-495 a.C.). Allora i Romani proclamarono ufficialmente che avrebbero combattuto strenuamente gli Ernici[11].

 

 

SVOLGIMENTO DELLA BATTAGLIA

Gaio Aquillio Tusco, il console che si occupò delle operazioni militari contro gli Ernici (invece il collega si occupò di quelle contro i Volsci), condusse le armate romane in un’area soggetta alla giurisdizione di Preneste, a circa duecento stadi da Roma. Per due giorni i reparti militari delle due popolazioni stettero l’uno di fronte all’altro senza affrontarsi in combattimento. Infine gli Ernici, disposti in schiera, lasciarono il loro campo munito di opere di fortificazione.

Monti Ernici

La battaglia fu aspra e in equilibrio per lungo tempo; in un primo momento entrarono in azione i soldati armati d’arco, successivamente quelli forniti di fionda, dopo gli uomini a cavallo ed infine i fanti. Quando Gaio Aquillio Tusco mise al posto dei più affaticati delle prime linee i militi della riserva, gli Ernici credettero che vi fosse un ripiegamento della prima fila romana e si gettarono con maggior violenza sul nemico, senza tuttavia conseguire alcun vantaggio. Sul far della sera, non essendo state ancora sostituite le prime linee degli Ernici, Gaio Aquillio Tusco esortò gli uomini a cavallo ad aggredire l’ala destra dell’avversario, che cominciò ad arretrare ed a ritirarsi dallo scontro armato. L’ala sinistra degli Ernici indietreggiò solamente alla venuta dei cavalieri, che avevano avuto la meglio sull’ala destra, tentando di raggiungere i propri alloggiamenti. I Romani, oramai vittoriosi, si posero all’inseguimento degli avversari con l’obiettivo di impadronirsi del loro accampamento, ma vennero bloccati dal console e fecero ritorno nel loro campo. Il giorno successivo gli uomini romani a cavallo raccontarono che gli Ernici, durante la notte, avevano lasciato i propri alloggiamenti e si erano allontanati dal luogo del combattimento.

Palestrina-Tempio della Fortuna Primigenia
RIPERCUSSIONI

Dopo aver saccheggiato il campo avversario, le truppe romane ritornarono nella città eterna, dove furono ricompensate con una ovazione[12].

BIBLIOGRAFIA

AA.VV., La Grande Storia, RBA ITALIA, Milano 2016;

CLEMENTE, Guida alla storia romana, Arnoldo Mondadori, Milano 1985;

S.J. KOVALIOV, Storia di Roma, Pgreco, Roma 2011;

MICHELET, Storia di Roma, RL Gruppo Editoriale, Santarcangelo di Romagna 2009;

MONTANELLI, Storia di Roma, RCS Libri, Milano 1997;

MOMMSEN, Storia di Roma antica, Sansoni, Milano 2001;

PANI – E. TODISCO, Storia romana, Carocci, Roma 2008;

SPINOSA, La grande storia di Roma, Arnoldo Mondadori, Milano 1998;

ZIOLKOWSKI, Storia di Roma, Bruno Mondadori, Milano 2006.

[1] Soldato e politico romano del V secolo a.C.

[2] Popolo di epoca remota dell’Italia, che si insediò nel Lazio tra il Lago del Fucino ed il corso d’acqua del Sacco.

[3] Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane. VIII, 65.

[4] Pani, M.; Todisco, E. Storia romana. Roma: Carocci, 2008, p. 63.

[5] Montanelli, I. Storia di Roma. Milano: RCS Libri, 1997, p. 60.

[6] Michelet, J. Storia di Roma. Santarcangelo di Romagna: RL Gruppo Editoriale, 2009, pp. 135-136.

[7] Popolazione italica di un passato lontano.

[8] Appartenente alla Gens Marcia, politico e coraggioso comandante durante il conflitto contro i Volsci.

[9] Spinosa, A. La grande storia di Roma. Milano: Arnoldo Mondadori, 1998, p. 74.

[10] Aa.Vv. La Grande Storia. vol. X. Milano: RBA ITALIA, 2016, pp. 69-70.

[11] Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane. VIII, 64.

[12] Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane. VIII, 67.


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