Foca: L’imperatore che salì al potere… per caso
Nel vasto catalogo degli imperatori bizantini, se così possiamo chiamarli (meglio Romani), ce ne sono di tutti i tipi: eroi leggendari, filosofi saggi, burocrati, bambini… e poi c’è Foca. Foca (o Phocas) si è fatto ricordare per il caos, le pessime decisioni e la furia cieca del suo governo. Ma chi era davvero questo personaggio? E come è arrivato al potere un tipaccio simile?
Chi era Foca prima di diventare imperatore?
Immagina di essere un soldato in un’epoca non proprio tranquilla. Siamo all’inizio del VII secolo; l’Impero Romano è un po’ in difficoltà: nemici ovunque, tasse alle stelle e un popolo abbastanza arrabbiato per la sospensione dei giochi del Circo ad opera dell’imperatore Maurizio, un vecchio generale abile ma severo.
Foca era un semplice centurione che svernava nel nord durante la guerra contro gli Avari. Era di origine tracia (quindi proveniva da una regione dell’attuale Bulgaria o Grecia del Nord) e fino ad allora era totalmente sconosciuto, se si esclude il fatto che era stato preso ostaggio dai nemici, poi rilasciato e sbeffeggiato a corte per un ritorno disgraziato.
La salita al potere: colpo di stato e drammi imperiali
Correva l’anno 602. Maurizio si rese ulteriormente impopolare facendo una cosuccia come tagliare la paga ai soldati e facendoli svernare al confine anziché nel caldo sud.
Così, insieme ad altri militari stufi della situazione, Foca decise di fare quello che oggi definiremmo un “cambio di gestione non autorizzato”. Con un colpo di stato, spodestò Maurizio e si autoproclamò imperatore. Non fu un passaggio morbido: Maurizio e la sua famiglia furono brutalmente eliminati. Ecco, non proprio l’inizio ideale per passare alla storia come un sovrano amato. Foca in realtà non pensava nemmeno di diventare imperatore; era solo il perno di una rivolta sfuggita di mano, la cui unico obiettivo principale era quello di garantire un sacco di soldi ai soldati.
L’inizio del regno: promesse e disastri
All’inizio, Foca sembrava quasi un riformatore: prometteva di ascoltare il popolo, di riportare l’ordine e di essere il “campione del popolo”. Ma, spoiler: non finì proprio così.
Ben presto, Foca si dimostrò un governante paranoico e crudele. Aveva un piccolo problema con la gestione delle critiche: chiunque osasse mettere in discussione il suo potere faceva una brutta fine. Decapitazioni, torture, esili… insomma, il repertorio classico. Per fare un esempio, il generale Narsete si ribellò a lui e Foca gli promise l’amnistia in cambio della pace, ma una volta accettato, lo fece catturare e bruciare in piazza sul rogo.

Diplomazia?
Quando Maurizio era al potere, aveva firmato una pace con il re persiano Cosroe II. Ma con l’assassinio di Maurizio, Cosroe colse l’occasione per attaccare l’Impero, sostenendo di voler vendicare il defunto imperatore. Disgraziatamente, Foca aveva rimpiazzato i generali più abili con i suoi amici e parenti, con risultati che possiamo ben immaginare: nel giro di pochi anni, Mesopotamia, Siria e Armenia furono perdute.
Anche sul fronte balcanico, le cose non andavano meglio. Gli Avari e gli Slavi compivano continue incursioni, e Foca non riusciva a fermarli perché, guarda caso, aveva promesso alle truppe di svernare a sud, lasciando indifeso il confine.
Insomma, il nostro Foca era circondato da nemici… e non proprio per sfortuna.
La paranoia fuori controllo
Uno degli aspetti più famigerati del regno di Foca era la sua paranoia. Ogni volta che sospettava un complotto, reagiva con brutalità. Questo portò a una serie infinita di purghe tra i membri della corte e dell’aristocrazia. Perfino la Chiesa, solitamente un alleato prezioso per gli imperatori, iniziò a prendere le distanze da lui. L’unico che non gli fu mai ostile fu il Papa di Roma, poiché Foca accettò di regalargli alcuni edifici pubblici, come il Pantheon.
Il colpo di grazia: Eraclio entra in scena
Nel 610, la situazione era ormai insostenibile. Le tasse erano alle stelle, l’economia era a pezzi e i persiani avanzavano senza sosta. Prisco, il genero di Foca, venne accusato (strano!) di complottare contro di lui e, in tutta risposta, chiese aiuto a Eraclio.
Eraclio era figlio dell’esarca e, stanco di vedere l’impero andare in rovina, decise di agire. Con una flotta, salpò verso Costantinopoli e conquistò la città quasi senza colpo ferire. Il popolo, stanco delle follie di Foca, accolse Eraclio come un liberatore.
Quanto a Foca? Beh… non gli andò benissimo. Fu catturato e decapitato da Eraclio stesso.
L’eredità di Foca: un disastro totale?
Pensare che Foca sia solo una nota a margine nella storia, un imperatore da dimenticare che non ha fatto nulla, è errato. La sua figura ha avuto un impatto duraturo, anche se per motivi negativi.
La sua incapacità di gestire i confini e le finanze imperiali gettò l’Impero Romano in una crisi profonda, dalla quale Eraclio dovette faticare moltissimo per riprendersi. Di fatto, se non fosse stato per la sua straordinaria capacità, l’impero sarebbe stato distrutto. Le decisioni di Foca portarono a una guerra di oltre vent’anni, che diede poi il via all’invasione islamica.
La storia di Foca è un monito universale: il potere senza saggezza può portare alla rovina anche gli imperi più grandi. È un esempio perfetto di come l’ambizione sfrenata, unita a incompetenza e paranoia, possa essere una miscela esplosiva. Di lui ci viene detto che era analfabeta, perennemente ubriaco, lascivo, brutto e sfregiato, talmente orripilante da coprire le sue cicatrici con una lunga barba.
Eppure, raccontare di personaggi come lui è importante. Perché non tutti gli imperatori possono essere grandi condottieri o filosofi: a volte, la storia ci offre anche figure tragiche e quasi grottesche come Foca, che ci ricordano quanto sia difficile governare… e quanto sia facile creare disastri.
La storia di Foca viene narrata in modo romanzato nel libro “Il trono del leone” di Emanuele Rizzardi, attraverso gli occhi di due donne eccezionali: Martina, la nipote di Eraclio, e Sofia, una ricca vedova di Costantinopoli.
I libri di Emanuele Rizzardi



