Origine 

Nei paesi di tradizione cattolica si festeggia a partire dal 17 Gennaio il carnevale, caratterizzato da sfilate in maschera e divertimento della gente.
Il carnevale termina 40 giorni prima del giorno di Pasqua, per cui la sua durata dipende dalla prima domenica dopo il plenilunio successivo all’Equinozio di Primavera.
Il termine carnevale deriva dal latino carnem levare, a conferma che la festività nacque a Roma agli inizi dell’Era cristiana.
Carnem levare significa levare/eliminare la carne e, secondo una teoria, dovrebbe derivare dall’usanza di terminare il periodo di festa, il martedì grasso, con un grande banchetto, che avrebbe lasciato il posto al periodo di digiuno (senza carne) durante i successivi 40 giorni di Quaresima (1).
Questo significato è però collegato alla fine dei festeggiamenti e non riguarderebbe dunque i molti giorni del carnevale. Ritengo pertanto più probabile che in origine il periodo di feste fosse caratterizzato, oltre alle sfilate in maschera, dal mangiare la porchetta romana, tagliando/levando all’animale arrostito intero una fetta della succulenta carne.

Carnevale in Sardegna 

Un aiuto alla comprensione delle strane festività invernali ci viene dalle usanze dei paesi della Sardegna centrale, in cui i riti antichi si sono mantenuti con il loro vero simbolismo.
Al riguardo scrive D. Turchi (2):
Mammuttone della sardegna
«[…] La parola carrasecare (carre de secare), con la quale si designa il carnevale sardo, etimologicamente significa carne viva da smembrare. I seguaci di Dioniso infatti laceravano capretti e torelli vivi per ricordare la morte del dio che era stato sbranato dai titani. Osservare le arcaiche maschere dell’interno della Sardegna, vestite di pelli, cariche di campanacci o di ossi animali, col volto annerito dal sughero bruciato o coperto da una maschera nera, significa fare un tuffo nella preistoria. Mimano la passione e la morte di Dioniso Mainoles, il cui nome in Sardegna si è corrotto in Maimone, nome che viene dato genericamente a tutte le maschere. La cattura e la morte di Dioniso viene rappresentata attraverso la cattura e la morte di una vittima sostitutiva. […].» 
Questi simbolismi ci dicono dunque che originariamente il levare la carne non era legato al tagliare carne da mangiare, ma alla celebrazione della morte del dio greco Dionisio, la cui carne fu smembrata dai Titani.

Festività in Egitto 

Il riferimento al dio Dionisio e ai relativi Misteri ci porta a cercare le origini del carnevale nella terra dei faraoni e associarlo alle celebrazioni in onore del dio Osiride, da cui i greci importarono quelle del loro dio Dionisio.
Al riguardo Erodoto ci dice (3):
Libro secondo, capitolo 60 
 
«Quando si recano a Bubasti fanno così: navigano uomini e donne insieme in gran numero su ogni imbarcazione; alcune donne portano i crotali e li suonano, degli uomini suonano il flauto durante tutta la navigazione, mentre gli altri uomini e donne cantano e battono le mani; quando arrivano a un’altra città attraccano il battello a terra, poi alcune delle donne fanno come ho detto, altre scherniscono con grida le donne di questa città, altre danzano, altre s’alzano e tirano su i vestiti. Così si fa in tutte le città lungo il fiume. Quando son giunti a Bubasti, fan festa con grandi sacrifici, e in queste feste si consuma più vino d’uva che in tutto il resto dell’anno. Si riuniscono qui tutti, uomini e donne, eccettuati i bambini, e a detta di quelli del luogo arrivano anche a settecentomila.» 
 
Libro secondo, capitolo 61 
 
«[…] Dopo il sacrificio uomini e donne tutti si battono, e son molte migliaia: non mi è però lecito riferire in onore di chi si percuotono. I Cari poi, che abitano in Egitto, fanno anche di più, perché si feriscono anche il volto con coltelli. […].» 
A queste cerimonie che si svolgevano a Bubasti, l’egizia Per Bastet “La casa della dea gatta Bastet” bisogna affiancare quelle che si svolgevano a Busiri, l’egizia Per Wsir “La casa di Osiride”, in cui si celebravano i riti connessi alla morte e la resurrezione di Osiride.
Altre importanti informazioni in merito ai sacrifici che si svolgevano in onore di Osiride ci vengono ancora da Erodoto (3):
Libro secondo, capitolo 47 
 
«Il porco è considerato dagli Egiziani un animale impuro: se uno passando sfiora un porco, si immerge nel fiume con tutti i vestiti; […]. Gli Egiziani non possono sacrificare porci agli dèi eccetto che a Selene e Dionisio, cui sacrificano contemporaneamente dei porci nel plenilunio, mangiandone anche le carni. Del fatto che nelle altre feste detestano i porci mentre in questa li sacrificano gli Egiziani danno una ragione, ma non trovo conveniente riferirla, pur conoscendola. […] Il resto viene mangiato durante il plenilunio in cui si è fatto il sacrificio, poiché in un altro giorno non se ne ciberebbero. I poveri poi, per mancanza di mezzi, formano dei porci di pasta di spelta, li cuociono e offrono il sacrificio con questi.» 
A prima vista il testo di Erodoto sembra incomprensibile, ma pensandoci bene il tutto può essere interpretato in modo esauriente. Forse Erodoto ha capito male cosa pensassero gli Egizi del maiale. I sacerdoti devono avergli detto che l’allevamento di questo animale avveniva in zone riservate e che era considerato peccato anche toccare gli animali. Ciò avveniva però non perché il maiale era considerato impuro, ma perché era considerato sacro.
La prova è che una volta al mese, nei Pleniluni, esso poteva essere sacrificato a Selene e Dionisio e che i resti dei sacrifici potevano essere mangiati dalla popolazione.
Erodoto lascia più volte intendere che il dio che i Greci chiamavano Dionisio era il dio Osiride. La divinità Selene era invece associata alla Luna, la Luna piena, da cui i sacrifici nei plenilunio.
I Misteri di Osiride consideravano la rinascita del dio proprio nel plenilunio del mese di Khoyak e vedevano nei quattordici giorni del crescente lunare, la sua morte e resurrezione.
Riassumendo possiamo dire che le feste egizie erano caratterizzate da: 
– celebrazioni della morte e resurrezione di Osiride;
– navigazione nei giorni precedenti il plenilunio del mese di Khoyak;
– sacrificio dei sacri maiali.
In Egitto la cerimonia più importante in onore di Osiride si svolgeva a Dendera, l’egizia Ta neteret “La terra della dea Hathor / Iside”.
Tempio di Dendera
Tre giorni prima del plenilunio, partiva la barca sacra di Iside per commemorare la navigazione della dea sul Nilo alla ricerca dei 14 pezzi in cui fu smembrato il cadavere dello sposo Osiride, per ordine del dio cattivo, il fratello Seth. Sulla barca prendevano posto, oltre alla statua di Iside, anche quelle degli altri dèi che l’avevano aiutata nella ricerca dei pezzi del marito: la sorella Nefti e gli dèi Thoth e Anubis. Questi personaggi erano rappresentati in forma umana, ma con particolari corone (trono per Iside, focolare per Nefti) o maschere animalesche (Ibis per Thoth e sciacallo per Anubis).
La processione “in maschera” avrebbe toccato i 14 pezzi templi in cui erano venerati i feticci del dio (Bubasti, Abydos, Philae, ecc) e rientrava a Dendera la mattina della Luna piena, il giorno della resurrezione di Osiride. In questa occasione i sacerdoti smembravano un asino, l’animale sacro a Seth, e sacrificavano a Osiride i sacri maiali.

Sacralità del maiale

Gli Egizi rappresentavano la dea del Cielo, Nut, come una donna piegata così da toccare con le mani e i piedi la terra. Nel suo corpo disegnavano le stelle e immaginavano che la dea ingoiasse il Sole la sera per partorirlo la mattina seguente.
Nut/Cielo
Nella camera sepolcrale del tempio ipogeo di Abydos, Osireion, forse cenotafio del feticcio della città, la testa di Osirite, Nut viene rappresentata come una scrofa con i maialetti intorno. Nella rappresentazione compare però anche un maiale nero, un cinghiale.
La misteriosa rappresentazione di Nut deve essere collegata all’antichissima religione stellare egizia e alla sua cosmogonia.
Riassumendo quanto da me trattato nel saggio sul tempio di Dendera (4), possiamo dire:
– gli astri del Sistema solare erano visti come dei falchi Horus;
– il primo astro fu considerato il pianeta, oggi scomparso, associato a Horus il vecchio, i cui occhi erano la dea Hathor (Sole femminile, personificazione dell’energia gravitazionale) e il dio Sah;
– Hathor, come Vacca celeste, portò in cielo il Sole maschile, Ra-Horakhty;
– i due Soli generarono i vari pianeti: Mercurio – Horus il giovane + Sobek, la Terra – Geb, Giove – Horus che conosce il mistero e Saturno – Horus il toro;
– il Sistema solare, protetto dall’armonia della dea Maat, subì nel Paleolitico Superiore (circa 30.000 a.C.) una tremenda catastrofe;
– un pianeta della periferia del Sistema solare, Apophis, fu deviato verso il centro del Sistema solare e, durante la sua corsa minacciosa verso il Sole, si scontrò col pianeta di Horus il vecchio, determinando lo spostamento verso il centro del Sistema solare dei suoi occhi: il pianeta di Hathor e il suo satellite di Sah, e arrestò dopo breve tempo la sua corsa;
– il pianeta della madre celeste Hathor divenne Venere – la Fenice, il pianeta risorto;
– il satellite di Sah fu catturato dalla Terra e divenne la Luna;
– il pianeta intruso di Apophis divenne Marte – Horus il rosso.
Dopo il Diluvio Universale (5500 a.C.), gli Egizi crearono il mito di Osiride, come allegoria della catastrofe terrestre.
Osiride (l’Egitto) fu ucciso dal fratello cattivo Seth (l’allagamento marino e lo straripamento del Nilo). Dopo anni di regno di Seth (il caos) si verificò una regressione del mare e un rientro nell’alveo del Nilo, così da consentire, da prima, un prosciugamento dell’Alto e Medio Egitto (regno di Seth), quindi il prosciugamento del Delta / Basso Egitto (regno di Horus figlio di Iside). Una volta conclusa la regressione del mare, le Due Terre erano nuovamente unificate geograficamente per cui gli dèi stabilirono il dominio di Horus figlio di Iside sull’intera Valle del Nilo, lasciando a Seth le zone desertiche a oriente e occidente della Valle.
La Fenice
Il mito di Osiride ha una chiara origine nella religione stellare egizia. Sono infatti evidenti i sincretismi: Osiride = Sah, Iside = Hathor e Seth = Apophis.
Non è difficile a questo punto capire la rappresentazione dell’Osireion. La scrofa Hathor / Nut era circondata da tranquilli pianeti (i maialini) quando l’armonia fu sconvolta dall’arrivo del cinghiale Apophis. Gli astri associati a Hathor e Sah “morirono” e rinacquero come Venere (la Fenice) e la Luna. Alla luna fu associato il dio Thoth e, in un secondo tempo, il dio Osiride.
La morte e resurrezione di Sah e Osiride portò poi a considerare quest’ultima divinità come protettore della ciclo annuale della natura, ben rappresentato dall’Osiride vegetante che veniva realizzato nel tempio di Dendera. Il simulacro del dio veniva formato con la terra delle varie regioni dell’Egitto, seminato con grano o orzo il giorno della Luna nuova e tenuto in penombra all’interno di una delle sacre cappelle del dio. Dopo i quattordici giorni del crescente lunare il simulacro si riempiva di bianchi germogli, a simboleggiare la rinascita della natura e la resurrezione di Osiride.

Sant’Antonio abate o l’egiziano 

S. Antonio abate
Il 17 Gennaio è, come abbiamo detto, il giorno d’inizio del carnevale, ma anche la festa di Sant’Antonio abate, il monaco egizio (251 – 356 d.C.) che visse per molto tempo da eremita.
L’iconografia del monaco santo lo vede rappresentato con un lungo bastone da pastore su cui è sistemata una campanella, da un maiale e da un falò.
Il carnevale è dunque aperto dal falò in onore di Sant’Antonio e chiuso dal falò col quale si brucia il re carnevale, simbolo dei lunghi festeggiamenti.
Non ci vuole molto a capire che Sant’Antonio l’egiziano dovette continuare la tradizione degli allevatori dei maiali sacri a Osiride. Si spiega così il bastone da pastore, la campanella per avvisare del passaggio dei sacri maiali condotti al tempio, il maiale e il falò del sacrificio.

Riti a Roma 

I sacri riti egizi in onore di Osiride, furono portati a Roma quasi sicuramente ai tempi di Cleopatra.
La navigazione di tre giorni di Iside sul Nilo divenne il Navigium Isidis sul Tevere e le tappe per toccare i vari templi dedicati a Osiride divennero l’Inventio Osiridis. Queste cerimonie navali erano accompagnate da gruppi mascherati e si concludevano con una grande festa di gente e con la mangiata della tradizionale porchetta romana (5).
Il mese di Khoyak corrispondeva ai tempi di Cleopatra al mese di Dicembre del calendario romano giuliano, per cui il plenilunio poteva sovrapporsi al Solstizio d’Inverno. È pertanto molto probabile che le celebrazioni per la resurrezione di Osiride siano state spostate a Marzo, nel mese dell’Equinozio di Primavera, in considerazione della rinascita della natura associata alla resurrezione del dio.
Con l’avvento della religione cristiana e la decisione di sostituire la festa egizia con la Pasqua cristiana, si decise di “cancellare” le feste in onore degli dèi egizi, separando i due riti. La sacra processione navale in maschera, il Navigium Isidis, fu trasformato nel carnevale, da svolgersi prima della Quaresima a partire dal giorno in cui si festeggiava Sant’Antonio, mentre l’Inventio Osiridis fu spostato ai primi del mese di Novembre e trasformato nella festa di tutti i Santi e nel giorno di venerazione dei morti.
Tolti i riferimenti agli dèi egizi e la sacralità della festa, rimasero le sfilate in maschera, l’allegria sfrenata e le grandi abbuffate.

Il maiale nell’ebraismo e nell’islam 

Le due religioni monoteiste del Vicino Oriente, l’ebraismo e l’islam, hanno scelto di considerare il maiale come animale impuro.
Per quanto riguarda gli Ebrei ciò può essere dovuto alla contrapposizione alla sacralità dell’animale nella religione egizia. Dopo l’Esodo del 14° secolo a.C., gli israeliti avrebbero cercato di cancellare i riferimenti a Osiride e alle altre divinità egizie.
Se così fosse, Erodoto potrebbe essere stato ingannato dalla credenza ebraica, forse già radicata nel mondo dei greci che vivevano nel Basso Egitto.
In considerazione della nascita di Maometto nel 6° secolo d.C., quando il ricordo della religione egizia doveva essere ormai quasi scomparso, è ipotizzabile che l’islam abbia semplicemente copiato l’atteggiamento della Bibbia e degli gli Ebrei verso il maiale, considerandolo impuro senza capirne l’origine.
Venne però mantenuta l’usanza di grandi arrosti alla brace (kebab) da cui tagliare fette di carne. I maiale fu sostituito con carni di agnello, manzo e pollo, infilate in spiedi verticali e cotte alla brace o in moderni girarrosto.

Conclusione 

La cerimonia in onore di Sant’Antonio prevede l’accensione di grandi falò e la processione dei fedeli che gira per tre volte intorno al fuoco. I tre giri ricordano ovviamente i tre giorni di navigazione di Iside, mentre i personaggi mascherati che partecipano alla cerimonia ricordano quelli che effettuavano la navigazione sul Nilo e quindi quella sul Tevere.
Possiamo dunque considerare che certe sbandierate radici cristiane dell’Europa siano quelle dell’albero egizio di sicomoro, sacro a Osiride, e che quest’albero sia stato tagliato dalla Chiesa cristiana e innestato con un germoglio di ulivo, sacro a Gesù, creando in pratica un ibrido, il sico-livo, con radici egizie e tronco cristiano.
Più che parlare di retaggio pagano si dovrebbe avere il coraggio di dire che i riti in onore di Sant’Antonio sono prettamente egizi, con la sostituzione del dio Osiride col pastore dei sacri maiali.
 
Bibliografia
2. Dolores Turchi, articolo
3. Erodoto, Storie, Edizione per il Club dei Libri, 1959;
4. Antonio Crasto, DENDERA – La sacra terra della dea, Ugiat, 2011 Cagliari;
5. Lucio Apuleio, Metamorfosi, libro XI.
Antonio Crasto è autore dei saggi sull’antico Egitto:
HASSALEH – L’OCCHIO DI HORUS. Manetone aveva ragione!
DENDERA – La sacra terra della dea
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