Per la rubrica Mondo scrittura proponiamo il terzo articolo della serie di Cristina M. Cavaliere dedicata alla punteggiatura. Oggi si parla del punto esclamativo e del punto interrogativo.
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Trombettiere (forse Valentine Snow), ca. 1753.
Property Name: Fenton House
http://www.nationaltrust.org.uk/
Fiato alle trombe… con il punto esclamativo! |
Voglio che tu sii meglio di una regina, se andiamo d’accordo come dico io!… Tutto il paese sotto i piedi voglio metterti!… Tutte quelle bestie che ridono adesso e si divertono alle nostre spalle!… Vedrai! vedrai!… Ha buon stomaco, mastro-don Gesualdo!… da tenersi in serbo per anni ed anni tutto quello che vuole… e buone gambe pure… per arrivare dove vuole… Tu sei buona e bella!… roba fine!… roba fine sei!…
Ecco, vedete, se ne scappa! Ridete, ridete! Così, tra la baia di tutti! E ora gli corro dietro; e per tutte le strade, inchini, riverenze, scappellate, fino a non dargli più un momento di requie! Vado dal sarto! Mi ordino un abito da pompa funebre, da fare epoca, e su, dritto impalato dietro a lui, a scortarlo a due passi di distanza! Si ferma; mi fermo. Prosegue; proseguo. Lui il corpo, ed io l’ombra! L’ombra del suo rimorso! Di professione! Lasciatemi passare! Esce, buttando indietro questo o quello tra i lazzi e le risa di tutti.
Eccovi un passaggio tratto da I Promessi Sposi (1840) di Alessandro Manzoni, dove Don Abbondio, dopo le minacce ricevute dai bravi, cerca in tutti i modi di rimandare il matrimonio tra Renzo e Lucia, accampando le scuse più inverosimili:
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Il filosofo di Giovanni-Battista Quadrone (1870). Collezione privata. “Dubito, quindi sono.” |
“Sapete voi quanti siano gl’impedimenti dirimenti?” “Che vuol ch’io sappia d’impedimenti?” “Error, conditio, votum, cognatio, crimen, Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, Si sis affinis,…” cominciava don Abbondio, contando sulla punta delle dita. “Si piglia gioco di me?” interruppe il giovine. “Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?”
Ci illustra efficacemente il concetto anche un passaggio dello splendido e attuale romanzo I Viceré (1894) di Federico De Roberto:
“Vedi? Vedi quanto rispettano lo zio? Come tutto il paese è per lui?” Il ragazzo stordito un poco dal baccano, domandò: “Che cosa vuol dire deputato?”
“Deputati,” spiegò il padre, “sono quelli che fanno le leggi nel Parlamento.”
“Non le fa il Re?”
“Il Re e i deputati insieme. Il Re può badare a tutto? E vedi lo zio come fa onore alla famiglia? Quando c’erano i Viceré, i nostri erano Viceré; adesso che abbiamo il Parlamento, lo zio è deputato!…”
In generale il punto esclamativo che l’interrogativo, chiudendo un periodo, hanno funzione di punto fermo; e quindi bisogna iniziare la nuova frase con la lettera maiuscola. Quando più frasi si susseguono in modo concatenato, si userà poi la lettera minuscola. Riprendendo in prestito il nostro marchese Marcello del post precedente, e immaginandolo nel suo letto d’ospedale con la mascella gonfia, possiamo fargli dire nel ricevere le visite degli amici e senza paura di sbagliare: “Come siete stati buoni a venirmi a trovare! e che bel mazzo di roselline mi avete portato!”
Alcuni uniscono il punto interrogativo e il punto esclamativo per enfatizzare ulteriormente il concetto. Leggeremo dunque frasi come quella rivolta da uno dei visitatori del marchese Marcello: “Davvero hai ricevuto uno sganassone dalla contessina Carlotta?!”
Addirittura altri mettono una sequela di punti interrogativi o di punti esclamativi come se fossero una mitragliata di ganci o di baionette innestate: “Ma davvero???” “Incredibile!!!“ (questi sono i commenti degli amici del marchese Marcello, che fanno coro).
Non è un delitto usarli nella corrispondenza privata, o in altre forme di comunicazione enfatiche come la pubblicità, ma non sono granché belli a vedersi in un testo letterario. Un solo punto esclamativo in un passaggio, specie descrittivo, attira l’attenzione, mettendone troppi si ottiene l’effetto contrario. I nostri filosofi e trombettieri di corte si sono messi in fila e fanno un sacco di smorfie, o strillano a pieni polmoni, rendendo leggermente ridicola la frase.E a voi, che cosa piace vedere in un testo in relazione a questi due segni così enfatici?
Ciao molto interessante sia l'articolo sia il blog. Mi permetto di inserirlo in quelli che seguo. Ciao
Grazie Marta, molto lieta di averti tra i nostri lettori 🙂
Renato Mite
Bella presentazione di ? e !
Anch'io non sopporto quando se ne usano troppi, bisogna usarli con parsimonia, specialmente il punto esclamativo.
Specialmente il punto esclamativo!!!!!!!!!!!!!! Ma come fa la gente a non capire????????????
(Ok, adesso che ho detto la mia sciocchezza, ritorno seria 😉 Concordo pienamente)
Buongiorno a tutti, eccomi di ritorno in Italia e approfitto subito per ringraziare Isabel della ripubblicazione del mio post sulla punteggiatura. A presto con altri commenti!!! 😉