Thomas B. Glover, la casa del pino solitario e la modernizzazione del Giappone


Una rosa antica dai fiori bianchi si arrampica sui pilastri di legno color azzurro slavato. Tra secolari alberi di canfora, lo sguardo spazia sulla baia di Nagasaki.

“Come è possibile?” chiedo all’autista del taxi che ci ha portati qui. “Siete riusciti a ricostruire tutto com’era prima, suppongo. Ma gli alberi?”

Casa del pino solitario, il portico

L’uomo nella divisa con la giacca rossa sorride. “La bomba non è caduta qui, ma oltre quella collina. Perciò la casa di Mr. Glover si è salvata.”

Non avrei mai osato sperarlo. Alcuni mesi fa, nell’articolo “La farfalla perduta” pubblicato su questo blog, avevo scritto: “Mi piacerebbe arrampicarmi sulla collina in cerca della casetta di Butterfly. Non si può più. Il 9 agosto 1945 l’ordigno chiamato Fat Man, una bomba atomica da 25 chilotoni, fu sganciato su Nagasaki. Il suo bersaglio era la fabbrica di armi della Mitsubishi, ma cancellò dalla faccia della terra colline e sentieri, case da the, laghetti pieni di carpe ornamentali, templi e mercati, oltre a qualcosa come 60.000 vite umane…”

Vero, purtroppo: eppure, perfino nell’orrore sono possibili i miracoli. La collina dove sarebbe potuta sorgere la casa acquistata da Pinkerton, e dove si trova in realtà la “casa del pino solitario” costruita nel 1864 dal mercante scozzese Thomas B. Glover, è stata risparmiata.

Che ci faceva uno scozzese in Giappone, nel 1864?

Per scoprirlo bisogna fare un passo indietro: tornare nella cittadina di Fraserburgh, contea di Aberdeen nella Scozia nord orientale. Lì, nel 1838 nasce il quinto degli otto figli di Thomas Berry Glover, ufficiale della guardia costiera. Con grande fantasia, il piccolo viene chiamato quasi con lo stesso nome del padre: Thomas Blake.

La svolta nella vita di Thomas B. Junior arriva a vent’anni. La ditta di commercio Jardine Matheson è in cerca di giovani ambiziosi, con grande forza di carattere, da inviare nella nuova stazione commerciale che sta per essere aperta in un paese ancora molto pericoloso per gli stranieri: il Giappone.

Casa del pino solitario, la serra

Quando il giovane Thomas mette piede a Nagasaki (1859) sono passati solo sei anni dal giorno in cui le “navi nere” del Commodoro Perry hanno puntato i cannoni sulla baia di Edo, intimando allo Shogun di aprire il paese agli stranieri. Da oltre due secoli, infatti, soltanto le navi olandesi potevano approdare a Nagasaki e gli stranieri non avevano il permesso di uscire dalla stazione commerciale di Dejima, un’isola artificiale nel porto della città.

L’assenso strappato al Giappone con la forza e i trattati commerciali che ne sono seguiti, sia con gli Stati Uniti che con Francia, Gran Bretagna, Russia, hanno scatenato reazioni che stanno minando il potere degli Shogun. Di quei trattati, infatti, il meno che si possa dire è che di fatto segnano l’inizio del colonialismo.

Nel volgere di pochi anni, il Giappone diventa il paese della cuccagna per le imprese commerciali straniere, che vi possono acquistare oro pagandolo un terzo di quanto vale in tutto il resto del mondo, e smerciare senza dazio le loro paccottiglie rovinando la produzione locale.

Il risultato è una catastrofe economica che suscita l’opposizione di tutte le caste in cui è ancora suddivisa la società giapponese: dai samurai ai contadini, agli artigiani e perfino alla casta più bassa, i mercanti. Lo Shogun non aveva il diritto di rovinarci così, si mormora. Non ha nemmeno chiesto l’assenso dell’Imperatore per firmare i trattati. Restituiamo il potere alla casa imperiale! Buttiamo fuori i barbari!

A peggiorare le cose i suddetti barbari, ossia gli stranieri, hanno portato (presumibilmente dall’India) un’epidemia di colera che miete centinaia di migliaia di vittime.

Insomma, il Giappone dove sbarca il giovane Thomas è una pentola in ebollizione che sta per scoppiare.

Nagasaki, sulla costa del Kyushu, a quell’epoca è uno dei cinque porti che sono stati aperti alle navi straniere, e di sicuro è il più favorevole a installare un’impresa commerciale. Lì esiste infatti una lunga tradizione di contatti con gli stranieri: vi si trovano perfino gli ultimi “kakure kirishitan” vale a dire i cristiani nascosti (il Cristianesimo era stato proibito dagli Shogun nel 1638).

Thomas B. Glover

Thomas B. Glover rivela fin dall’inizio una meravigliosa capacità di adattamento e comprensione del nuovo ambiente in cui si trova ad agire. Nel clima di crescente violenza xenofoba, dove al grido di “Sonnō jōi!” (Viva l’Imperatore, fuori i barbari!) le stazioni commerciali sono incendiate e gli stranieri massacrati a colpi di katana, riesce a farsi degli amici. All’inizio si presenta come un innocuo acquirente di seta e the, ma presto si rivela in grado di fornire merci preziose per i giovani lealisti che vogliono abbattere il potere degli Shogun: le armi da fuoco.

Nel 1863 l’Imperatore ordina che gli stranieri vengano espulsi dal Giappone, ma l’intervento armato di forze navali americane, francesi e inglesi impedisce l’attuazione del decreto di espulsione. Anche tra gli oppositori allo Shogun, c’è chi comincia a prendere atto che la presenza dei “barbari” è ormai un fatto inevitabile.

L’anno seguente Thomas B. Glover fa costruire una casa in stile occidentale sulla collina che sovrasta il porto di Nagasaki. La chiama “Ippon no matsu“, casa del pino solitario: forse è così che si sente, uno straniero solitario in un paese ancora molto instabile.

Tsuru, la moglie giapponese di Thomas B. Glover

Thomas non resta solo a lungo. Nel 1866, un lealista di Satsuma gli presenta Tsuru, figlia del proprietario di un’impresa di costruzioni navali. I due si sposano e non sarà un matrimonio finto come quello di Pinkerton con la povera Chocho san, ma un vero, grande amore che durerà tutta la vita.

Nella vicenda di Thomas B. Glover e della sua moglie giapponese, Tsuru, ci sono alcuni tratti che richiamano la storia di Madama Butterfly, benché nel segno opposto.

Thomas e Tsuru hanno una figlia, che viene chiamata Hana (fiore). Poi adottano un bambino di nome Tomisaburo, figlio di una donna giapponese che è stata “moglie temporanea” di uno straniero. La donna abbandonata desidera risposarsi con un giapponese, e la coppia Thomas-Tsuru adotta il bambino.

Se quell’idiota di Pinkerton non fosse ricomparso a portare via il figlio, anche la povera Chocho san avrebbe potuto fare la stessa cosa.

La “casa del pino solitario” diventa un luogo dove i bambini sono amati, gli amici ospitati a pranzo, le trattative commerciali portano prosperità a tutti, e perfino i cospiratori trovano rifugio.

Casa del pino solitario, le stanze segrete

Nel corridoio a due passi dalla camera di Tsuru, una botola nel soffitto dà accesso a due stanzette nascoste nel sottotetto. Lì venivano nascosti i giovani lealisti del vicino feudo di Satsuma, o altri che si radunavano per preparare il rovesciamento del vecchio sistema.

È verosimile che vi sia stato nascosto anche Sakamoto Ryōma, il grande eroe dell’epoca e uno dei personaggi storici più amati in Giappone (forse ne parlerò in un prossimo articolo) il quale, proprio in quegli anni, sta trattando l’alleanza tra i clan Satsuma e Chōshū che porterà alla restaurazione del potere imperiale.

Nel 1868 arriva il grande momento. Il potere degli Shogun viene abbattuto: comincia l’era Meiji, il balzo in avanti del Giappone che in pochi anni compensa secoli di arretratezza.

Il ruolo di Thomas B. Glover a quel punto subisce un cambiamento radicale: non è più solo un mercante, ma uno tra i più importanti modernizzatori del Giappone.

La prima impresa mista tra uno straniero e i giapponesi, è la ditta fondata da Glover con il clan Saga per lo sfruttamento delle miniere di carbone di Takashima. Questo costituisce il primo nucleo di quella che diventerà in seguito la ditta Mitsubishi.

Il porto di Nagasaki visto dal Glover’s Garden

Carbone significa battelli a vapore e locomotive: il primo tratto di linea ferroviaria su suolo giapponese è quello lungo 400 metri, posato da Glover nella città di Nagasaki. Nel 1872, quando l’Imperatore Meiji visita Nagasaki, a un paio di km dalla casa di Glover è già attivo il suo cantiere navale. Pochi anni dopo viene fondata la Japan Brewery Co. che diventerà in seguito la Kirin, ancora oggi una tra le migliori marche di birra giapponesi.

Il figlio adottivo Tomisaburo non è da meno. Laureato in biologia negli Stati Uniti, diventerà il fondatore della moderna industria ittica giapponese e commissionerà il Glover’s Atlas of Fish, un monumentale atlante dei pesci che si trovano nei mari giapponesi, la cui realizzazione richiederà più di vent’anni.

Quando chiude gli occhi per sempre, il 16 dicembre 1911, Thomas B. Glover può dirsi soddisfatto. Ha vissuto una vita piena, colma di realizzazioni: è stato il primo straniero a ricevere, nel 1908, la stella d’oro e d’argento dell’Ordine del Sol Levante. La sua amata Tsuru è morta nel 1899, ma la loro discendenza è ricca e fiorente.

Glover’s Garden, statua di Madama Butterfly

Tutto il contrario, insomma, della vita mancata della povera Butterfly, la cui statua (oltre alla statua di Puccini) si può ammirare nel Glover’s Garden, il meraviglioso giardino in stile scozzese attorno alla casa del pino solitario.

La piccola giapponese abbandonata tiene per mano il suo bambino e addita qualcosa all’orizzonte: un filo di fumo, forse? La nave che riporta Pinkerton in Giappone? O magari il futuro? Quel futuro che non è fatto solo dai vincitori, ma anche dagli sconfitti: non solo da chi ha avuto successo, ma anche da chi ha sbagliato tutto.

Forse si trova lì proprio per insegnare questo.


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