Abbiamo conosciuto lo scrittore scozzese Gordon Doherty in occasione della recensione al suo romanzo “Il legionario”, pubblicato quest’anno in lingua italiana da Newton Compton.
Oggi Gordon torna a trovarci nella rubrica Interviste per parlarci del suo lavoro e dell’esperienza da autopubblicato a scrittore edito internazionale.

 

D1. Come è nata la tua passione per la scrittura, e cosa ti ha ispirato a scrivere dell’Antica Roma?

Sono sempre stato una sorta di narratore, ma non del tipo di storie del “dopo cena”. Al contrario mi è sempre piaciuto rimanere da solo con i miei pensieri, e portarli poi alla vita in forme diverse: da ragazzo erano vignette e racconti brevi, da adolescente ancora racconti brevi ma anche canzoni e poesie, e ora, da uomo trentenne, sono (si spera) le vicende epiche della Storia.

Da quando ho ricordi, ho sempre avuto un’attrazione per l’antichità e il medioevo. Anche in questo caso suppongo sia il desiderio di evasione che mi attira in quei periodi storici. Ricordo di aver letto da ragazzo storie di Vichinghi, Crociati e Romani, e guardato e ri-guardato i film epici “spade e sandali” degli anni Cinquanta e Sessanta. Tutto ciò ha alimentato il fuoco della mia immaginazione che mi ha fatto sentire come tutto fosse possibile.

Crescendo ho finito per seguire una carriera nel campo della scienza e informatica lasciando l’hobby della scrittura cadere nel dimenticatoio per anni. Ma mi ci sono voluti solo pochi anni nel mondo del lavoro per rendermi conto di quanto la rinuncia mi avesse lasciato insoddisfatto. Infatti passavo il mio tempo libero a studiare la storia della tarda antichità e a visitare i siti romani della Gran Bretagna per mantenere accesa l’immaginazione. Non c’è nulla di meglio che camminare lungo il Vallo di Adriano o il Vallo Antonino in un gelido e nebbioso pomeriggio, chiedendosi se la nebbia turbinante davanti sia in procinto di rivelare un fantasma del passato.

Poi un giorno durante una vacanza in Grecia, quando avevo appena finito di leggere un eccellente romanzo storico (ambientato durante la caduta di Troia e le conseguenze dalla guerra), ho appoggiato il libro e mi sono reso conto di aver letto per ore, del tutto dimentico del mondo intorno a me. Inoltre mi sono accorto che la mia mente era ancora lì, nel racconto, mantenendo viva la storia e i suoi personaggi. E ‘stato in quel momento che ho avuto la mia rivelazione: perché mai avevo smesso di scrivere?

Così sono tornato al mio antico amore, trascorrendo notti e fine settimana ancora una volta a scrivere racconti. Ben presto la fine del mondo romano, di cui tanto avevo letto, prese vita nella forma de “Il legionario”.

Il Vallo di Adriano – Scozia

D2. La tua esperienza di scrittore professionista è iniziata nel mondo del self-publishing. Puoi dirci cosa ne pensi e come è stato il tuo percorso verso una casa editrice tradizionale?

Ho presentato le prime bozze de “Il legionario” a numerose case editrici britanniche solo per finire con una grossa pila di lettere di rifiuto. Col senno di poi ho capito che avevo più possibilità di vincere la lotteria EuroMillions che ottenere un contratto di pubblicazione mediante questo approccio! La mia scrittura era allora grezza e inoltre sapevo poco del settore. Considerai però questi rifiuti come un segno che la scrittura per me non sarebbe stata mai più che un semplice hobby. Non lo ritenevo un grosso problema: ero contento di aver provato e sapevo che comunque non avrei mai smesso di scrivere, anche se le mie storie non sarebbero state lette da nessuno oltre a me.

Passati alcuni anni, mia moglie mi regalò per Natale un Kindle e scoprii tutta la rivoluzione del self-publishing che stava avvenendo grazie ad esso. Ero estremamente nervoso nel fare questo tentativo – espormi al pubblico dopo che l’intero mondo (editoriale) mi aveva rifiutato – ma sapevo che dovevo provare, anche solo come esperimento. Così passai alcuni mesi nell’editing e sistemazione de “Il legionario”, lo pubblicai sul Kindle Store e aspettai. . .

Nel giro di pochi mesi rimasi piacevolmente sorpreso di trovare belle recensioni e dati di vendita inaspettati. Questo apprezzamento accese la miccia del mio impegno. Nel giro di un anno uscii con un secondo libro e, dopo due anni, con il terzo. Ho fatto la scelta di ridurre il mio lavoro a un part time per dedicare il resto del giorno alla scrittura. E ‘stato poco dopo che sono stato avvicinato da un agente letterario che aveva letto e apprezzato i miei libri auto-pubblicati. Avvenimento molto rapidamente seguito dalla casa editrice italiana Newton Compton che mi offriva un contratto per i diritti italiani de “Il legionario”. Da allora anche una casa editrice russa si è fatta avanti con un’offerta per i diritti esteri.

In sintesi, c’è un sacco di stigma attorno al self-publishing ma in effetti questa scelta mi ha portato tutto ciò che il percorso tradizionale (scrivere un manoscritto, presentarlo a un editore e aspettare l’eventuale accettazione) non ha fatto. Mi ha dato una carriera che mi incoraggia ad essere creativo come la mia immaginazione mi consente. C’è stato un sacco di sangue, sudore e lacrime in questo processo, ma io sono in debito con tutte le cose che hanno contribuito a questo mio percorso. 

D3. Che cosa consiglieresti a chi vuole diventare scrittore?

Di scrivere qualcosa che piace. La lavorazione di un romanzo è un processo difficile, a volte. Può richiedere molti mesi o anni del vostro tempo libero, per cui assicuratevi che le vostre notti su editing e riscritture siano ipotecate perché si sta lavorando ad un argomento che è molto più di un interesse passeggero.

Il pensiero di scrivere un intero romanzo può sembrare eccitante, ma al contempo scoraggiante. Il mio consiglio è di iniziare in piccolo. Un racconto breve (5k parole o meno) è un buon modo per fare i conti con una storia e avere la soddisfazione di vederla completata. Sperimentate gli stili di scrittura fino a trovare quello che fa per voi. Questo talvolta è chiamato ‘trovare la propria voce di scrittura’. Una volta seguiti tutti questi passi, vi accorgerete che affrontare un romanzo viene molto più ‘naturale’.

E, infine, farlo! Ci sono un sacco di scrittori in erba là fuori che possono aiutare a migliorare rapidamente criticando e condividendo idee. Di certo la mia scrittura è migliorata notevolmente dopo aver lavorato con un piccolo e accogliente gruppo sul (ormai tristemente abbandonato) sito YouWriteOnline.

D4. Quanto importante pensi sia la ricerca storica nella stesura di un romanzo di questo genere?

La ricerca è essenziale. Non solo per il lettore che deve ‘sentire’ come se fosse nel mondo del mio romanzo, ma anche per me per ‘esserci’ mentre lo sto scrivendo, perché questo è ciò che rende il tutto divertente! Prendiamo ad esempio “Il legionario“. Ci sono molti fattori da ricercare e comprendere quando si scrive del IV secolo dell’Impero Romano d’Oriente:

Comprendere la topografia storica è di vitale importanza quando si tratta di coinvolgere i sensi del lettore. Dopo aver letto una scena in cui i legionari della XI Claudia stanno marciando alla guerra, voglio che il lettore senta l’odore dolce della terra umida nel verde dei boschi della Tracia, che veda i monti Haemus imbiancati, che senta il caldo sole estivo orientale sulla loro pelle e il martellio degli stivali chiodati. Per raggiungere questo obiettivo ho bisogno di sapere tutto: il paesaggio lungo la marcia (cosa vedrebbero i legionari se guardassero a sinistra, a destra o dritto?), la temperatura in quel periodo dell’anno (sudorazione e sete o freddo?), l’equipaggiamento e l’armatura dei soldati portata in quel periodo (un’armatura di cuoio, di maglia o a scaglie? Spada o gladius? Un’esca di selce o un arco trapano per accendere un fuoco?) e le canzoni che avrebbero cantato durante la marcia (di solito estremamente sboccate!). Ci sono poi anche le tematiche più ampie: la situazione politica nella corte imperiale (è l’impero in una fase offensiva o difensiva? l’imperatore è uno stolto o un uomo saggio? Che tipo di personaggi loschi potrebbe aver influenzato le sue decisioni?); la corrispondente situazione nelle terre nemiche (chi era il vero nemico di Roma negli anni prima della Battaglia di Adrianopoli, Atanarico o Fritigerno? Gli eserciti goti possono aver messo in inferiorità numerica le legioni in Tracia nel 376 dC?). E ci sono molti, molti altri fattori che possono veramente essere compresi solo mediante una buona e solida ricerca. Mi piace consultare siti web per i miei libri quando posso trovar risposta a queste e molte altre domande, ma la maggior parte della mia ricerca provine dallo “scaffale”.

Per i romanzi della serie “Il legionario” di solito ho una storia o due in mente, poi guardo nella mia biblioteca di storia per vedere come le posso intessere negli eventi dell’epoca. Passo al setaccio una rosa di poche fonti primarie (o abbastanza vicine a fonti primarie) – come Giordane, Zosimo, Ammiano Marcellino – che mi forniscono una buona spina dorsale di autenticità. Successivamente leggo le fonti secondarie e moderne – Gibbon, Kulikowski, Lenski, Heather – per integrare il tutto. Infine trascorro il tempo a fondere tutte le informazioni che ho trovato, giustapponendo i vari coerenti o – più spesso -contraddittori resoconti dello stesso evento fino a ottenere un substrato ricco e perfido dove piantare i miei personaggi.

http://www.isabelgiustiniani.com/2014/06/il-legionario-gordon-doherty.html

D5. La tua serie “Il legionario” è ambientata nel periodo del tardo Impero Romano e la storia si svolge nei suoi domini d’Oriente. Perché questa scelta?

Sì, può sembrare strano che un uomo nato e cresciuto in Scozia possa scegliere di scrivere in merito al confine opposto dell’impero romano. Dopo tutto vi è abbondanza di patrimonio romano (per non parlare della ricchezza di storia e leggende scozzesi) proprio qui dove vivo.

Ma c’è un certo qualcosa circa l’Impero d’Oriente e Bisanzio che si sente irraggiungibile. Alcune conoscenze sepolte che, non importa quanti strati riesca a setacciare e staccare, mi sfuggiranno sempre. Si tratta di una fonte perenne di intrighi.

Militarmente, mi affascina il graduale declino delle legioni del vecchio impero e del conseguente aumento degli eserciti di Bisanzio – la tagmata e il themata (ironia della sorte, quest’ultimo ha svolto un ruolo simile a quello delle prime legioni repubblicane, essendo entrambi gli eserciti costituiti da agricoltori- soldato sollevati a combattere nei momenti di pericolo).

Anche culturalmente e politicamente l’impero era cambiato drasticamente, diventando un amalgama di età recente e lontano passato: la popolazione evitava il latino e parlava greco, gli imperatori bizantini avevano adottato l’abbigliamento e molti atteggiamenti degli antichi re persiani, e gli antichi dèi erano stati consegnati alla storia quando il Dio cristiano divenne nuovo patrono dell’impero.

Dal tempo de “Il legionario“, nel IV ° secolo dC, all’epoca di “Strategos“, nel XI ° secolo dC, l’impero fu costretto a modificarsi e adattarsi come il mondo che era cambiato intorno ad esso. Questo, naturalmente, può dire del precedente Impero d’Occidente, ma in quel periodo Roma era una forza nascente, una potenza in rapida espansione, mentre l’Impero d’Oriente della tarda antichità ha abbracciato il cambiamento spesso puramente per sopravvivere. Ed è quel concetto viscerale di sopravvivenza che mi ha ispirato a scrivere i racconti di Pavone e Apione.

D6. Nel tuo romanzo sono accuratamente descritte strategie militari, battaglie, armi, e il loro utilizzo in battaglia. Si tratta di una passione che va oltre la scrittura o è una semplice ricerca per dovuta accuratezza storica?

Mi piacciono buoni scontri con sangue e budella (spesso è un modo perfetto per sfogarsi dopo aver dedicato diversi capitoli alla costruzione di tensione). E in termini di pianificazione di una scena di battaglia, mi piace disegnare le mappe del conflitto che andrò a descrivere. Posso delineare manovre, posizionamenti delle unità e terreno in base alle descrizioni dei testi originali. Questo non solo è molto divertente, ma aiuta anche a garantire che la narrazione della mia battaglia sia chiara al lettore – troppo spesso infatti le scene di battaglia nei libri possono diventare intricate e confuse.

Mi piace anche a costruire “profili” dei tipi di soldato o di artiglieria che andrò a descrivere. Ad esempio, ho un documento che descrive ogni aspetto di un legionario della fine del quarto secolo, a partire da quali parti del suo corpo avrebbero potuto arrossarsi a causa della marcia (le caviglie e le cosce sembrano avere la peggio!), alle razioni che avrebbe potuto trasportare – comprese le descrizioni della consistenza del pane duro! – fino ai suoi doveri in campo e in marcia e la sua posizione prevista sul campo di battaglia. Allo stesso modo ho un documento sulla ballista (il grande dispositivo di lancio impiegato dalle legioni), che specifica il processo di carico e di lancio, nonché il danno che queste armi potevano fare su schiere ammassate di uomini.

Quindi, sì, io amo le belle scene di battaglia! Detto questo trovo ci siano scene personalmente più gratificanti, e sono quelle in cui riesco ad articolare una teoria o idea che è girata a lungo nella mia testa o che ho faticato a comunicare verbalmente. Ad esempio la mia serie “Strategos” ha alcune descrizioni di battaglia che sono le più sanguinose e brutali che io abbia mai scritto, ma le scene che permangono più a lungo nella mia memoria sono quelle in cui il protagonista, Apione, non fa altro che parlare con una vecchia eterea.

D7. Parliamo dei personaggi. I tuoi protagonisti sono stati ispirati da persone reali?

Pavone, della serie “Il legionario“, inizia come me da adolescente. Pensa di essere più furbo di quanto non lo sia in realtà, è ancora un po’ avventato nelle sue azioni e riesce a uscir vivo da alcune vicende turbolente un po’ più saggio e un briciolo meno spericolato. Come la serie è proseguita, anche Pavone è cresciuto oltre questa premessa. Ora, al terzo libro, sta facendo cose che io vorrei essere abbastanza saggio o coraggioso da provare.

Apione, della serie “Strategos“, è un individualista di gran lunga più oscuro. C’è un pizzico di me anche lí, ma io non ho mai avuto a che fare nemmeno con una frazione delle cose che ha fatto lui! E ‘una specie di eroe nero, che riflette forse alcune visioni idealizzate avute in certi momenti delle persone nella mia vita.

I personaggi che circondano i miei protagonisti di solito nascono come caricature di persone che conosco o che ho conosciuto in passato oppure, talvolta, da personaggi immaginari vividi di cui ho letto e che mai ho dimenticato. Quasi sempre però questo è solo un utile punto di partenza, in poco tempo essi diventano personaggi con i loro propri diritti.


D8. Avevi già delineato la trama per la serie “Il legionario”, oppure si è sviluppata lungo la strada?

Ho uno schema di massima per le serie. I principali eventi dell’arco di tempo sono tutti lì come indicazioni da seguire. Quelli di voi che conoscono la Storia sono ben consapevoli che il 378 dC, è proprio dietro l’angolo. . . ed è un anno brutale per l’impero romano.

Cerco di non farmi troppi problemi sui dettagli di come la trama si svilupperà nel corso della serie. Ciò potrebbe tradursi, per esempio, nell’uccidere un personaggio nel libro 2 che sarebbe stato perfetto per il libro 4, ma ho fiducia nella mia immaginazione per colmare tali sfide.

D9. Cosa ti piacerebbe rimanesse nei lettori quando finiscono di leggere uno dei tuoi libri?

Molto tempo dopo aver terminato la lettura, vorrei ricordassero Pavone e Apione, i loro compagni e le scelte che li hanno resi tali. Vorrei avessero condiviso i loro sogni e provato le loro paure. Vorrei ricordassero la marcia verso la guerra, il fuoco dell’accampamento attorno al quale i legionari scherzavano alla vigilia di una battaglia in cui sapevano che la maggior parte di loro sarebbe caduta, la linea del fronte dove si trovavano fianco a fianco assieme ai lettori, i momenti dello scontro di lame con la carica nemica.


D10. A cosa stai lavorando ora e quali sono i tuoi progetti futuri?

http://www.amazon.co.uk/Strategos-Island-Storm-3-ebook/dp/B00LJVW61U

Sto dando gli ultimi ritocchi al volume conclusivo della trilogia “Strategos“. “Strategos: Island in the Storm” racconta la storia della battaglia di Manzikert e il destino di Apione e dell’Impero Bizantino. (N.B. Questo romanzo è appena stato reso disponibile su Amazon, vai al link ). Dopo di che lavorerò al Legionario 4, che vedrà Pavone e gli uomini della XI Claudia di ritorno in Tracia, dove la guerra gotica minaccia di sommergere l’impero e le sue armate. Sto anche lavorando su un’altra serie di epoca romana con il mio “partner nel crimine” Simon Turney. Speriamo che questo dia i suoi frutti il prossimo anno o giù di lì. Dopo di che, ho una lista di idee su cui rimuginare. Ho abbastanza materiale per non annoiarmi!

 

Recensione a “Il Legionario”


2 commenti

  1. Bella intervista ma mi domando come amando la storia Romana puoi appassionarti del periodo di decadenza e di rifiuto del latino… Ma questa è una mia considerazione personalissima

  2. Ciao, scusa se ti rispondo solo ora 🙂
    I periodi di decadenza degli imperi sono spesso i più ricchi di avvenimenti e, in un certo senso, affascinanti dal punto di vista storico. Certo molte cose – e lo confermo anche io che amo particolarmente certe civiltà – dispiacciono, ma l'ebbrezza di raccontare con le proprie parole un periodo che è rimasto dentro credo sia irresistibile per uno scrittore.

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