Nel mondo scintillante della Hollywood degli anni ’20, una delle figure più iconiche era Rodolfo Valentino, un attore che ha conquistato il cuore di milioni di fan con il suo fascino e magnetismo ineguagliabili. Tuttavia, la sua vita non fu solo riflettori e passerelle, ma si arricchì anche di un rapporto speciale con il suo cane doberman Kabar.
L’innegabile legame tra i due diede vita ad aneddoti di ogni genere. Affascinante e internazionale quanto lo stesso Valentino, Kabar divenne una celebrità a pieno titolo, insegnando una lezione senza tempo sulla connessione profonda tra esseri umani e animali.
La vita privilegiata di Kabar con Valentino
Kabar nacque il 20 giugno 1922 nella pittoresca regione dell’Alsazia, in Francia, un luogo rinomato in tutto il mondo per l’allevamento di alcune delle migliori razze di cani da lavoro. Una congiunzione di caso e fortuna volle che Kabar arrivasse tra le braccia di Valentino. Accadde che, mentre l’attore soggiornava nella tenuta francese della famiglia Hudnut—parenti della sua allora moglie Natacha Rambova— ricevesse il cucciolo in dono da un diplomatico belga, suo ammiratore di lunga data. In Kabar, Valentino trovò non solo un compagno ma anche uno spirito affine la cui lealtà avrebbe resistito alla prova del tempo e delle difficoltà.
In mezzo al frenetico stile di vita di Hollywood, Kabar occupò un posto significativo nel cuore del suo padrone. Il cane godeva infatti di libertà non concesse agli altri animali di Valentino, autorizzato a muoversi liberamente nella famosa Falcon Lair e spesso visto accompagnare la stella del cinema nelle apparizioni pubbliche, rimanendo immortalato in molte sue fotografie.
Kabar non fu quindi un semplice cane di casa ma, grazie alla sua straordinaria intelligenza e lealtà, divenne un vero e proprio membro della famiglia, testimone silenzioso e vitale della vita quotidiana dell’attore.
Con l’accrescersi del successo, la vita di Valentino si riempì di viaggi e avventure che lo portarono in vari angoli del mondo. In queste peregrinazioni, Kabar non era mai lontano dal suo fianco, sia che fosse un viaggio d’affari, per girare il nuovo film o per una semplice vacanza. A quel tempo, i lunghi spostamenti non erano semplici e/o confortevoli come oggi, ma Valentino si assicurava che il suo amico potesse godere di un trattamento pari al suo: mai confinato in stive cariche di bagagli, il cane alloggiava con lui nelle cabine di prima classe. Immagini di Valentino e Kabar a bordo del Leviathan raccontano questa storia di affetto e rispetto reciproco, di un legame che sfidava le convenzioni dell’epoca.
Il dolore di un amico fedele: dall’ululato straziante al lento declino di Kabar
Nel luglio del 1926, Valentino intraprese quello che sarebbe stato il suo ultimo viaggio verso la costa orientale, lasciando Kabar a Falcon Lair. Fu una deviazione insolita dalla loro routine, dal momento che la coppia era conosciuta per essere inseparabile.
La tragedia colpì quando Valentino morì inaspettatamente il 23 agosto 1926, lasciando per sempre il suo fedele amico. Nonostante la distanza di quasi quattromila chilometri e l’impossibilità da parte del cane di comprendere il carattere definitivo della separazione, nella memoria collettiva rimane indelebile il ricordo che il giorno in cui l’attore spirò in un letto d’ospedale a New York, dalla sua residenza di Los Angeles si udirono i lugubri ululati di Kabar spandersi nel raggio di chilometri. Gli altri cani di Valentino si unirono presto a Kabar in un un coro collettivo di dolore che impressionò tutti. La testimonianza di Beatrice Lillie, che raccontò di essersi spaventata a tal punto da uscirsene di strada con la propria auto, rappresenta l’intensità dell’atmosfera di quel giorno.
La vicenda dell’ululato spettrale di Kabar non può che aggiungere uno strato intrigante di mistero alla morte della star di Hollywood, avendo stimolato l’immaginazione di molti e spinto più di qualcuno verso ipotesi paranormali. Racconti simili sono spesso intrisi di leggende, ma per coloro che erano stati presenti al Falcon Lair, questo avvenimento era stato del tutto reale e tangibile. Il dolore inspiegabile di Kabar si estendeva oltre i parametri noti, sollevando domande sulla percezione intuitiva canina.
È interessante ricordare che solo pochi anni prima, nell’aprile del 1923 era accaduto un episodio simile in concomitanza della morte di lord Carnarvon, il nobile inglese finanziatore degli scavi che portarono alla scoperta della tomba del faraone Tutankhamon. Nel momento in cui lord Carnarvon, stremato dalle febbri, spirava al Cairo, si racconta che ad Highclere Castle, in Inghilterra, il suo cane prediletto avesse lanciato un terribile guaito e fosse crollato esanime al suolo.[1].
Rimasto senza la rassicurante presenza di Valentino, Kabar gradualmente cedette al profondo dolore che si era impadronito di lui. Con il passare dei giorni e dei mesi, la sua salute andò deteriorandosi. Il dolore del povero cane era evidente: perse la voglia di vivere e il suo spirito vibrante fu sostituito da una desolata nostalgia. Il giardino di Valentino divenne il palcoscenico del suo costante lamento nell’incessante ricerca del padrone perduto. Si racconta che avesse smesso di nutrirsi regolarmente e mostrasse segni di malattia psicosomatica dovuti al lutto. Nonostante gli sforzi di Alberto, il fratello di Valentino, e degli amici di fornirgli tutto l’amore possibile, la mancanza del suo amato padrone risultò insormontabile per il cane che si spense il 17 gennaio del 1929.
Il luogo di riposo di Kabar a Hollywood
Kabar rimase per sempre un simbolo di fedeltà e amore senza fine e la sua morte non passò inosservata. Alberto volle onorare il legame speciale tra Valentino e il suo amato cane, assicurandosi che quest’ultimo riposasse in un luogo degno della sua storia. A quell’epoca, la sepoltura degli animali era soggetta a regolamentazioni stringenti e Los Angeles non offriva molte opzioni. Nelle sua ricerca, Alberto venne a conoscenza del Los Angeles Pet Park, un cimitero per animali fondato dal veterinario Dr. Eugene C. Jones appena l’anno prima. Situato a Calabasas, a circa 22 miglia dal cuore di Hollywood, il parco offriva un santuario sereno e rispettoso. Kabar divenne così uno dei primi animali domestici di una icona cinematografica a essere sepolto a Hollywood.
Questa sepoltura non rappresenta solo un tributo al legame tra Kabar e Valentino, ma anche un episodio memorabile nella storia dell’accettazione sociale degli animali come membri della famiglia, degni di ricordi e onorificenze pari a quelli riservati agli esseri umani.
Curiosità, fantasmi e memorie: celebrazioni per Valentino e Kabar
Il legame tra Valentino e Kabar rimane intatto, anche oltre la morte. Resoconti e leggende raccontano di come lo spirito fedele di Kabar restasse accanto al suo padrone anche dopo la fine con apparizioni misteriose presso la tomba di Valentino. L’immagine di Kabar che continua a vegliare su Valentino evoca un amore puro tra l’uomo e il cane e le storie sulle apparizioni del fantasma aggiungono misticismo, mantenendo vivo il mito di questa unione immortale.
Ogni anno, durante le celebrazioni in onore di Valentino, il ricordo di Kabar è altrettanto presente: fan e ammiratori si riuniscono per commemorare non solo un’icona del cinema, ma anche il suo fedele compagno. Gli eventi organizzati all’Hollywood Forever Cemetery in memoria del grande attore spesso si intrecciano con omaggi a Kabar, celebrando il loro straordinario legame e la sua importanza per garantire che questa storia straordinaria non venga mai dimenticata, sostenendo un messaggio di amore eterno e continuando a ispirare coloro che amano e rispettano gli animali.
[1] Nel mio romanzo “La tomba del canarino” racconto la scoperta della famosa sepoltura del faraone bambino e delle leggende sulla maledizione che ne sono nate.