Storie di Storia è stato invitato al brunch che si è tenuto nella sede della Casa Editrice Longanesi la scorsa domenica 24 novembre, incontro organizzato in onore dello scrittore spagnolo Ildefonso Falcones. Non riuscendo, con mio sommo dispiacere, a partecipare personalmente all’incontro con lo scrittore che ho imparato a conoscere ed apprezzare fin dal suo romanzo di esordio La Cattedrale del mare, sono riuscita comunque a non perdermi l’evento grazie alla scrittrice e amica Federica Leva che ha acconsentito a fare le mie veci. Ecco a voi, per la rubrica Interviste, il resoconto di Federica di questa giornata. Isabel
Eravamo disposti in cerchio, blocco notes fra le mani e macchina fotografica – o cellulare – posata sulle gambe, pronta allo scatto. Un blogger aveva sistemato sulla sedia libera davanti alla mia un impiantino di registrazione per conservare l’intera chiacchierata, ed io l’ho mentalmente ringraziato, perché in questo modo potevo vedere comodamente Falcones, seduto quasi di fronte a me, affiancato sulla sinistra dalla traduttrice, e sulla destra dal direttore editoriale, Giuseppe Strazzeri.
Rassicurata dal tono gioviale di Giuseppe, ho alzato la mano e ho inaugurato la chiacchierata con una domanda: «Il tema dell’ingiustizia è un pilastro portante di tutti i suoi romanzi. Ha maturato questo sentimento in qualità di storico o attraverso la sua esperienza lavorativa?» Per chi non conoscesse Falcones al di fuori della sua attività letteraria, è un avvocato civilista. Lui ha seguito la domanda senza aver bisogno della traduzione e, in uno spagnolo scandito e comprensibile, ha risposto d’aver maturato questo concetto studiando la storia. Ha approfittato dello spunto per aggiungere che quando ha una trama in mente ricerca il periodo storico più adeguato in cui ambientarla e, studiando, scopre le ingiustizie di quegli anni e le inserisce nei suoi romanzi. Come esempi, ha citato donne murate vive per reati che ora riterremmo risibili o condannate a morte per aver parlato in pubblico con un uomo che non era il loro legittimo consorte.
Altre domande sulla tematica dell’ingiustizia, in particolar modo contro le donne, hanno portato a ulteriori risposte interessanti e articolate. Nelle epoche passate, l’ingiustizia è stata sempre tollerata, sovente considerata la norma, e non c’erano manifestazioni di solidarietà verso le minoranze abusate dai più potenti. Oggi, i movimenti xenofobi sono orientati contro lo straniero e il diverso, che non si riescono ad accettare. Falcones, in armonia con quanto esprime nei suoi romanzi, ha dichiarato apertamente d’essere favorevole all’integrazione, ma a patto che chi viene nei nostri paesi si adegui al nostro diritto civile. Quando poi ha parlato delle donne, il suo volto si è illuminato di un’autentica ammirazione. Non c’era finzione, nelle sue parole. Anche la prossemica rivelava quanto lo scrittore e l’uomo fossero in simbiosi, e le sue non apparivano come frasi di circostanza, ma appassionate e sincere: «Ritengo che la solidarietà femminile sia più forte rispetto a quella maschile. E spero che gli uomini presenti non si offendano, ma credo che le donne siano superiori agli uomini. Per secoli hanno lottato per sopravvivere alle ingiustizie e ora stanno vivendo un momento di riscatto. Nelle università, la percentuale delle studentesse è superiore rispetto a quella degli uomini, e in generale il loro rendimento è superiore a quello dei maschi. Credo che il 21° secolo sarà il secolo delle donne.»
La tipologia di domande si è quindi spostata su altri argomenti: «Cosa ne pensa del fenomeno dell’autopubblicazione?»ha chiesto un blogger. «Quante volte ha scritto quest’ultimo romanzo, dal momento che il primo è stato scritto innumerevoli volte?», ha voluto sapere un altro.
«La Casa Editrice fa da filtro a tutto quello che viene scritto e, nonostante tutto, in libreria si trovano libri illeggibili.» Certo, giungere a interessare una casa editrice non è facile, tutt’altro. «Accedere al mondo editoriale è molto difficile» precisa Falcones. «Le porte sono chiuse, e quando dico chiuse, intendo fisicamente chiuse» Su queste parole, ha mimato l’atto di serrare un chiavistello. «Quando ho terminato di scrivere “La Cattedrale del mare”, ho spedito il romanzo a una decina di editori, che l’hanno rifiutato. Allora, mi sono presentato di persona con il manoscritto fra le mani, e l’ho offerto anche ad agenti letterari, e questi non mi hanno nemmeno aperto la porta. Parlandomi dallo spioncino, hanno dichiarato seccamente di non essere interessati. A quel punto, mi sono rivolto a una scuola di editing professionale per capire se si poteva far qualcosa, con quel romanzo, e l’ho corretto assieme a un editor. Ma solo corretto, non l’ho riscritto tutto! » Ha ammiccato al blogger che gli aveva chiesto quante volte avesse riscritto i romanzi, prima di pubblicarli. «Dopo, quando ho trovato un editore, il testo è stato nuovamente sistemato dagli editors della casa editrice, ma anche in questo caso non l’ho più riscritto. Sarebbe impensabile riscrivere più volte un romanzo così lungo.»
Un’altra nota amara, ma inconfutabilmente vera, è risuonata poco prima della fine dell’incontro. Falcones ha parlato del suo rapporto con la televisione. Guarda sit-com brevi e divertenti, come l’esilarante “The big bang Theory”, perché preferisce dedicare il tempo libero a leggere. Purtroppo, è consapevole che, al contrario, molte persone sono più attratte dalla comodità di guardare un film, piuttosto che dalla prospettiva di accostarsi a un libro. Leggere presuppone uno sforzo e offre meno emozioni fisiche rispetto a un film o alla playstation. I suoi figli non leggono, preferiscono giocare con i videogiochi e, pur rattristato, li comprende. «Quando giochi con la console, vivi il gioco come se fossi presente, senti le vibrazioni e hai quasi l’illusione che il sangue schizzi dal monitor per cadere sul pavimento.» Per molti, specialmente per i più giovani, è senz’altro un’esperienza più coinvolgente che non la lettura di un libro, per quanto avvincente e ben scritto.
Al termine della chiacchierata, mentre tutti si servivano con la paella fumante, ho preso una copia de “La regina scalza”, l’ultima fatica di Falcones, e l’autore lo ha autografato, con dedica, nella tranquillità delle cucine. Poi ho scattato qualche foto e, infine, smangiucchiando una mestolata di paella, ho chiacchierato con l’amministratore delegato Stefano Mauri su alcune pratiche illecite che coinvolgono gli ebook e, ovviamente, anche su Falcones e la sua produzione. Nel frattempo, l’Autore sedeva al tavolino vicino al buffet e firmava autografi con l’allegria di un uomo sinceramente felice di trovarsi in mezzo a noi. Un’umanità e una gentilezza che non sempre si ritrovano in autori di bestsellers. L’atmosfera, ormai, era più lassa e amichevole. Quando la rimpatriata stava per volgere al termine, sono andata a salutare Falcones, che mi ha abbracciata e baciata come se fossi una vecchia amica, e mi ha ringraziato per aver presenziato al brunch. In verità, sono io a ringraziare lui e lo staff della Longanesi per le splendide ore trascorse in loro compagnia.
Confido che la presenza di tanti giovani blogger e giornalisti sia la spia di un rinnovato interesse per l’arte della scrittura, come sembra esprimere anche l’esito di Bookcity, che quest’anno ha fatto registrare un incremento del 60% dell’affluenza, rispetto al 2012. Che il libro, forse anche grazie all’ebook, stia riscoprendo una seconda vita?




