Due parole meritano di essere spese su un personaggio eclettico quale è De Angelis e sulla passione che si evince da ciò che scrive, naturale conseguenza del suo modo di porsi nei confronti della vita. Emblematica questa sua riflessione su di sé:“Se qualcuno mi dovesse definire “un intellettuale”, non so perché, è più forte di me, mi sentirei quasi offeso, sicuramente sminuito. Sì, uso il cervello abbastanza bene, come del resto una buona parte dell’umana specie, ma la figura dell’intellettuale che si disegna nel mio piccolo cervello è quella di qualcuno in disparte che osserva, disserta, filosofeggia, ma alla fine lascia fare agli altri, non si sporca le mani con la terra, col fango, col grasso, non suda; ecco, lo dico: quasi non vive. Invece, al contrario, io amo contaminarmi, sporcarmi, sudare, provare, fallire, lottare, prendere schiaffi.”
Ercole De Angelis |
De Angelis ripercorre tutto il mito di Camilla, dal suo avventuroso salvataggio stretta dal padre Metabo ad una lancia e scagliata a guado del fiume Amaseno, fino al suo eroico epilogo nella guerra per i territori del Lazio che vede contrapporsi le forze troiane capeggiate da Enea e quelle dei Rutuli e Ausoni fiancheggiate dai Volsci.
Metabo lancia Camilla oltre il fiume Amaseno |
Alla forza di Camilla viene contrapposta la figura del personaggio mite e remissivo di Lavinia, la figlia del re Latinus, strumento della “ragion di stato” nel gioco delle alleanze, che non esita però a fuggire pur di incontrare la donna guerriera di cui tanto ha sentito favoleggiare.
La guerra arriva inesorabile a trascinare tutti nel vortice della distruzione, compreso l’amore nascente tra Camilla e Camerte, principe ausono. La protetta di Diana combatterà con valore fino a conquistare il suo posto nell’olimpo dei miti al pari di altri famosi guerrieri uomini.