Lo scontro armato di Watling Street ebbe luogo nel 61 d.C. tra diverse tribù britanniche alleatesi e l’impero romano. Benché gli avversari avessero molti più guerrieri fra le loro fila, i Romani furono in grado di conseguire uno strepitoso successo sui ribelli, facendo terminare la sollevazione generale britannica contro l’autorità costituita romana[1]. L’insurrezione aveva fatto traballare l’egemonia romana sulla Britannia, ma i Romani ebbero la capacità di riprendere il controllo dell’isola.
Watling Street |
Prima dello scontro armato di Watling Street i Britanni avevano depredato e distrutto i centri abitati di Camulodunum (Colchester), Londinium (Londra) e Verulamium (St. Albans)[2]. Nel 61 d.C. il governatore e militare Gaio Svetonio Paolino vinse in battaglia la sovrana Budicca[3]. Lo scontro armato per alcuni storici si svolse in prossimità del fiume Anker, situato nell’Anglia orientale, per altri nelle Midlands[4] occidentali, nei pressi del centro urbano di Atherstone (contea di Warwickshire). Il legato romano aveva a disposizione tra i 5.000 e i 6.000 soldati, più o meno 4.000 combattenti facenti parte di reparti militari ausiliari, fra i 4.000 e i 5.000 guerrieri appartenenti a tribù germaniche unite da un patto di alleanza con i Romani e 1.000 cavalieri. Invece Budicca poteva contare fra i 40.000 e i 50.000 guerrieri, oltre a numerosi carri da combattimento (non si è a conoscenza di quanti fossero esattamente).
Gaio Svetonio Paolino pose i suoi soldati in un luogo ben protetto, un burrone con colli pieni di boschi a tutela dei fianchi e delle retrovie. I cavalieri furono messi ai lati delle truppe che combattevano a piedi. I reparti militari ausiliari e le forze alleate vennero collocati prima dei legionari romani. I Britanni, ritenendo che avrebbero fatto un sol boccone del nemico, portarono le loro famiglie in una area di osservazione situata alle loro spalle. Davanti agli stessi vennero posti un buon numero di carri da combattimento, messi a semicerchio.
Veduta di Watling Street oggi |
I Britanni si gettarono con impeto nel burrone ma furono immediatamente raggiunti da moltissime lance ed indietreggiarono anche a causa dell’assalto dei Romani. Questi ultimi, procedendo molto compatti, preclusero ai Britanni l’impiego delle loro lunghe spade mentre i cavalieri romani (con le loro lunghe aste munite a un’estremità di una punta) attaccarono con successo i fianchi dell’esercito di Budicca. In tale occasione i militari romani furono pure agevolati dall’utilizzo di una spada corta a doppio taglio con lama larga e a punta e privarono della vita parecchi combattenti. Pertanto i Britanni, vista la mala parata, cercarono di ricongiungersi con le loro famiglie ma i loro carri resero meno veloce il ripiegamento, favorendo i Romani lanciatisi all’inseguimento. La regina Budicca, non volendo cadere nelle mani dei Romani, si suicidò con un veleno.
La regina Budicca |
«La gloria di quel giorno fu splendida, all’altezza delle vittorie di un tempo: alcuni storici parlano infatti di poco meno di ottantamila Britanni uccisi contro circa quattrocento dei nostri caduti e un numero poco superiore di feriti»[5].
I Britanni morti in battaglia, a dispetto del racconto di Tacito, non superarono la cifra di 50.000.
BIBLIOGRAFIA
G. CLEMENTE, Guida alla storia romana, Arnoldo Mondadori, Milano 1985;
S.J. KOVALIOV, Storia di Roma, Pgreco, Roma 2011;
P. MATYSZAK, I grandi nemici di Roma antica, Newton & Compton, Roma 2005;
T. MOMMSEN, Storia di Roma antica, Sansoni, Milano 2001;
A. SPINOSA, La grande storia di Roma, Arnoldo Mondadori, Milano 1998;
A. ZIOLKOWSKI, Storia di Roma, Bruno Mondadori, Milano 2006.
[1] Clemente, G. Guida alla storia romana. Milano: Arnoldo Mondadori, 1985, p. 246.
[2] Spinosa, A. La grande storia di Roma. Milano: Arnoldo Mondadori, 1998, pp. 361-362.
[3] Tacito, De vita et moribus Iulii Agricolae. 14.5.
[4] Matyszak, P. I grandi nemici di Roma antica. Roma: Newton & Compton, 2005, p. 178.
[5] Tacito, Annali. XIV, 37.
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