Nacho Ares si è laureato in Storia antica all’Università di Valladolid, e poi specializzato nella storia dell’antico Egitto. Attualmente è direttore della «Revista de arqueología» e conduttore dei programmi radiofonico SER Historia e televisivo Cuarto Milenio. Ha pubblicato una dozzina di libri divulgativi sull’antico Egitto, tra cui La piramide perduta, cui ha fatto seguito L’impero del faraone.
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Nacho Ares |
Ci troviamo di fronte quindi a uno scrittore molto preparato in materia che racconta un importante episodio della storia dell’egittologia in maniera aderente agli avvenimenti anche se, trattandosi di fiction, certamente non disdegna strizzatine d’occhio alla trama e all’avventura. Colpisce, infatti, che tra gli innumerevoli personaggi del romanzo solo la commessa copta Mariam Gergess sia totalmente frutto di fantasia, mentre il protagonista Émile Brugsch, come tutti i colleghi del Servizio delle antichità e gli altri attori principali siano realmente esistiti.
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L’egittologo Gaston Maspero |
L’impero del faraone narra la storia del famoso ritrovamento, avvenuto nel 1881 ad opera della squadra di archeologi guidata da Gaston Maspero, del nascondiglio delle mummie reali a Deir el-Bahari (denominato DB320). Grazie a questa sensazionale scoperta, fu possibile avere le spoglie di importantissimi faraoni e membri delle famiglie reali dalla XVII alla XXI dinastia.
L’interesse internazionale per l’antico Egitto stava in quel periodo aumentando esponenzialmente, come il traffico di reperti archeologici che venivano offerti ai turisti o ai danarosi appassionati in materia alla ricerca di “souvenir” da portare a casa.
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L’ingresso a pozzo della DB320 |
Il romanzo parte dall’indagine dell’egittologo tedesco Émile Brugsch che cerca di scoprire la provenienza di alcuni manufatti di valore (antikas, come li chiamano i trafficanti egiziani) comparsi nei negozi di antiquariato di Luxor.
La vicenda procede in parallelo con quella del primo sacerdote di Amon, nonché faraone, Pinedjem e della sua lotta contro la piaga del saccheggio che già affliggeva le tombe reali nel terzo periodo intermedio della storia egizia. L’impossibilità a porvi rimedio porterà il faraone alla decisione di traslare tutte le mummie dei grandi predecessori in un unico nascondiglio, dove farà poi tumulare se stesso e i propri familiari. Anche i protagonisti di cui l’autore parla in questo filone di storia sono ispirati a personaggi realmente esistiti. Interessante, inoltre, la vicenda che Ares cuce intorno allo scriba Takelot per dare un’interpretazione al mistero della mummia dai particolari inusuali e inspiegabili, nota come “Uomo Anonimo E”, esposta al museo del Cairo.
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Mummie della DB320 portate al museo di Bulaq |
L’impero del faraone è un romanzo per appassionati di storia dell’egittologia prima ancora che dell’egittologia in sé. Al contrario di quanto viene strombazzato in quarta di copertina, maledizioni e soprannaturale non entrano in gioco se non marginalmente come pura superstizione piegata all’utilitarismo. In questa lettura ci si trova di fronte a una storia di investigazione che si muove tra i meandri della corruzione politica e istituzionale di un governo egizio in lotta per affrancarsi dal dominio britannico e quelli delle famiglie di pseudo agricoltori che da generazioni abitano nei pressi (e all’interno) delle tombe monumentali vivendo del commercio di antichità.
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Posizione della DB320 rispetto al tempio di Hatshepsut |
Il romanzo è senza dubbio scritto bene e trasporta ottimamente il lettore nel contesto del tempo, di entrambe le epoche trattate. Forse indulge qualche volta in una eccessiva ripetizione di situazioni e tipologia di dialoghi, ma tutto sommato la storia scorre bene e sa coinvolgere in maniera progressiva.
Consiglio dunque la lettura agli appassionati di egittologia ma anche a coloro che vogliano saperne qualcosa in più, con il pregio di essere intrattenuti magistralmente da un conoscitore della materia.
Titolo: L’impero del faraone
Autore: Nacho Ares
Editore: Newton Compton
Pag. 377
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