Le più grandi battaglie della storia (vol. I Mondo antico e Roma) – AAVV


Non appena mi sono imbattuto in questo testo fresco di stampa, in vendita insieme al mensile Focus Storia, la copertina mi ha impressionato favorevolmente e mi ha indotto a comprarlo. Sicuramente l’argomento trattato mi interessa da sempre (infatti ho pubblicato un volume dal titolo Le Grandi Battaglie dell’antichità[1]) e pure numerosi storici italiani e stranieri, contemporanei e non, si sono soffermati sul tema sopramenzionato con grande dispendio di energie ed avendo prodotto molti articoli e pubblicazioni.

Di particolare importanza, per una piena comprensione dell’opera Le più grandi battaglie della storia (vol. I Mondo antico e Roma), ripubblicata nel mese di marzo del 2018, risulta la prefazione (intitolata Venti secoli di battaglie: da Megiddo alle Guerre gotiche, le tattiche, le strategie e gli uomini di una sfida tra Oriente e Occidente durata oltre duemila anni) di Andrea Frediani, autore di testi letterari, di trattati storici e di saggi. Nella stessa lo scrittore afferma che: «Megiddo, 1457 a.C.: si scontrano Egizi e Cananei, in quella che possiamo considerare la prima battaglia documentata della Storia. Assedi di Roma nella Guerra gotica del 536-552 d.C.: non siamo più nell’antichità ma neppure nel Medioevo, e lo scontro tra gli eredi dell’impero romano e coloro che hanno soppiantato i Romani in Occidente, i barbari, sancisce la conclusione di un processo durato due millenni. Un processo durante il quale i combattimenti di carri da guerra hanno ceduto il passo alle fanterie che, a loro volta, hanno lasciato la scena alla cavalleria, protagonista dell’età medievale. Dagli Egizi agli Ittiti, dai Persiani ai Greci, dai Romani ai Germani e agli Unni, i popoli conquistatori hanno tracciato la storia della guerra attraverso una lunga serie di battaglie. Dietro a tanti scontri sul campo, la sfida tra due opposte scuole di pensiero, una occidentale l’altra orientale, che possiamo associare alle figure, rispettivamente, di Achille e Paride nell’Iliade. La filosofia europea è quella del corpo a corpo, del valore dimostrato incrociando le lame col nemico, in un duello che, nei secoli più antichi, si trasformava addirittura in una singolar tenzone dei capi davanti ai soldati. La filosofia orientale, invece, è l’esatto opposto. Propende per il combattimento a distanza, con gli arcieri che scagliano le loro frecce stando al sicuro tra le proprie linee, o i cavalieri delle steppe che si lanciano verso la fronte nemica, tirano i loro giavellotti e poi tornano indietro prima che gli avversari possano aggredirli. Due visioni radicalmente diverse di combattere, quindi, entrambe ben rappresentate fin dai racconti omerici (IX secolo a.C.), dove alle sfide tra capi in mezzo alla mischia fa da contraltare l’arciere Paride, che uccide il guerriero per eccellenza, Achille, da lontano. Vile il primo, ottuso il secondo, a giudizio dei rispettivi avversari. Un confronto che trova il suo apice nelle Guerre persiane tra il V e il IV secolo a.C. E poi c’è la sfida tra i diversi modi di intendere la funzione della fanteria.

Falange macedone

 

Scorrendo le battaglie di questo volume, vediamo le formazioni monoblocco della falange, protagoniste degli eserciti greci come di quelli arcaici della penisola italica, cedere lentamente il passo a schieramenti più dinamici e mobili: i pezeteri macedoni sono armati meno pesantemente dei loro predecessori, gli opliti ellenici, i legionari repubblicani adottano unità tattiche più agili rispetto ai loro antenati di epoca monarchica. E se i falangiti possono rendere al meglio solo su un terreno piatto ed uniforme, i soldati romani suddivisi in manipoli e poi in coorti sono in grado di muoversi anche su scacchieri frastagliati. Ciò consente loro di mostrare una netta superiorità sugli antagonisti greci nelle grandi battaglie contro i regni ellenistici, ma anche, a dispetto della sconfitta finale, contro le fanterie barbariche, sia di Celti che di Germani, incapaci di mantenere serrati i ranghi e con la tendenza vagamente suicida ad affrontare la linea nemica alla spicciolata. Per finire, la sfida tra fanteria e cavalleria. Per secoli la seconda appare marginale, sui campi di battaglia, rispetto ai carri da guerra, alle fanterie, ai tiratori. Tutt’al più, come con Alessandro Magno, la cavalleria pesante è il martello che spinge il nemico impegnato contro l’incudine rappresentata dalla fanteria. Per il resto, le sue cariche sono raramente decisive, gli effettivi scarsi o pressoché inesistenti, negli eserciti greci e romani. Ma poi, con i Parti prima e i Sasanidi dopo, tutto cambia: la cavalleria pesante dei catafratti e quella leggera degli arcieri montati offre nuove soluzioni tattiche, che perfino i loro nemici finiscono per adottare. Alla fine della nostra carrellata, saranno proprio le cavallerie bizantine a rivelarsi decisive per far tornare in auge l’impero. Non più romano, ma greco».

Si ritiene che quanto detto nella prefazione da Andrea Frediani abbia spiegato a sufficienza scopi e finalità del libro preso in esame. Di grande utilità sono le cartine, le fotografie e i disegni. Nota alquanto stonata si rivela la mancanza di bibliografia. Un testo meritevole di attenzione che si consiglia di leggere e regalare a coloro che sono interessati alla storia antica ed in particolare a quella militare.

[1] Per avere informazioni dettagliate su Le grandi battaglie dell’antichità è possibile consultare l’articolo pubblicato sul blog Storie di Storia: LOVELLI, G. Le grandi battaglie dell’antichità; https://www.storiedistoria.com/2016/12/le-grandi-battaglie-dellantichita-giampiero-lovelli/ [14 dicembre 2016].

Titolo: Le più grandi battaglie della storia (vol. I Mondo antico e Roma)

Autore: Autori Vari

Editore: Mondadori Scienza Editore

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