Scontro armato di Fidene (VII sec. a.C.)


Nello scontro armato di Fidene, avvenuto negli anni di conduzione politica ed amministrativa della città eterna da parte del suo primo sovrano (Romolo[1], Alba Longa, 24 marzo 771[2] a.C.–Roma, 5 o 7 luglio 716[3] a.C.) e successivamente al decesso di Tito Tazio[4] (Cures Sabini, …–Lavinio, 745 a.C. pressappoco[5]), si fronteggiarono le truppe romane, condotte dal medesimo re, e quelle dei Fidenati. Stando alla leggenda i Romani batterono le milizie nemiche[6].

PRESUPPOSTI
Roma e le popolazioni confinanti

Edificato il centro abitato[7][8] sul Palatino[9][10][11], i Quiriti iniziarono ad espandersi, tanto da essere per Tito Livio[12][13] (Patavium, 59 a.C.– Patavium, 17 d.C.): «così potenti da poter rivaleggiare militarmente con qualunque popolo dei dintorni». Gli stessi si impadronirono in poco tempo di parecchi insediamenti abitativi (a breve distanza da Roma) dei Ceninensi[14][15], degli Antemnati[16][17], dei Crustumini[18] e dei Sabini[19][20]. I cittadini di Fidene, pensando che Roma fosse già troppo vicina e troppo forte, stabilirono di aggredirla prima che divenisse ancora più potente[21].

SVOLGIMENTO DELLO SCONTRO ARMATO

Di questo combattimento abbiamo due differenti versioni. La prima afferma che Roma fu in grado di conquistare Fidene facendola attaccare inaspettatamente da un certo numero di uomini a cavallo ai quali era stato comandato di spezzare i cardini delle porte di ingresso al centro urbano, permettendo così a Romolo di presentsarsi improvvisamente con tutte le forze armate[22]. La seconda versione attribuisce ai Fidenati la causa dello scatenarsi della guerra contro i Romani in quanto equipaggiarono molti uomini a cavallo e li mandarono a danneggiare le zone rurali fra Fidene e Roma, terrorizzando i contadini. La risposta romana non tardò ad arrivare. Romolo in persona, guidando un contingente, si incamminò verso settentrione seguendo il Tevere[23] sino ad un miglio dal centro abitato avversario.

Soldati romani in battaglia

Fatti rimanere pochi fanti a sorvegliare l’insediamento abitativo di Fidene, Romolo si allontanò con buona parte delle truppe, risoluto a tendere un agguato al nemico in un’area a breve distanza che si presentava ricca di boschi. Era determinato a far sì che i Fidenati uscissero dalla loro città utilizzando una tattica temeraria in base alla quale i suoi soldati a cavallo si sarebbero portati al galoppo sin quasi sotto le mura di Fidene. Risultava questo, in realtà, un attacco fittizio  in quanto i combattenti a cavallo al momento opportuno erano tenuti ad arretrare allo scopo di attirare l’avversario nel tranello predisposto dal monarca romano. L’agguato ebbe buon esito. I Fidenati infatti spalancarono le porte del loro centro urbano e si scagliarono con irruenza sull’avversario. Se all’inizio furono in grado di sopraffare le prime linee capitoline, giunti vicino ad un bosco molto fitto, nel quale erano state celate buona parte delle forze armate romane, vennero ricacciati indietro dai soldati romani e inseguiti sin dentro la loro città. I Quiriti riportarono una strepitosa vittoria.

RIPERCUSSIONI

Stando a Plutarco[24] (Cheronea, 46 d.C./48 d.C.–Delfi, 125 d.C./127 d.C.)  Romolo non saccheggiò Fidene, invece stabilì che essa fosse una colonia romana, nella quale destinò ben 2.500 coloni[25]. Il conflitto voluto da Fidene fu come un morbo contagioso che indusse anche gli abitanti di Veio[26] a guerreggiare contro Roma. Romolo ebbe la capacità di sconfiggere pure i Veienti e di impossessarsi dell’area denominata Septem pagi (ad occidente dell’isola Tiberina) e delle Saline[27]. Pertanto obbligò i Veienti a spostare indietro la zona di confine.

BIBLIOGRAFIA

AA.VV., La Grande Storia, RBA ITALIA, Milano 2016;

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PANI – E. TODISCO, Storia romana, Carocci, Roma 2008;

SPINOSA, La grande storia di Roma, Arnoldo Mondadori, Milano 1998;

ZIOLKOWSKI, Storia di Roma, Bruno Mondadori, Milano 2006.

[1] Personaggio mitico che è ritenuto il fondatore di Roma e dei suoi organismi politici di maggiore importanza.

[2] Eutropio, Breviarium ab Urbe condita. I, 1.

[3] Eutropio, Breviarium ab Urbe condita. I, 2.

[4] Monarca sabino, in seguito sovrano di Roma. Regnò per 5 anni con Romolo.

[5] Plutarco, Vita di Romolo. 23, 1-3.

[6] Michelet, J. Storia di Roma. Santarcangelo di Romagna: RL Gruppo Editoriale, 2009, p. 86.

[7] Spinosa, A. La grande storia di Roma. Milano: Arnoldo Mondadori, 1998, p. 15.

[8] Carioli, A. Il giallo delle origini, in «Focus Storia Collection» estate 2016, pp. 18-23.

[9] Una delle sette colline di Roma.

[10] Clemente, G. Guida alla storia romana. Milano: Arnoldo Mondadori, 1985, p. 85.

[11] Pani, M.; Todisco, E. Storia romana. Roma: Carocci, 2008, p. 37.

[12] Autore romano di trattati storici.

[13] Aa.Vv. La Grande Storia. vol. X. Milano: RBA ITALIA, 2016, p. 19.

[14] Popolazione dell’Italia preromana stabilitasi vicino a Roma.

[15] Plutarco, Vita di Romolo. 17, 1.

[16] Popolo dell’Italia preromana stabilitosi in prossimità di Roma.

[17] Tito Livio, Ab Urbe condita libri. I, 11.

[18] Popolazione dell’Italia preromana insediatasi vicino a Roma.

[19] Popolazione di epoca remota dell’Italia centrale.

[20] Dionigi di Alicarnasso, VII, 35, 4; VIII, 78, 5.

[21] Tito Livio, Ab Urbe condita libri. I, 14.

[22] Plutarco, Vita di Romolo. 23, 6.

[23] Corso d’acqua di maggiore importanza dell’Italia centrale e peninsulare.

[24] Autore (dell’antica Grecia) di opere letterarie e ministro ufficiale del culto del dio Apollo.

[25] Plutarco, Vita di Romolo. 23, 7.

[26] Famosa località etrusca, i cui ruderi si trovano più o meno a 17 Km a nordovest di Roma.

[27] Carandini, A. Roma. Il primo giorno. Bari: Laterza, 2007, p. 99.


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