A.d. 1347. Cronache di un medico


Si dice che un uomo tenda a mostrare o a capire chi veramente sia in punto di morte, quando è alle strette; che succede se la morte diventa più di un lutto familiare, se diventa un odore putrido che si respira nell’aria dall’alba al tramonto e nella notte, per anni? Che cosa diventa un uomo che si guarda dall’abbracciare il proprio fratello o il proprio figlio o il proprio genitore? Questo è ciò che è successo dal 1347 al 1353 circa, quando la peste bubbonica, nota anche come “Morte Nera” o “Peste Nera”, falcidiò almeno una persona ogni tre dalle coste atlantiche fino agli Urali e al Caucaso e alle sponde del Nilo.

RACCONTO

17 Novembre 1347
Sono appena tornato da Caffa, dove ho ottenuto un importante libro di Galeno (sto parlando di Procedimenti Anatomici) che, secondo alcune mie fonti, girava lì da qualche tempo. La descrizione che fa del funzionamento dei nostri organi, alimentati dai tre diversi tipi di spirito, è molto interessante, così come le prove che porta a suo sostegno: parlo della vivisezione di animali, anche in pubblico. “Vedere per credere” qualcuno direbbe. Come medico (e persona) ho sempre avuto l’abitudine di riportare i fatti per poter confermare o negare ciò che gli antichi ci hanno lasciato riguardo le malattie e la loro natura; ho sempre ritenuto che per indagare il corpo umano non ci sia bisogno di dissacrarlo, esponendo all’aria i vari organi, come ritengono necessario, invece, altri medici, d’altronde ogni malattia presenta sintomi che possiamo vedere e toccare senza bisogno di adoperare pistorienses (quegli affilati coltelli di ossidiana) ed è su quelli che possiamo basarci per sconfiggere ogni male. Tuttavia, ciò che ho visto a Caffa mi ha non poco scosso: gente per strada piena di bubboni e con grandi macchie rosse sangue su tutto il corpo tumefatto, che giaceva quasi morta nel proprio vomito, pregando per una morte rapida, ma senza la forza di congiungere le mani. Ho interrogato alcuni medici del posto ed alcuni mi hanno detto che probabilmente è una di quelle malattie portate temporaneamente dai venti del Sud, altri si sono ricondotti ad un particolare allineamento dei pianeti, che, effettivamente, avevo notato anch’io come strano. Si trovavano anche quegli adescatori di folle, urlanti che ciò che stava succedendo era la giusta punizione divina per quei peccatori dall’anima sozza, chiedendo un piccolo dono in danaro ad ognuno alla fine della scena. Non so come la gente possa credere a tutte quelle grida e di come non si renda conto che la fede non deve essere paura di una punizione, ma speranza verso qualcosa che è ben al di là delle capacità di un qualsiasi uomo e che sicuramente non merita un tale trattamento e degradazione. Comunque sia, qui a Strasburgo, non credo affatto ci sia motivo di temere qualcosa, quei venti meridionali difficilmente incontrano le nostre mura, così finalmente potrò continuare in tranquillità i miei studi sui quattro umori del corpo.

4 Ottobre 1348
Ho da poco terminato di studiare anche le più moderne nozioni di astrologia, cosicché posso davvero farmi chiamare “medico”! Ultimamente stanno succedendo strane cose: dai miei scambi epistolari con alcuni amici di Basilea ho saputo che molte persone di quella zona e dell’intero Mediterraneo si stanno ammalando (e morendo) di una grave malattia che, a quanto ho capito, presenta quelle stesse caratteristiche che avevo registrato a Caffa quasi undici mesi fa. La cosa è strana e mi ha incuriosito: la prima cosa che ho pensato di fare da un mese a questa parte è stata interrogare le stelle, ma non sono riuscito a vedere nulla di diverso dal normale corso del cielo, mentre molti dicono che ciò che sta succedendo nel Mediterraneo è dovuto ad un particolarissimo allineamento dei pianeti, che si verifica una volta ogni molti secoli. Io ho sempre studiato molto e mi ritengo un ottimo medico, solo che questo morbo sembra senza spiegazione, come se fosse comparso dal nulla, come una punizione divina… Devo continuare a cercare. Nel frattempo l’aria si fa tesa, mi dicono, la gente è spaventata e quando è così, brutte cose accadono: le case iniziano a puzzare più delle strade e girare da soli può essere un problema se hai qualche anello o vestito di troppo indosso, perciò molti (di quelli che possono) si rifugiano in campagna.

20 Febbraio 1349
Sono forse sulla buona strada per capire ciò che sta succedendo: ho ritrovato alcuni scritti risalenti alla peste sotto l’imperatore romano Marco Aurelio e stanno risuccedendo le stesse cose: la malattia, caratterizzata da enormi bolle su tutto il corpo, emorragie ed altri sintomi, si sta diffondendo tra gli uomini, che muoiono uno dopo l’altro, come allora, e di nuovo stiamo ricadendo in uno stato selvaggio, in cui fratelli uccidono fratelli, mogli soffocano i mariti nel sonno e madri che scappano, abbandonando i figli; non ci si può fidare di nessuno. Ogni giorno potrebbe essere l’ultimo, la paura della morte impera nelle grandi città e si diffonde veloce anche nei più piccoli centri. Le autorità civili ed ecclesiastiche sono inermi di fronte ad un tale eccidio, compiuto da una forza che non comprendiamo e non possiamo affrontare in alcun modo. L’odio sta dilagando, che vogliono avere un colpevole su cui sfogarsi, tant’è che durante i giorni scorsi, qui, a Strasburgo, si è verificato un massacro come non ne avevo mai visti: centinaia e centinaia di ebrei sono stati colti nelle loro case, mentre i padri amministravano le loro faccende, le madri cullavano i figli ed i bambini studiavano o giocavano, sono stati presi e fatti a pezzi, o bruciati vivi nella piazza. Sento ancora le loro urla strazianti di dolore che si spengono a poco a poco, sullo sfondo di un boato di voci che banchettava sulla loro morte e ne godeva, credendo in tutto questo di fermare “coloro che spandevano il morbo e avvelenavano i pozzi”. In tutto ciò, le case sono state spogliate di ogni cosa che avesse un qualsiasi valore, ma non credo che quei beni saranno in qualche modo utilizzati per dar rifugio a malati o poveri. Le grida hanno continuato per giorni interi, persino di notte. Nessuno si è mosso per cercare di fermare quell’eccidio, nessun soldato, nessun politico, nessun prete; tutti fermi a guardare, spaventati e rincuorati dal fatto che non era ancora il loro turno. Può l’uomo davvero ridursi ad un tale stato?

27 Agosto 1349
I massacri stanno continuando in tutto il continente, la malattia non accenna a placare la propria sete di sangue, ha raggiunto ogni casa, ogni strada, ogni posto abitato da persone; si contano migliaia di morti ovunque. Noi medici non siamo in grado di fare nulla, se non prescrivere una confessione a chi è malato, ma come può la gente affidarsi ad un Dio che dovrebbe essere buono e, invece, permette tutto ciò? A questo dubbio credono di aver risposto i flagellanti: gente che crede che questo evento di dimensioni bibliche sia legato alla natura peccaminosa dell’uomo ed è arrivato il momento di scontarla. Passano per le strade, frustandosi la schiena fino ad arrivare al candore delle costole e della spina dorsale. Eppure, la gente li segue, gli crede: quello che vogliono non è una vera soluzione, ma una speranza, vogliono dare uno scopo a tutto questo male e a tutta questa morte, come se ciò rendesse tutto non più facile, ma accettabile, consci del fatto che ogni giorno di sofferenza non è stato futile o un momento di gioco di Dio o della Natura.

4 Gennaio 1350
Oggi è morto mio fratello, dopo quattro giorni di terribile agonia, fatta di febbre alta, vomito, delirio, sensibilità alla luce, grosse chiazze viola in tutto il corpo e, ovviamente, bubboni. Grosse bolle che sono diventate l’emblema di questa malattia: chi le ha si nasconde, chi non le ha, ha paura di ciò che non vede e si rifugia in casa nella speranza di sopravvivere un altro giorno. Ho tentato di guarirlo secondo quanto è scritto nel “Reginem Sanitatis Salernitanum”, ma è stato perfettamente inutile. So che lui non è stato debole, perché altri medici hanno fallito con molti altri ammalati. Ha sofferto come tanti e come loro è morto. Non so cosa fare. Ho sempre più paura, la gente sa che sono un medico e che non so trovare una soluzione, prima sparlava e basta, ma ora ho la sensazione che si potrebbe sfociare nella violenza. Nelle strade vengo evitato, nessuno mi si avvicina e la notte le persone girano intorno casa mia, tirano oggetti…
Forse i flagellanti hanno ragione, questa è una punizione divina. Non lo so. Non so più nulla, solo che ho paura.

30 Ottobre 1350
Ho dovuto lasciare Strasburgo perché hanno attentato alla mia vita e sono vivo soltanto grazie all’azione di alcuni amici. Sono stato avvisato appena in tempo, ho solo visto il luogo della mia infanzia bruciare da lontano.
Sono morti anche i miei genitori per la malattia e mia sorella maggiore è stata infettata. Io ancora niente. Se davvero fosse dovuto all’anima peccaminosa, perché io no? Non si può certo dire che io abbia seguito la retta via nella mia vita, specialmente se rapportato ai miei genitori. La spiegazione deve essere un’altra.
Ho finalmente realizzato che Ippocrate e Galeno non ci aiuteranno, né la medicina tradizionale, devo trovare un altro modo. Ho saputo che papa Clemente ha consentito la dissezione dei cadaveri. Sebbene sia sempre stato contrario a questa pratica, perché l’ho sempre ritenuta sacrilega ed inutile verso la creazione di Dio ma, visti i tempi, la definizione di “inutile” si è decisamente allargata, quindi vale la pena di rivedere i propri orizzonti.

11 Aprile 1351
Da qualsiasi parte io riceva lettere si riscontra il morbo. Ovunque, tranne che a Cracovia. Per qualche strana ragione, la regione di tale città è stata risparmiata. Avevo intenzione di dirigermi là, sebbene i confini siano sorvegliati, come le strade, e la maggioranza delle città siano quasi del tutto isolate: può uscire od entrare solo ciò che è stato ritenuto sicuro dai soldati alla frontiera, con l’aiuto di medici, quindi poco. Ho sentito anche dire che non seppelliscono più i morti, ma li bruciano tutti, dal più ricco al più povero. Cosa si può pretendere, d’altronde? È facile, per chi è malato, affermare che occorre essere solidali e caritatevoli con i più bisognosi, ma cosa fare quando uno è sano? Non credo si possa rimproverare chi sceglie di fuggire o proteggersi di fronte alla morte, né tantomeno gli si può accusare di non essere rispettoso dei morti, chi ha visto un morto di peste, non direbbe una cosa del genere. Siamo in periodo pasquale e i flagellanti si sentono particolarmente chiamati dal Signore: fanno immense processioni lungo le vie delle città per cui mi ritrovo a passare, con le loro fustigazioni personali e i cori; il fanatismo, però, con tutte le sue metafore e le mille interpretazioni, continua ad attirare coloro che hanno bisogno di credere e di affidarsi a qualcosa. Non sono mai stato un fervente cristiano, ma dubito che il messaggio dei Vangeli fosse davvero questo.

3 Dicembre 1351
La gente si sta abituando alla morte, non ci si stupisce più delle fosse comuni, delle pile di cadaveri fuori dalle mura e della loro puzza, che si sente da chilometri e chilometri, delle acque dei fiumi piene di resti umani in decomposizione. È terribile vedere i volti di gente senza speranza, o piena di odio e rabbia, che non sa più riporre fiducia nel futuro. Ho continuato a studiare e provare ed ho iniziato a dissezionare cadaveri, accorgendomi che i bubboni sono molto simili alle ferite non cauterizzate dei soldati dopo una battaglia; potrebbe allora essere possibile guarire tagliando e cauterizzando queste bolle? Ovviamente, per quanto concerne le cause della malattia deve esserci qualcosa che mi sfugge, ma sono arrivato a capire che non dipende né dal cielo, né da venti o cose simili; la diffusione non è neanche dovuta all’uomo, però, o almeno non direttamente, in quanto la malattia riesce ad “uscire” anche da navi in quarantena fuori dei porti. Deve esserci un altro vettore, come le merci o gli animali a bordo o i materiali vecchi. Ho potuto constatare nei mesi che la malattia colpisce più i poveri e dato che non credo che la Natura si basi sul patrimonio di ognuno per decidere ci colpire e chi no, cos’è che distingue un povero da un ricco? I beni materiali; è possibile quindi che il mangiare di più e il potersi proteggere dal freddo più efficacemente aiuti a scongiurare l’infezione? Non sono comunque convinto di ciò, in quanto, alla fine, tutti muoiono tra mille agonie.
Per condurre questi studi, posso uscire solo di notte (a reperire cadaveri) e devo stare attento a non farmi vedere: a nessuno piacciono i forestieri; inoltre, mangio di meno e mi sento un po’ più debole, mi manca la luce del Sole. Per quanto non ci siano grandi spettacoli fuori, la luce di un nuovo giorno è sempre qualcosa che ti rincuora a stare su questa terra un altro giorno, con la speranza che le cose possano migliorare, anche se poi effettivamente non lo fanno.

2 Marzo 1352
A quanto so, nonostante continuino a morire in molti, ci sono sempre più sopravvissuti alla malattia ed alcune città si sono “purificate”: non ci sono più malati. I flagellanti gridano al successo delle loro punizioni corporali e della pulizia delle anime. Io penso che alcuni corpi abbiano qualcosa in più di altri, che li distingue e fortifica; potrebbe anche essere fortuna; o Dio, sebbene dubiti di entrambi. L’unica cosa che mi sembra quadrare è quella della cauterizzazione, soprattutto dopo aver saputo che un medico infetto è riuscito a salvarsi in questo modo.
Ah! Dimenticavo quasi di annotare un’ultima cosa: mi è cresciuto un bubbone sulla coscia destra.


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