Ho spesso raccontato di figure femminili che hanno lasciato il segno nella storia, come Tomiris o le imperatrici Eudocia e Pulcheria. Oggi vi parlo di Teofano, moglie di Romano II, poi di Niceforo Foca e infine amante di Giovanni I Zimisce. La sua fama di avvelenatrice la rese una leggenda, forse persino più temibile di Lucrezia Borgia. Venne accusata, dalle fonti del tempo, di aver ucciso ben tre imperatori: suo marito Romano II, suo suocero Costantino VII, il suo successore Niceforo Foca e – così dicono i più integerrimi – perfino il suo amante e a sua volta imperatore Giovanni Zimisce.
In realtà, possiamo dire che contro di lei giocò una propaganda molto forte e a tratti ingiusta, infatti abbiamo prova della sua complicità nella morte del “solo” Niceforo Foca. Fu infatti lei a organizzare il complotto, insieme al citato Zimisce.
Dalle origini umili al trono imperiale
Siamo nel X secolo, a Costantinopoli, cuore dell’Impero bizantino, una città che rivaleggiava in splendore solo con Baghdad. Teofano, nata Anastasia, non proveniva da una famiglia aristocratica: secondo i cronisti, era figlia di un locandiere del Peloponneso. Disprezzata dai nobili per le sue origini, la sua bellezza era però innegabile.
Il principe Romano II, erede di Costantino VII, se ne innamorò e decise di sposarla, sfidando la volontà della corte e della madre, Elena Lacapena. Nel 956 Anastasia divenne Teofano e imperatrice, a soli 15 anni.
Poco dopo, la morte improvvisa di Costantino VII fece nascere i primi sospetti su di lei. Quando nel 963 morì anche Romano II, le accuse di veleno si fecero ancora più insistenti. Ma Teofano, davvero aveva interesse a eliminare il marito, lasciandosi sola e vulnerabile con due figli piccoli?
L’alleanza con Niceforo Foca
Con l’imperatrice vedova e il trono vacante, il potere rischiava di finire nelle mani dell’eunuco Giuseppe Bringas. Per evitarlo, l’esercito acclamò imperatore Niceforo Foca, il generale che aveva riconquistato Creta e la Siria. Teofano gli propose un patto: matrimonio e legittimazione al trono, in cambio della protezione per i figli.
Niceforo accettò, ma il loro matrimonio fu tutt’altro che felice. Lontano e impegnato nelle campagne militari, si guadagnò fama di grande stratega ma anche di governante impopolare: le tasse aumentate e la svalutazione della moneta gli alienarono il favore della corte e del popolo.
Nel frattempo, Teofano trovò conforto tra le braccia di Giovanni Zimisce, brillante generale e nipote di Niceforo. Quando l’imperatore, sospettoso, lo esiliò, i due amanti decisero di agire: nel 969, con la complicità di Teofano, Giovanni e i suoi uomini uccisero Niceforo nei suoi appartamenti.

L’esilio e la fine di Teofano
Giovanni salì al trono, ma il patriarca di Costantinopoli rifiutò di accettare la presenza di Teofano accanto a lui. Davanti alla scelta tra l’amore e il potere, Giovanni la esiliò. Forse lo fece a malincuore, o forse temeva di diventare la sua prossima vittima.
Il nuovo imperatore si dimostrò un abile stratega, vincendo contro Bulgari e Arabi, ma nel 976 morì improvvisamente. Veleno? Forse.
Finalmente, Basilio II, il figlio di Teofano, divenne imperatore e annullò il suo esilio, riportandola a corte. Di lei, dopo il ritorno, non si hanno più notizie certe, ma aveva già raggiunto il massimo: figlia di un taverniere, era stata imperatrice e madre di uno dei sovrani più grandi della storia bizantina.
Se volete saperne di più, potete leggere la graphic novel Teofano di Spyros Theocharis e Chrysa Sakel.