Nello scontro armato del Nilo (27 marzo del 47 a.C.) si fronteggiarono le truppe vittoriose romane, di Pergamo[1] e di Edom[2], unite da un patto di alleanza e capeggiate da Giulio Cesare, e quelle dei suoi antagonisti Arsinoe IV[3] e Tolomeo XIII[4], che cercarono in tutti i modi di far sì che l’Egitto non dipendesse più da Roma e non divenisse regina Cleopatra VII[5], la quale avrebbe esercitato provvisoriamente il potere sovrano su incarico[6] di Roma[7].
ASSEDIO
A partire da agosto del 48 a.C. sino a gennaio del 47 a.C., Giulio Cesare venne circondato militarmente[8], rimanendo isolato[9] ad Alessandria[10], da Achilla (e in seguito all’assassinio di questi per volontà di Arsinoe, da Ganimede), che era a capo dell’esercito egizio con più o meno 3.000 soldati[11]. Cesare dovette rifugiarsi nella zona più interna dell’edificio di grandi dimensioni e di pregio architettonico, riservato al faraone[12], che racchiudeva nella sua totalità un rione di Alessandria (denominato Bruchion)[13]. Tuttavia nessuno degli astuti piani egizi fu in grado di avere la meglio sulla capacità romana di resistere, nemmeno quello di distruggere i tubi in cui scorreva l’acqua architettato da Ganimede, o quello di assalire i nemici via mare impadronendosi delle loro imbarcazioni inviate a Pompeo[14] insieme a quelle di proprietà del centro abitato (in tutto 72). I romani scongiurarono l’attacco bruciando il complesso delle navi militari con l’utilizzo di torce imbevute di pece[15].
Cesare aveva tentato di trovare una soluzione al conflitto intestino egizio fra Tolomeo e sua sorella Cleopatra, restituendo al Paese delle Due Terre l’isola di Cipro (fu l’ultimo dei territori d’oltre mare soggetto all’Impero tolemaico, che venne occupato militarmente da Catone il Giovane[16]) e stabilendo che fossero Arsinoe e suo fratello Tolomeo XIV[17] ad amministrarla. Quando Cesare volle sostenere Cleopatra[18], il quindicenne Tolomeo venne dapprima imprigionato ma in seguito rimesso in libertà con l’intento di suscitare contrasti interni al campo egiziano ma anche perché Cesare era consapevole che continuare a trattenere un tale ostaggio non portava a risolvere la guerra. Tolomeo, facendo credere di avere propositi non violenti, guidò invece le sue forze armate contro quelle di Mitridate, sovrano cliente leale con Cesare[19], provenienti dalla città fortificata di Pelusio[20], sottomessa grazie al sostegno di Antipatro[21] (che capeggiava 1500 opliti e un reparto militare arabo), curator della Giudea[22].
SVOLGIMENTO DELLO SCONTRO ARMATO
Gli Egizi non ebbero le capacità di accerchiare totalmente i Romani, facendo in modo che non ricevessero militi e provviste. Nel mese di gennaio, giunto sul delta del Nilo, Mitridate in primis batté le truppe egizie mandate contro di lui, e successivamente si mise in movimento verso Tolomeo. Cesare, venuto a conoscenza del sopraggiungere del suo alleato, trattenne un pugno di uomini ad Alessandria ma fece credere agli Egiziani di essere fuggito verso oriente, per scendere in seguito verso il campo egizio dalla località sede degli organismi legislativi e amministrativi centrali dello stato. Marciando rapidamente, Cesare unì le sue truppe con quelle di Mitridate. Congiunte le due forze armate, circa 20.000 soldati, venne quindi a battaglia con gli Egizi sul finire di marzo del 47 a.C. nello scontro armato del Nilo. L’esercito egizio era fornito di equipaggiamento secondo la maniera greca e possedeva più o meno gli stessi effettivi[26] di quello romano in quanto aveva inglobato anche il contingente dei milites gabiniani[23], soldati romani in precedenza collocati dal governatore della Siria Aulo Gabinio (che aveva rimesso sul trono Tolomeo XII l’Aulete[24] – il suonatore di flauto[25] -, nonostante il parere contrario del Senato e della risposta data dai libri sibillini, ragion per cui fu sottoposto a procedimento giudiziario) e che più tardi erano passati nelle fila egiziane.
Gli Egiziani vennero battuti e i Romani si impadronirono dell’accampamento di Tolomeo. Moltissimi fuggiaschi, compreso Tolomeo, morirono annegati[27] nel momento in cui le loro imbarcazioni si ribaltarono. In questo modo Cesare conquistò l’Egitto e decise che Cleopatra avrebbe esercitato provvisoriamente il potere sovrano con uno dei suoi fratelli, Tolomeo XIV[28].
BIBLIOGRAFÍA
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[1] Centro urbano di epoca remota dell’Asia Minore.
[2] Nazione che avrebbe avuto origine da Esaù.
[3] Sovrana egizia.
[4] Faraone egizio.
[5] Ultima sovrana dello stato monarchico tolemaico d’Egitto.
[6] Aa.Vv. Egitto: Storia e Mistero. Novara: De Agostini, 1999, p. 253.
[7] Canfora, L. Giulio Cesare. Torino: RCS Libri, 2005, p. 177.
[8] Wilkinson, T. L’antico Egitto. Torino: Einaudi, 2012, pp. 496-497.
[9] Lucano, Guerra civile. X, 439-443.
[10] Importante centro culturale nell’antichità.
[11] Brambach, J. Cleopatra. Roma: Salerno, 1997, p. 88.
[12] Aa.Vv. Egittomania. vol. I. Novara: De Agostini, 1999, p. 63.
[13] Plutarco, Vita di Cesare. 49, 5.
[14] Militare e politico romano.
[15] Cesare, Guerra Civile. III, 111, 6. La combustione di materiali infiammabili, con rilevante sviluppo di fiamme, ebbe inizio nel porto e raggiunse velocemente l’area costiera di Alessandria, comportando il grave danneggiamento dei luoghi adibiti a ricevere e a custodire libri. L’informazione, fornita da Dione Cassio (Storia romana. XLII, 38, 3), ha fatto sospettare che nel corso di questa vicenda si verificasse la distruzione della famosa Biblioteca.
[16] Politico, militare e scrittore romano.
[17] Monarca egizio della dinastia tolemaica.
[18] Pani, M.; Todisco, E. Storia romana. Roma: Carocci, 2008, p. 182.
[19] Jacq, C. L’Egitto dei grandi faraoni. Milano: Mondadori, 1999, p. 290.
[20] Centro urbano situato al confine del Paese delle Due Terre, sulla strada che portava in Siria. La roccaforte era posta in un’ansa della diramazione orientale del Delta del Nilo, attualmente interrata e coincidente con l’odierno centro abitato di Tell el-Farama, distante più o meno 30 Km da Port Said.
[21] Strategos dell’Idumea (territorio collocato a mezzogiorno della Giudea).
[22] Canfora, L. Giulio Cesare. op. cit., p. 180.
[23] Cimmino, F. Dizionario delle dinastie faraoniche. Milano: Bompiani, 2003, p. 452.
[24] Matyszak, P. I grandi nemici di Roma antica. Roma: Newton & Compton, 2005, p. 134.
[25] Codesto appellativo gli venne affibbiato a motivo della sua grande dedizione nel suonare questo strumento musicale a fiato.
[26] Cesare, Guerra Civile. III, 110.
[27] Lovelli, G. Rerum antiquarum et byzantiarum fragmenta. Tricase: Libellula, 2016, p. 58.
[28] Bresciani, E. L’Antico Egitto. Novara: De Agostini, 1998, p. 90.
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