In questo articolo si prendono in esame gli aspetti principali e controversi (altrimenti non sarebbe certamente esaustivo un solo articolo) dell’Esodo degli Ebrei.
L’Esodo (dal greco antico Ἔξοδος = uscita) risulta essere l’avvenimento di maggiore importanza raccontato nel libro omonimo della Sacra Bibbia. Stando a questa narrazione gli Ebrei, che erano in una condizione di asservimento materiale e psicologico nel Paese delle Due Terre, lo abbandonarono, incamminandosi verso Israele attraverso la penisola del Sinai, capeggiati da Mosè[1] mandato da Adonai. Tale liberazione viene commemorata ancora oggi nella festa religiosa del Pèsach (passaggio), la Pasqua ebraica.
DOCUMENTI

L’unico testo che parla in modo diretto della vicenda dell’esodo è il libro biblico dell’Esodo. Esistono documenti dai quali non si possono ricavare prove che sono in grado di dimostrare la veridicità o l’infondatezza delle notizie presenti nel Libro dell’Esodo, benché il papiro di Ipuwer[2] (ministro ufficiale di un culto religioso), scoperto nel 1909, narra episodi che evidenziano una certa somiglianza con quelli descritti nell’Esodo. Ulteriori fonti valide a tracciare un quadro storico dell’avvenimento dell’Esodo sono:
- l’informazione in base alla quale Ramses II (1303-1212 a.C., XIX dinastia) fece edificare il centro abitato di Pi-Ramses ed ingrandire Pitom, entrambi menzionati nel Libro dell’Esodo;
- la stele di Merenptah[3] (fase finale del XIII secolo a.C.), che attesta la presenza nei pressi della regione di Canaan[4] di una popolazione[5] che non aveva dimora stabile, chiamata ysrir, normalmente identificata da autori di trattati storici e specialisti di testi biblici con Israele. La stele è denominata in questo modo poiché venne modificata da Merenptah (figlio di Ramses II[6]): si pensa che il primo affrontò in combattimento Mosè, mentre il secondo stabilì che fossero uccisi tutti i primogeniti ebrei (Mosè era nelle prime settimane di vita);
- il basamento di una opera di scultura (XV secolo a.C.), appartenente al museo di egittologia di Berlino, sul quale apparirebbe il termine Israele;
- il papiro di Ipuwer, in modo vario datato fra il XIX ed il XIII secolo a.C., che racconta di catastrofi naturali e sociali affini alle piaghe narrate nel Libro dell’Esodo;
- asportazioni di terreno[7], per riportare alla luce monumenti ed oggetti, mostrano segni di considerevoli devastazioni di diversi centri urbani cananiti databili all’incirca fra il 1250 ed il 1150 a.C., compatibili con la narrazione delle occupazioni in seguito a vittorie militari[8] di Giosuè, descritte nell’omonimo libro della Bibbia: Betel, Debir, Eglon, Hazor, Lachis e Meghiddo;
- il complesso dei ritrovamenti effettuati[9] ha accertato l’esistenza di pressappoco 250 minuscole comunità campagnole, non fornite di opere difensive, nate nella zona montagnosa della regione di Canaan.
È opportuno sottolineare che, seppure le fonti sopramenzionate confermino la rispondenza al vero di taluni dati necessari per trarre delle conclusioni riferentesi all’Esodo biblico, non sono state finora scoperte testimonianze relative alla permanenza di genti ebraiche nel Paese delle Due Terre e nessun documento egizio cita un episodio di liberazione o di abbandono precipitoso di persone prive di libertà[10] (verosimilmente poiché non vi erano schiavi in Egitto. Al contrario vi erano lavoratori non soggetti a padrone o a qualsiasi forma di dominio, che ricevevano un salario in cambio di una prestazione lavorativa e secondo quanto stabilito dalla legge egizia potevano astenersi dal lavoro per la tutela dei propri interessi. Qualcuno poteva anche diventare il favorito del faraone e venire premiato per la straordinaria lealtà manifestata).
DATI CRONOLOGICI E IDENTITÀ DEI FARAONI
Il Libro dell’Esodo non offre dei riferimenti storici chiari e ben determinati. Parla di due differenti faraoni, dei quali non viene detto il nome:
- il primo (che non aveva conosciuto Giuseppe)[11] è colpevole di aver assoggettato alla sua volontà gli Israeliti e del comando di ammazzare i loro bambini maschi venuti da poco alla luce. È abitualmente soprannominato il faraone dell’oppressione. La di lui figlia s’imbatté, crebbe ed educò Mosè[12];
- il secondo, diverso dal primo[13], è colui che venne a contrasto con Mosè oramai maggiorenne. Non permettendo agli Ebrei di allontanarsi, procurò al Paese delle Due Terre le dieci piaghe[14]. È abitualmente denominato il faraone dell’Esodo;

Sin da età remota sono state avanzate alcune ipotesi sull’identità dei faraoni e l’attenzione si è indirizzata soprattutto sul faraone dell’Esodo, rivale di Mosè. In Erodoto[15], Giuseppe Flavio[16] e nei Padri della Chiesa dei secoli iniziali dell’era cominciata con la nascita di Cristo, tranne che in Eusebio di Cesarea[17], s’impose l’opinione stando alla quale gli Israeliti altri non erano che gli Hyksos, cacciati dall’Egitto dal faraone Ahmose[18] (XVIII dinastia). Al momento questa teoria, chiamata dell’Esodo antico, ha un numero esiguo di sostenitori[19], fra i quali si include lo studioso Andrea Di Lenardo[20]. La maggioranza degli storici ed ermeneuti contemporanei, tra i quali si annovera il teologo evangelico tedesco Rolf Rendtorff[21], sono al contrario propensi ad individuare in Ramses II il faraone dell’oppressione. Difatti gli insediamenti abitativi ricordati nel Libro dell’Esodo[22] (Pitom e Ramses), eretti dagli Ebrei quando erano schiavi, sono probabilmente Pitom (Abitazione di Atum in lingua egizia) e Pi-Ramses (Abitazione di Ramses in lingua egizia). Tutti e due i centri abitati, stando ai racconti egizi, sono stati costruiti proprio dal faraone Ramses II, adoperando personale obbligato a svolgere lavori pesanti durante la prigionia. Pi-Ramses venne edificata nella regione amministrata da Paramses[23], alto funzionario del faraone Horemheb (Eracleopoli, …-1292/1291[24] a.C., XVIII dinastia), diventando in seguito sovrano con il nome di Ramses I (pressappoco 1345[25]-giugno 1290/1289[26] a.C., XIX dinastia). Anche Pitom venne eretta nel corso del governo del monarca Horemheb[27], dunque entrambi i centri urbani furono innalzati fra il 1319 e il 1291 a.C.

Prendendo come convincente l’informazione biblica[28] in base alla quale il faraone dell’oppressione e quello dell’Esodo sono individui differenti, si deduce che il faraone rivale di Mosè fosse Merenptah (…-2 maggio 1203 a.C., XIX dinastia). Una plausibile datazione si può desumere da 1 Re 6,1, nel quale è detto che l’edificazione del tempio di Salomone[29] (Gerusalemme, 1011 più o meno-Gerusalemme, 931 a.C. pressappoco), intrapresa nel quarto anno della sua conduzione politica ed amministrativa dello Stato di Giuda ed Israele (ovvero intorno al 968 a.C.), ebbe luogo 480 anni più tardi dell’Esodo degli Ebrei dal Paese delle Due Terre. Tutto ciò farebbe situare l’Esodo intorno al 1448 a.C., quando fu a capo dell’Egitto il faraone Thutmose III (1481-1425/4 a.C., XVIII dinastia[30]), confermando quanto espresso dalla teoria dell’Esodo antico. Comunque il numero 480 non bisogna considerarlo come un fededegno elemento storico (stando sempre alla maggioranza degli storici ed ermeneuti contemporanei), ma come un calcolo dotto e tardo che si fonda sulla quantità di ministri ufficiali del culto, nell’esercizio delle proprie funzioni, da Aronne[31] a Zadok moltiplicato per 40 anni (il periodo di tempo consueto di una generazione).
SUPPOSIZIONI SULLE RAGIONI DEL VIAGGIO
- fuga dalla sopraffazione: stando al libro dell’Esodo la motivazione che indusse la popolazione ebraica a lasciare il Paese delle Due Terre fu quella di sfuggire alla severa schiavitù imposta loro dal re egiziano. Scavi archeologici[32] manifestano l’esistenza di mattonaie in Egitto e il lavoro in esse (portato avanti da stranieri e da chi aveva perso la libertà) risultava molto faticoso e ripetitivo, con gruppi di persone addetti sempre allo stesso compito. Questo quadro mostra che quanto narrato nel Libro dell’Esodo riguardo alla produzione di materiale laterizio da parte degli Israeliti può coesistere con le informazioni archeologiche, il che va a sostegno della veridicità storica della narrazione dell’Esodo;
- espulsione dal Paese delle Due Terre: in base alla teoria degli Hyksos, l’emigrazione raccontata nel Libro dell’Esodo non sarebbe un sottrarsi alla sopraffazione ma l’espulsione degli Ebrei (che corrisponderebbero agli Hyksos) da parte degli Egizi. Gli Hyksos erano una popolazione semita, come gli Israeliti, che aveva occupato l’Egitto intorno al 1700 a.C. e stabilito che fosse Avaris[33], nel basso Egitto[34], la città sede degli organismi legislativi e amministrativi centrali del loro Stato. Intorno al 1550-1525 a.C. Ahmose s’impadronì di Avaris[35] e scacciò gli Hyksos[36] dal Paese delle Due Terre. La teoria degli Hyksos nasce già nell’antichità e John J. Bimson[37] si rivela essere uno dei suoi maggiori sostenitori moderni, sebbene la stessa non abbia l’approvazione di buona parte degli specialisti dei testi biblici e degli studiosi dell’evo antico;
- uscita intesa come cambiamento del dominio su una regione: nell’avvenimento dell’Esodo la locuzione uscire dall’Egitto indicava la conclusione del dominio egizio sulla Palestina (stando al professore Mario Liverani, docente di Storia del Vicino Oriente antico all’Università La Sapienza di Roma), fatto storico verificatosi durante il passaggio dal Tardo Bronzo (quando la Palestina era un possedimento egizio) alla Prima Età del Ferro (quando la Palestina ottenne l’indipendenza in seguito alla penetrazione e diffusione dei popoli del mare[38][39]e conseguente instabilità socio-politica degli imperi di ampie dimensioni).
INDIVIDUI COINVOLTI

In Es 12,37 la Sacra Bibbia menziona seicento mila (in ebraico ‘elef) esseri umani adulti di sesso maschile, senza prendere in esame persone adulte di sesso femminile ed infanti. A questa cifra bisogna aggiungere una grande massa di gente promiscua[40], che sono da ritenere verosimilmente Egizi ed immigrati nel Paese delle Due Terre. Il numero biblico sopramenzionato fa ipotizzare una popolazione di diversi milioni di persone (fra i 3 ed i 6), sicuramente improbabile considerando la popolazione globale dell’Egitto e la seguente permanenza in luoghi quasi del tutto disabitati, caratterizzati dalla grande aridità e dalla povertà di vegetazione. Qualora si reputi corretta l’informazione data dal testo biblico, è possibile fornire questa interpretazione:
- il vocabolo ebraico ‘elef si può tradurre con mila, significato che abitualmente assume, ma può pure voler dire famiglia o clan, indicando in questo modo 600 famiglie[41], per un totale di diverse migliaia di individui.
Gli archeologi Israel Finkelstein e Neil Asher Silberman[42] suppongono un numero nel complesso fra i 50-100.000 esseri umani.
L’ESODO NEL CINEMA

Nelle pellicole cinematografiche che si sono occupate dell’Esodo i faraoni dell’oppressione e dell’Esodo sono stati normalmente individuati rispettivamente in Seti I (1324 più o meno-estate 1279 a.C.[43], XIX dinastia) e suo figlio Ramses II. In questo modo è avvenuto con il film I dieci comandamenti del 1956[44] e con l’opera cinematografica d’animazione Il principe d’Egitto (1998). Siffatta identificazione, storicamente presunta se non erronea (fu Ramses a far edificare i centri abitati di Pitom e Ramses), ha una sua attrattiva dal momento che consente di rappresentare i contrasti fra Mosè e Ramses II, ritenuto sovente il migliore e più autorevole sovrano del Paese delle Due Terre.
BIBLIOGRAFIA
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[1] Per gli Israeliti ed i cristiani fu la guida per eccellenza della popolazione ebraica.
[2] Supporto scrittorio di epoca remota (al momento esposto al Rijksmuseum van Oudheden di Leida – Olanda) nel quale si descrivono in successione le calamità che causarono lutti e danni all’Egitto. Secondo buona parte degli egittologi, fra i quali si ricorda Alan Gardiner, il papiro è stato vergato durante la XII dinastia, ovvero il primo periodo intermedio (2200-2050 a.C.). Però certuni ritengono che appartenga al secondo periodo intermedio (1790-1530 a.C.). Questa ultima datazione sarebbe in armonia con quella della fuoriuscita di materiali solidi, liquidi e gassosi dal vulcano di Thera o Santorini (1628 a.C.).
[3] Bresciani, E. Ramesse II. Firenze: Giunti, 2012, p. 68.
[4] Territorio coincidente attualmente con Libano, Israele e porzioni di Siria e Giordania.
[5] Wilkinson, T. L’antico Egitto. Torino: Einaudi, 2012, p. 344.
[6] Aa.Vv. Gli Egizi e le prime civiltà. Novara: De Agostini, 1998, p. 78.
[7] Mazzinghi, L. Storia d’Israele dalle origini al periodo romano. Bologna: EDB, 2007, p. 34.
[8] Aa.Vv. Atlante Storico. Milano: Rizzoli Larousse, 2004, p. 37.
[9] Mazzinghi, L. Storia d’Israele dalle origini al periodo romano. op. cit., p. 35.
[10] Grimal, N. Storia dell’antico Egitto. Bari: Laterza, 2011, p. 336.
[11] Esodo (1, 9).
[12] Nell’idioma egizio Mosè è possibile che abbia il significato di fanciullo o pure di figlio o discendente, come avviene nei nomi propri Thutmose (figlio di Toth) o Ramesse (figlio di Ra).
[13] Esodo (2, 23).
[14] Sono le seguenti: mutamento dell’acqua in sangue (Esodo 7, 14-25), invasione di rane (Esodo 7, 26 – 8, 11), invasione di zanzare (Esodo 7, 26 – 8, 11), invasione di mosconi (Esodo 8, 12-15), malattia degli animali domestici (Esodo 8, 16-28), ulcere su animali ed uomini (Esodo 9, 1-7), grandine (Esodo 9, 13-35), invasione di cavallette (Esodo 10, 1-20), oscurità totale (Esodo 10, 21-29) e decesso dei primogeniti (Esodo 12, 29-30).
[15] Storico dell’antica Grecia.
[16] Autore ebraico di opere letterarie e storiche.
[17] Episcopo e storico dell’antica Grecia. Scrisse una biografia sull’imperatore romano Costantino I.
[18] Fu a capo dello Stato egiziano per circa 25 anni.
[19] Velikovsky, I. Le Età nel Caos. Roma: Profondo Rosso, 2010, p. 20.
[20] De Angelis, A.; Di lenardo, A. Exodus: dagli Hyksos a Mosè. Analisi storica sui due esodi biblici. Tivoli: Altera Veritas, 2016, p. 111.
[21] Rendtorff, R. Introduzione all’Antico Testamento. Torino: Claudiana, 1990, p. 23.
[22] Esodo (1, 11).
[23] Lovelli, G. Rerum antiquarum et byzantiarum fragmenta. Tricase: Libellula, 2016, p. 54.
[24] Van Dijk, J. New Evidence on the Length of the Reign of Horemheb, in «Journal of the American Research Centre in Egypt 44» 2008, p. 195.
[25] Kitchen, K. A. Il Faraone trionfante. Bari: Laterza, 1994, p. 29.
[26] Von Beckerath, J. Chronologie des Pharaonischen Ägypten. Mainz: Philipp von Zabern, 1997, p. 190.
[27] Si rammenta l’articolo pubblicato sul blog Storie di Storia: LOVELLI, G. Horemheb: il faraone restauratore; https://storiedistoria.com/2015/01/horemheb-il-faraone-restauratore/ [15 gennaio 2015].
[28] Esodo (2, 23).
[29] Terzo sovrano d’Israele e figlio del monarca Davide.
[30] Bresciani, E. L’Antico Egitto. Novara: De Agostini, 2000, p. 335.
[31] Fratello di Mosè e primo capo dei ministri ufficiali del culto della popolazione ebraica.
[32] Millard, A. Archeologia e Bibbia. Cinisello Balsamo: San Paolo, 1988, pp. 72-74.
[33] Cimmino, F. Dizionario delle dinastie faraoniche. Milano: Bompiani, 2003, p. 236.
[34] Coincide con l’area settentrionale del Paese delle Due Terre, ovvero con la zona del delta del Nilo.
[35] Jacq, C. Vita quotidiana dell’antico Egitto. Milano: Arnoldo Mondadori, 1999, p. 113.
[36] Jacq, C. L’Egitto dei grandi faraoni. Milano: Mondadori, 1999, pp. 145-146.
[37] Docente di Antico Testamento ed ebraico presso il Trinity College di Bristol (Inghilterra).
[38] Si segnala l’articolo pubblicato sul blog Storie di Storia: LOVELLI, G. I Popoli del Mare; http://www.isabelgiustiniani.com/2016/10/i-popoli-del-mare.html [11 ottobre 2016].
[39] Pirati del mare giunti dall’Europa meridionale, in particolar modo dall’Egeo.
[40] Esodo (12, 38).
[41] Vandenberg, P. Ramsete il Grande. Milano: SugarCo, 1992, p. 299.
[42] Finkelstein, I.; Silberman, N. A. The Bible Unearthed: Archaeology’s New Vision of Ancient Israel and the Origin of Its Sacred Texts. New York: Free Press, 2001.
[43] Kitchen, K. A. Il Faraone trionfante. op. cit., p. 62.
[44] Aa.Vv. Egitto: Storia e Mistero. Novara: De Agostini, 1999, p. 228.