Merenptah o Merneptah (…-2 maggio 1203 a.C.)[1], pure Kha nekhet Hajm-maat (Toro possente, sotto cui la Maat è esaltata), fu un monarca egizio della XIX dinastia. Tredicesimo figlio[2] di Ramesse II e della sua consorte principale Isinofret[3][4], divenne faraone in età avanzata dopo aver svolto molteplici mansioni nelle forze armate e a corte. È probabile che per 12 anni, stando a diversi egittologi, abbia governato con il genitore. Verosimilmente fu a capo dell’Egitto per 9 anni. Si unì in matrimonio con Isinofret, dallo stesso nome della sua genitrice, che mise al mondo Seti Merenptah.
POLITICA ESTERA
Merenptah commise il medesimo sbaglio compiuto dal genitore, Ramesse II, nell’ultimo periodo in cui amministrò il Paese delle Due Terre, cioè proseguì a dare all’azione offensiva assira[5] verso lo Stato monarchico ittita[6] poca o nessuna importanza. Ramesse, non rispettando gli accordi stipulati precedentemente, decise di non utilizzare i reparti militari egizi nel momento in cui le truppe assire di Tukulti Ninurta I sconfissero quelle ittite. Questa situazione accrebbe la mancanza di stabilità e sicurezza in tutta la regione medio-orientale, facendo vacillare l’autorità egizia. Nel corso della conduzione politica e amministrativa dell’Egitto, Merenptah organizzò un’unica azione militare in questo territorio, diretta a ricondurre sotto il dominio egizio i principi del posto che non desideravano più sottomettersi. Con riferimento a questo raid militare, stimola la curiosità il primo accenno di un testo egizio ad Israele[7], difatti nella Stele d’Israele[8] è detto: «… Israele è desolata e non ha più seme (non possiede più discendenza)…».
Durante il governo di Merenptah un avvenimento militare di notevole rilevanza fu sicuramente la protezione e tutela del Basso Egitto[9] nei confronti di una grande coalizione[10]composta da tre tribù libiche (i Libu, i Kehek ed i Mashuash) e cinque Popoli del mare (gli Akawasha [Achei], i Lukka [Lici], i Tursha [probabilmente i Tirreni], i Sheklesh [Siculi] ed i Danuna [probabilmente i Danai]). Può essere che pure gli Shardana[11] o Sherden[12] abbiano partecipato. Per quanto riguarda le genti libiche non si può parlare solamente di una scorreria ma di una spedizione volta a conseguire l’occupazione della regione sopramenzionata. I documenti raccontano come ai militi si accompagnavano, portati da veicoli a due o quattro ruote a trazione animale, i loro familiari. Gli invasori oltrepassarono le opere di Ramesse II, costruite per respingere azioni ostili o dannose contro il Paese delle Due Terre, si impadronirono delle minuscole oasi occidentali e si spinsero fino al Fayum, circondando militarmente perfino l’importante centro abitato di Menfi[13]. Lo scontro armato risolutivo, che decretò il successo delle forze armate egizie, avvenne nei pressi della località, a tutt’oggi non individuata, di Piyer[14]. È possibile che Merenptah, essendo già avanti negli anni, non abbia preso parte in modo diretto al combattimento.
POLITICA INTERNA
In aggiunta ad una discreta attività diretta alla costruzione e alla manutenzione di edifici, includente pure l’appropriazione di costruzioni ed opere architettoniche edificate da coloro che lo precedettero, il provvedimento più significativo di Merenptah fu quello di ridare, trascorsi più di cento anni, al primo profeta di Amon[15], sacerdote tebano, la qualifica di capo dei profeti di tutti gli dei dell’Alto e Basso Egitto, ristabilendo la situazione precedente al faraone[16] Akhenaton[17][18]. Ciò causerà la disgregazione del Paese sul finire del Nuovo Regno.
DECESSO E IMBALSAMAZIONE
Per l’egittologo tedesco Jürgen von Beckerath[19] (Hannover, 19 febbraio 1920-26 giugno 2016) Merenptah cessò di vivere il 2 maggio del 1203 a.C. e venne inumato nel luogo di sepoltura della Valle dei Re[20], nella costruzione individuata dall’acronimo KV8. La sua salma, sottoposta ad un esame minuzioso da parte del dr. G. Elliott Smith il 7 luglio 1907, è quella di un individuo tra la maturità e la vecchiaia, sulla settantina (età abbastanza considerevole nel Paese delle Due Terre), alto 1m e 74cm, affetto da una infiammazione delle articolazioni e dalla perdita di elasticità ed indurimento delle arterie.
Inoltre il cadavere sottoposto ad imbalsamazione non possedeva le due ghiandole sessuali maschili e la cicatrice venne suturata con una sostanza trasparente, di consistenza molle, prodotta da varie piante[21]. La presenza di cloruro di sodio sulla mummia, sottolineata dai medici americani specializzati in radiologia agli inizi del Novecento, indusse certuni[22] a pensare che Merenptah fosse il monarca egizio sopraffatto dalle acque ed affogato nel Mar Rosso[23] durante l’inseguimento di Mosè e degli Israeliti, che abbandonavano precipitosamente l’Egitto[24], come sostiene una tradizione che ha avuto origine dal Libro dell’Esodo[25]. Effettivamente la sua non è la salma di una persona affogata ed il sale natron era da considerare il componente di maggiore importanza del procedimento egizio attuato sui cadaveri per rallentarne la decomposizione e assicurarne una lunga conservazione.
BIBLIOGRAFIA
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H. WILSON, I segreti dei geroglifici, Newton & Compton, Roma 1998.
[1] Von Beckerath, J. Chronologie des Pharaonischen Ägypten. Mainz: Philipp von Zabern, 1997, p. 190.
[25] Secondo volume della Torah ebraica e della Bibbia cristiana.