Lo scontro armato marittimo di Azio si svolse il 2 settembre del 31 a.C.[1], ponendo termine al conflitto intestino fra Ottaviano e Marco Antonio[2], unito da un patto d’alleanza con lo stato monarchico d’Egitto di Cleopatra. Le navi militari di Ottaviano, condotte con perizia da Marco Vipsanio Agrippa[3], ebbero la meglio specialmente per la titubanza di Marco Antonio che venne persuaso da Cleopatra a ritirarsi dalla battaglia, quando l’esito non era ancora definito, e a scappare con un ingente quantità di denaro, oro, pietre e altri oggetti preziosi delle forze armate verso il Paese delle Due Terre con alcune imbarcazioni.
Busto di Marco Vipsanio Agrippa

Il resto degli scafi antoniani tornò nello specchio d’acqua riparato e attrezzato per l’attracco e la sosta delle navi dopo aver patito diverse perdite. Buona parte dell’esercito antoniano, guidato da Publio Canidio[4], non prese parte al combattimento e proseguì per svariati giorni ad opporsi prima di capitolare e consegnarsi al nemico, essendo venuto a conoscenza dell’abbandono precipitoso di Marco Antonio.

Rappresentazione di battaglia con uso dell’arpagone

Purtroppo non si conosce con precisione l’evolversi di questa battaglia a causa della mancanza di documenti degni di fede. Certo rimane che essa diede inizio al declino della repubblica romana e al conseguente passaggio al governo di un principe, sancito nel 27 a.C. con l’attribuzione ad Ottaviano dell’appellativo di Augusto. Il conflitto di Azio viene ricordato pure per l’impiego da parte della flotta capeggiata da Agrippa dell’arpagone, consistente in un rostro uncinato, adoperato per bloccare l’imbarcazione avversaria ed abbordarla.

PRESUPPOSTI
Busto di Marco Antonio

Dopo aver sottomesso l’Armenia nel 34 a.C. con l’appoggio dei reparti militari di Cleopatra, monarca egizia con cui ebbe una relazione amorosa extraconiugale, Marco Antonio festeggiò il successo militare ad Alessandria[5], città sede degli organismi legislativi ed amministrativi centrali del Paese delle Due Terre. In quella circostanza stabilì che Cleopatra e Cesarione (figlio di Gaio Giulio Cesare)[6] esercitassero provvisoriamente il potere sovrano sull’isola di Cipro[7] e suddivise i possedimenti orientali di Roma, che gli erano stati conferiti con i patti del secondo triumvirato, tra i tre suoi figli messi al mondo da Cleopatra[8], per mezzo della famosa donazione di Alessandria[9]. Il Senato non ritenne opportuno che il condottiero avesse festeggiato la sua vittoria ad Alessandria e ancor meno che avesse distribuito ai figli territori che erano legittima proprietà di Roma e non di Antonio. Nel frattempo Ottaviano si era appropriato illegalmente del testo scritto[10]con il quale Antonio disponeva dei propri beni dopo la sua morte, leggendolo davanti a tutti i senatori[11] e provocandone una forte indignazione. Pertanto il Senato e il popolo romano dichiararono Marco Antonio nemico della patria e, non volendo che si parlasse di scontro armato intestino, proclamarono ufficialmente di combattere Cleopatra[12] e l’Egitto.

Resti dell’odeon romano a Patrasso

Negli ultimi giorni di settembre del 32 a.C. Antonio e Cleopatra spostarono la base operativa delle intere forze armate a Patrasso[13], insidiando in modo diretto l’Italia. La scelta era perfetta poiché l’insenatura marina in cui si trova il centro abitato era difesa, procedendo verso la penisola italiana, dalle isole di Leuca e Cefalonia. Dato che Antonio era divenuto un pericolo incombente, Ottaviano, sapendo di non essere competente nella direzione delle operazioni militari ma, occupandosi di politica per professione, ebbe la capacità di attorniarsi di validi collaboratori tra i quali risaltava per bravura il comandante Marco Vipsanio Agrippa. Mentre Antonio svernava a Patrasso, Agrippa pensava a come fronteggiare la situazione sfavorevole. Agli inizi di marzo del 31 a.C. il capitano romano, partendo da Brindisi e traversando il mar Ionio, condusse il complesso degli scafi militari romani non contro l’avversario, che lo aspettava davanti a Leuca, ma verso mezzogiorno per sconfiggere le truppe di Modone[14]. Increduli per l’attacco improvviso le milizie di Antonio capitolarono subito e tutte le linee generali di condotta nelle varie azioni di guerra vennero messe in grave crisi. Conquistata Modone le provviste a Patrasso non riuscirono più ad arrivare via mare ma solamente via terra[15], assai più lenta e costosa. Gli specialisti nel modo di condurre le manovre belliche concordano nell’asserire che da quel momento il conflitto era ormai risolto a vantaggio di Ottaviano.

Busto di Ottaviano

Da Modone Agrippa insidiava in modo diretto Patrasso, obbligando Antonio e Cleopatra a trasferire i loro uffici di comando ad Azio. Alla fine Agrippa si impadronì pure dell’isola di Leuca[16]. La situazione si ribaltava: Ottaviano si trovava in una situazione favorevole ed aveva la possibilità di aspettare, mentre Antonio e Cleopatra dovevano affrontare il nemico e batterlo. Benché gli ufficiali di Antonio fossero certi della superiorità dei loro reparti militari terrestri, Cleopatra persuase Antonio ad ingaggiare battaglia sul mare[17] poiché l’intraprendente monarca, che non aveva dato molti fanti ma una discreta quantità di imbarcazioni, desiderava prendere parte al successo militare. Le navi di Antonio erano più numerose e soprattutto di maggiori dimensioni[18] ma scarsa velocità, invece quelle di Ottaviano erano decisamente più facili da dirigere. Oltre a ciò a maggio si diffuse all’improvviso e con violenza la malattia infettiva trasmessa all’uomo dalla zanzara anofele che provocò la morte di parecchi militi di Antonio e l’insufficiente arrivo di generi alimentari determinò un buon numero di tradimenti. Per impedire che il personale di bordo degli scafi, ribellatosi all’autorità dei superiori, affidasse le imbarcazioni all’avversario, Antonio ordinò di distruggerne con il fuoco cinquanta, le meno idonee allo scontro armato, operando una riduzione del complesso delle navi a 170 unità. Sul finire di agosto Antonio comandò di tener pronti gli scafi. Probabilmente predisponeva la fuga, che fu però rimandata a causa di una burrasca. Il 2 settembre il mare era tranquillo ed Antonio portò le sue imbarcazioni fuori dall’insenatura marina di Ambracia[19]. Aveva inizio il combattimento[20].

SVOLGIMENTO DELLO SCONTRO ARMATO
Battaglia di Azio (31 a. C.)
Pressappoco alle undici del mattino, Antonio provò a circondare con le sue ali della sua flotta quella nemica, agevolato anche dal ripiegamento delle imbarcazioni di Agrippa e Marco Lurio[21]. Tutto pareva essere favorevole ad Antonio, quando improvvisamente Sosio[22] con i suoi scafi abbandonava il luogo della battaglia, ritornando all’interno dell’insenatura marina. Fu una iniziativa che non è mai stata del tutto compresa dagli autori di trattati storici[23], che creò confusione nella formazione antoniana. È fortemente verosimile che Cleopatra ritenesse che con l’abbandono precipitoso di Sosio la sconfitta fosse certa e pertanto reputò opportuno ripiegare per rifugiarsi in Egitto[24]. Intanto Antonio, osservando la sua amante fuggire, volle seguirla con quaranta navi, senza preoccuparsi della triste sorte che attendeva i suoi soldati[25]. All’inizio questi non si avvidero della fuga del loro condottiero e lottarono eroicamente (Velleio Patercolo[26]affermerà: «i soldati si comportarono come il migliore dei comandanti e il comandante come il più vile dei soldati»)[27], ma il conflitto era oramai da considerare perduto. Le imbarcazioni di Antonio rimaste a guerreggiare, difficili da manovrare e poco veloci, non furono in grado di sostenere lo scontro, in aggiunta del fatto che erano anche diventate in inferiorità numerica in seguito all’abbandono precipitoso degli scafi egizi. Sul far della sera i militari di Ottaviano avevano fatto colare a picco 40 navi nemiche e privati della vita 5.000 fanti, mentre le 100 imbarcazioni scampate alla distruzione veleggiarono disordinatamente verso l’insenatura marina di Ambracia. Per Ottaviano fu semplicissimo impedire l’accesso o l’uscita dalla stessa con i propri scafi ed aspettare la resa, che ebbe luogo il giorno seguente.
RIPERCUSSIONI
La capitolazione delle navi di Antonio e Cleopatra venne agevolata dalla diceria, diffusasi tra i militi, che Ottaviano si impegnava a preservare la vita e ad offrire terreni coltivabili in Italia a coloro che si fossero arresi. Effettivamente gli sconfitti vennero risparmiati e furono condotti in Italia ma non ottennero nulla e alla fine si ribellarono. In breve tempo furono vinti e trucidati.
Intanto Antonio giunse a riunirsi con la sovrana lontano dalla costa e fu da lei non preso più in alcuna considerazione[28]. Il comandante romano non si riebbe più dal fallimento e la mortificazione patita! Nell’agosto del 30 a.C. Ottaviano occupò con la forza il Paese delle Due Terre e le truppe di Antonio, raccogliticce, nelle vicinanze di Alessandria si diedero alla fuga[29] non appena videro i Romani. Questo ultimo dispiacere indusse Marco Antonio a togliersi la vita[30].
Morte di Cleopatra – Guercino (1648)

Quando Ottaviano arrivò ad Alessandria, senza aver pressoché preso parte a combattimenti, la monarca cercò di farlo innamorare avvincendolo con il proprio fascino, avendo agito allo stesso modo dapprima con Cesare e successivamente con Antonio[31], ma Ottaviano non si lasciò convincere dalle lusinghe di Cleopatra[32]. A quel punto essa comprese molto bene quale fosse la sua sorte: sfilare per le vie di Roma per celebrare la vittoria del suo nemico[33]. Pertanto preferì darsi la morte[34], facendo sì che una sua mammella fosse morsa da un cobra egiziano[35]maculato di scuro[36]. Questi avvenimenti destarono una forte impressione nei cittadini romani e favorirono la nascita di lavori poetici, come la celebre ode I, 37 di Quinto Orazio Flacco[37]ed il Carmen de bello actiaco di Cornelio Severo[38].

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[1] Badel, C.; Inglebert, H. L’Impero Romano in 200 mappe. Gorizia: Leg, 2015, p. 77.
[2] Svetonio, Augustus. 17.
[3] Politico e soldato romano.
[4] Soldato e politico romano.
[5] Venne fondata da Alessandro Magno fra il 332 ed il 331 a.C. Celebre per la sua biblioteca leggendaria e di epoca remota.
[6] Wilkinson, T. L’antico Egitto. Torino: Einaudi, 2012, p. 505.
[7] Sampoli, F. Marc’Antonio. Roma: Newton Compton, 1989, p. 264.
[8] Cimmino, F. Dizionario delle dinastie faraoniche. Milano: Bompiani, 2003, p. 457.
[9] Clemente, G. Guida alla storia romana. Milano: Arnoldo Mondadori, 1985, p. 223.
[10] Lovelli, G. Rerum antiquarum et byzantiarum fragmenta. Tricase: Libellula, 2016, pp. 61-62.
[11] Michelet, J. Storia di Roma. Santarcangelo di Romagna: RL Gruppo Editoriale, 2009, p. 502.
[12] Frediani, A. Le grandi battaglie di Roma antica. Roma: Newton & Compton, 2002, p. 238.
[13] Situata nella parte nordoccidentale del Peloponneso.
[14] Località che sorge sul tratto di costa meridionale del Peloponneso.
[15]  Frediani, A. I grandi generali di Roma antica. Roma: Newton & Compton, 2003, p. 367.
[16] Aa.Vv. Egitto: Storia e Mistero. Novara: De Agostini, 1999, p. 413.
[17] Jacq, C. L’Egitto dei grandi faraoni. Milano: Mondadori, 1999, p. 298.
[18] Brambach, J. Cleopatra. Roma: Salerno, 1997, p. 306.
[19] Centro urbano greco di un passato lontano, sede degli organismi legislativi ed amministrativi centrali dell’Epiro.
[20] Ottaviano poteva contare all’incirca su 400 navi e 80.000 soldati, mentre Antonio aveva a disposizione più o meno 480 scafi (di cui 300 egiziani) e 84.000 fanti (appartenenti parzialmente alle truppe tolemaiche).
[21] Fidato collaboratore di Ottaviano. Ad Azio fu a capo dell’ala destra del complesso delle navi militari.
[22] Politico romano che accompagnò Antonio in Asia. Ad Azio fu capitano dell’ala sinistra della flotta.
[23] Syme, R. La rivoluzione romana. Torino: Einaudi, 2014, p. 330.
[24] Bresciani, E. L’Antico Egitto. Novara: De Agostini, 2000, p. 90.
[25] Spinosa, A. Cleopatra. Milano: Arnoldo Mondadori, 2002, p. 209.
[26] Autore romano di trattati storici. È ricordato per aver composto il testo Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo.
[27] Patercolo, Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo. II, 85.5.
[28] Plutarco, Antonio. 67.
[29] Schlogl, H. A. L’antico Egitto. Bologna: Il Mulino, 2005, p. 133.
[30] Matyszak, P. I grandi nemici di Roma antica. Roma: Newton & Compton, 2005, p. 147.
[31] CantÙ, G. I misteri delle piramidi: magia e segreti dell’Antico Egitto. Milano: Giovanni De Vecchi, 1998, p. 245.
[32] Spinosa, A. La grande storia di Roma. Milano: Arnoldo Mondadori, 1998, p. 301.
[33] Montanelli, I. Storia di Roma. Milano: RCS Libri, 1997, p. 261.
[34] Aa.Vv. Atlante Storico. Milano: Rizzoli Larousse, 2004, p. 83.
[35] Aa.Vv. Egittomania. vol. I. Novara: De Agostini, 1999, p. 63.
[36] Aa.Vv. Antiche civiltà. vol. I. Milano: RCS, 2005, p. 192.
[37] Autore romano di componimenti poetici.
[38] Poeta romano menzionato per aver utilizzato, per la prima volta, l’oratoria in tutto ciò che era scritto a livello colto.

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