Inizia una nuova avventura nell’antico Egitto con la serie “La figlia di Bastet”.
Le vicende raccontate in questo romanzo si collocano nel periodo di tempo più oscuro della XVIII dinastia. Oscuro per la scarsità di informazioni che ci sono giunte a riguardo a causa della deliberata distruzione delle fonti ad opera dei faraoni successivi, soprattutto Horemheb.
Della rivoluzione religiosa di Akhenaton si sa che portò più a un enoteismo (forma di culto intermedia tra politeismo e monoteismo che prevede la preminenza di una divinità sulle altre e l’accentramento del culto) che a un monoteismo vero e proprio. Bisogna anche dire che, con il passare degli anni, Akhenaton si dimostrò sempre più incline all’estromissione degli altri dei, tanto che ne fece cancellare il nome dai templi loro dedicati e si produsse in una vera persecuzione nei confronti del precedente potentissimo Amon e del clero che lo rappresentava. I progetti di Akhenaton erano forse quelli di portare il Kemet a un vero monoteismo, dopo un quasi obbligato periodo di transizione da una religione politeistica millenaria, ben difficile da sradicare. La sua morte, avvenuta quando stava più “calcando la mano” in questa direzione, e forse proprio a causa di questo, pose fine al suo progetto.
Ne L’ultimo talismano, ho immaginato un Kemet all’apice di questo cambiamento religioso, quando il monoteismo era più forte ma, in realtà, anche sull’orlo della propria fine.
Ho cercato di descrivere la città di Akhetaton (L’Orizzonte di Aton), i suoi templi, le strade, la vegetazione, la posizione delle abitazioni dello Scultore Reale e del Primo Profeta ecc, nel modo più fedele possibile alle informazioni archeologiche che sono giunte fino a noi. L’architettura del Palazzo Nord della regina Nefertiti, invece, pur essendo questo esistito realmente, è frutto della mia fantasia.
Per quanto riguarda la famiglia reale, la mancanza di informazioni e l’usanza di unioni consanguinee per conservarne la natura divina, hanno sempre reso difficile stabilire con certezza relazioni e identità dei componenti.
Nonostante le diverse teorie che si sono sviluppate negli anni, a partire dalle prime scoperte archeologiche e rilevazioni sulle mummie, ho deciso di fare affidamento sulle ricerche più recenti, che di basano sull’analisi del DNA autosomico e mitocondriale. Queste evidenziano come Tutankhamon sia figlio della mummia KV35YL, conosciuta come The Younger Lady, e della mummia KV55. Si tratta di fratello e sorella, entrambi figli di Amenofi III e Tiy, per cui si ipotizza che KV55 sia proprio Akhenaton.
Inizialmente, si riteneva che la mummia KV55 appartenesse a un giovane poco più che ventenne che, per forza di cose, non poteva essere il padre di Tutankhamon pur condividendo con lui una parte importante del corredo genetico. Da qui l’ipotesi che si trattasse di un suo fratello maggiore: il misterioso Smenkhkare. L’analisi più accurata e recente ha stabilito invece che la mummia KV55 appartiene a un uomo di età tra i 30 e i 40 anni, quindi compatibile anagraficamente con la paternità di Tutankhamon.
Anche la mummia KV35 si era creduto a lungo appartenesse a un giovane uomo (purtroppo è molto danneggiata) e solo l’analisi del DNA ha stabilito con certezza che si tratta di una donna, morta tra i 20 e i 25 anni.
Aver individuato la madre di Tutankhamon in una delle figlie di Amenofi III e Tiy (ne ebbero ben otto), esclude anche una teoria molto battuta, soprattutto in narrativa, che la madre del famoso giovane faraone fosse la sposa secondaria di Akhenaton, Kiya. Di quest’ultima si sa che ebbe una figlia, forse di nome Baketaton.
Escludendo le figlie più anziane di Amenofi III e della sua Grande Sposa Reale, sia per questioni anagrafiche che per il fatto che andarono in spose al proprio padre, la Younger Lady doveva essere una delle figlie minori del vecchio faraone. Ho ipotizzato quindi, in via del tutto arbitraria ma magari non distante dalla realtà, che si trattasse di Nebetah, la “Signora del palazzo.”
Dai rilievi sulla mummia KV35YL risulta una grave ferita sul lato sinistro del viso che ha distrutto parte della bocca, della mandibola e della guancia. In passato era stata imputata all’azione dei tombaroli ma i nuovi test computerizzati hanno stabilito che la ferita è stata inferta prima della morte e, quasi sicuramente, ne è stata la ragione.
Dal fatto che la madre di Tutankhamon sia stata uccisa prende spunto l’intrigo che si sviluppa nella vicenda che vede protagonista la principessa Neferneferuaton Tasherit nel presente romanzo.
ESTRATTO
[…]
Amsi si avviò con passi misurati verso la cabina. «Speriamo solo che il lutto non intralci le cose: ho anch’io moooolto da fare, domani.»
«Un momento, quale lutto?» domandai, sorpresa.
L’uomo si appoggiò allo stipite della porta e tornò a guardarmi con aria stralunata. Sembrava che mantenere l’equilibrio per quel breve tratto gli fosse costato uno sforzo immenso.
«Come, non lo sai? Ah, giusto, tu non hai voluto muoverti da qui, oggi.» Rise. Di nuovo. «A Khmunu non si ciancia d’altro: pare che tre giorni fa sia morta un’altra figlia del vecchio faraone Akhenaton, ma, nonostante questo, pare anche che le operazioni del trasloco non si siano fermate.» Abbracciò con un ampio gesto l’acqua di fronte la barca, sostenendosi alla cabina con l’altra mano. «Dicono che tuuuutto il Grande Fiume, da Akhetaton a Uaset, sia coperto di imbarcazioni che stanno trasportando gli averi della corte reale alla nuova cittadella reale di Malkata.»
Lo ascoltai ad occhi sgranati. Un altro lutto! Da quanto ricordavo, delle sei figlie che il faraone aveva concepito con Nefertiti ne erano rimaste in vita soltanto due.
Almeno fino ad ora.
«Immagino che non si tratti della Grande Sposa Reale, se non hanno interrotto il trasloco. In ogni caso non capisco perché non rispettino i settanta giorni di lutto anche per la sorella minore: è pur sempre una principessa.»
Amsi scoppiò a ridere, piegandosi in avanti. Si risollevò boccheggiando e mi puntò l’indice contro. «Te l’avevo detto che ti saresti divertita, venendo in città, invece di fare la schizzinosa: i pettegolezzi, nelle taverne, si sprecano! Non è morta una figlia di Nefertiti, ma l’unica dell’altra moglie, quella Kiya che sta già nella tomba da un pezzo. Qualcuno dice che sia stato Ay a non voler rimandare il trasloco perché non gli è mai importato un accidenti di quella “principessa” di una linea di sangue che non è la sua. Altri dicono che sia stata invece la stessa Ankhesenpaaton a insistere per scapparsene al più presto dall’Orizzonte di Aton. Immagino sia perché si sente il fuoco della malasorte ardere sotto il divin culetto.»
Arricciai il naso. Anche se ubriaco, non era rispettoso che parlasse in questo modo della Grande Sposa Reale.
«Lutto o meno» tagliai corto, «domani andrò a occuparmi dei miei affari.»
«Ben detto, ragazza, così si fa!» Si batté il palmo della mano su una coscia. Dopo un sonoro singhiozzo, aggiunse: «E io mi occuperò dei miei. In barba a divinità presenti, defunte o incarnate.»
Sparì nel buio denso della cabina e lo sentii inciampare e cadere con un tonfo. Bestemmiò, e poco dopo riapparve, trascinandosi dietro una stuoia e rassettandosi la tunica malconcia con un movimento rallentato della mano.
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L’ultimo talismano
Isabel Giustiniani
- Editore : Mango Hill Books (14 febbraio 2022)
- Copertina flessibile : 406 pagine
- ISBN-13 : 978-1922474346
Disponibile anche in formato