Flavio Romolo Augusto: l’ultimo imperatore di Roma


Flavio Romolo Augusto, ricordato per il diminutivo di «Augustolo» ovvero «piccolo Augusto», viene ritenuto dagli storici l’ultimo imperatore romano d’Occidente, dal momento che dopo essere stato destituito dal comandante sciro Odoacre non venne eletto ancora una volta un imperatore. La sua rimozione viene ritenuta dalla tradizione l’epilogo dell’epoca antica e il periodo iniziale del Medio Evo. Si ha un numero modesto di notizie sulla sua vita in quanto governò solo per dieci mesi. Venne relegato da Odoacre in Campania, più precisamente al «Castellum Lucullanum» (oggi «Castel dell’Ovo») a Napoli.

Conio di Giulio Nepote
Il padre di Romolo era il «magister militum» Flavio Oreste, cittadino romano proveniente dalla Pannonia (l’odierna Ungheria. Il termine può tradursi con «palude, acquitrinio»). La madre si chiamava Flavia Serena ed era figlia del «comes» del Norico (oggi Austria centrale) Romolo, nato nella città di Poetovio. A partire dal 474 d.C. Giulio Nepote era l’imperatore d’Occidente, insediato a tale carica dagli imperatori d’Oriente Leone I e Zenone. Nel 475 d.C. Oreste, una volta conseguito l’appoggio delle forze armate, da Roma raggiunse Ravenna (precisamente il 28 agosto), costringendo Nepote, che non era in grado di opporsi, ad abbandonare precipitosamente Ravenna per rifugiarsi a Salona, in Dalmazia. Trascorsi due mesi, il 31 ottobre il «magister militum» Flavio Oreste destituì Nepote ed elesse come imperatore il figlioletto Romolo, di età compresa fra i 12 e i 14 anni.

Odoacre
Romolo era solamente un ragazzo, pertanto fu il genitore Oreste a governare in nome e per conto del figlio. Furono stampate monete (solidi d’oro) a Ravenna, Roma, Milano ed anche ad Arles, dal momento che la Gallia era rimasta fedele a Roma. La difficoltà più pressante, che dovette affrontare Oreste, consisteva nell’organizzare i soldati di origine germanica che avevano il compito di proteggere l’impero. Dichiaravano lealtà all’imperatore ma in realtà erano interessati solamente ai lauti stipendi offerti loro dallo stato romano. Nel 476 d.C. forze armate mercenarie, costituite da Eruli, Sciri e Turcilingi, pretesero di occupare alcuni territori in Italia, ma Oreste rifiutò il «diktat». Pertanto questi reparti militari scelsero il 23 agosto come loro sovrano lo sciro Odoacre. Il 28 agosto Oreste fu imprigionato non lontano da Piacenza e ucciso per volontà di Odoacre. In seguito lo stesso conquistò Ravenna e il 4 settembre del 476 d.C. destituì Romolo Augusto.

Romolo Augusto consegna la corona a Odoacre
Probabilmente per volere di Odoacre, Romolo mandò una missiva all’imperatore Zenone nella quale dichiarava che non erano necessari due imperatori e che era conveniente in quella specifica situazione lasciare l’Italia sotto la protezione di Odoacre. Il monarca sciro mandò a Zenone le insegne dell’impero romano d’Occidente, i cui territori entrarono così a far parte nominalmente dell’impero romano d’Oriente. Odoacre assunse al ruolo di alto funzionario governante le terre occidentali in nome dell’autorità centrale (Zenone) e ottenne la qualifica di patrizio. La cessazione definitiva dell’impero romano d’Occidente non mutò subito le condizioni di vita della gente latina in Italia. Organismi come il Senato ed il consolato continuarono ad esistere, confermando come già da diversi anni l’impero d’Occidente esistesse solo sulla carta. È opportuno sottolineare che lo stesso, nel suo ultimo periodo, comprendeva l’Italia, la Provenza e alcune porzioni delle province del Norico e della Rezia.

Castel dell’Ovo – Napoli
Si sa molto poco di cosa abbia fatto Romolo Augusto dopo la sua destituzione. L’«Anonimo Valesiano» racconta che Odoacre non lo avesse ucciso a motivo della sua età intermedia tra l’adolescenza e la maturità, confinandolo a Napoli nel «Castellum Lucullanum» (oggi «Castel dell’Ovo»), un tempo casa signorile di Lucullo, e accordandogli una rendita annuale di seimila solidi. A partire da questa circostanza i documenti storici non menzionano più Romolo Augusto. Nel celebre volume «Storia del declino e della caduta dell’Impero Romano» Edward Gibbon evidenzia come gli allievi di San Severino vennero sollecitati da una nobildonna napoletana (probabilmente la genitrice di Romolo Augusto) nel 488 d.C. in forma cortese e mostrando il suo gradimento a trasportare le spoglie mortali del Santo nella casa signorile, divenuta una abbazia alcuni anni antecedenti il 500 d.C., affinché si potessero conservare i resti mortali di San Severino. Cassiodoro (letterato e storico romano), collaboratore del monarca ostrogoto Teodorico, redasse e mandò una missiva nel 507 d.C. ad un certo «Romolo», ribadendo la conferma di una somma di denaro corrisposta periodicamente. Nel 1886 lo storico Thomas Hodgkin riteneva che “molto probabilmente” il Romolo di cui parlava Cassiodoro dovesse essere per l’appunto l’ultimo l’imperatore romano d’Occidente. Tuttavia niente ha mai dotato di elementi a sostegno di una asserzione del genere.

Impero Romano d’Occidente e d’Oriente nel 476 d.C.

Il soprannome «Augustolo» evidenzia come Romolo fosse in un’età della vita successiva alla puerizia e antecedente alla maturità e inoltre come non contasse nulla dal punto di vista politico, dal momento che l’esercizio dell’autorità risultava una prerogativa del suo genitore Oreste. Gli storici greci arrivarono al punto di deformare la parola «Romulus» in «Momullos» che vuol dire «piccola disgrazia». Per consuetudine si considera Romolo Augusto l’imperatore romano d’Occidente che venne dopo tutti gli altri nel tempo. Il suo appellativo non può che metterlo in relazione con Romolo, colui che dette vita alla città di Roma. Moltissimi studiosi hanno evidenziato questa connessione, come per esempio fece sin dal VI secolo lo storico Marcellino Illirico, che riteneva l’Impero romano d’Occidente finito nel 476 d.C. Però alcuni autori di trattati storici reputano sia il 486 d.C. il momento temporale terminale dell’Impero d’ Occidente in quanto allora ebbe termine il solo e reale stato monarchico espressione della latinità in Occidente, visto che il «regno di Soissons» nella Gallia del settentrione venne conquistato dai Franchi.

L’ultima legione di Valerio Massimo Manfredi
Il celebre romanziere e storico Valerio Massimo Manfredi ha dato alle stampe un testo dal titolo «L’ultima legione», che ha come personaggio principale proprio Romolo Augusto. Nel testo gli avvenimenti storici sono rielaborati, deformando fantasticamente i particolari della realtà. La figura dell’imperatore e di coloro che gli stanno vicino corrispondono perfettamente a quelle di Re Artù e di ulteriori personalità appartenenti al «Ciclo Bretone», collegandole pertanto a diversi racconti nati nell’epoca storica di passaggio tra l’età antica e quella moderna. L’autore di opere letterarie svizzero Friedrich Dürrenmatt ha composto una rappresentazione teatrale (caratterizzata da uno stile e da un linguaggio realistici) in quattro atti dal titolo «Romolo il Grande», che è abbastanza lontana dall’esattezza storica. Egli stesso la presenta come: «una commedia storica in quattro atti che non si attiene alla storia». 

BIBLIOGRAFIA
E. GIBBON, Storia della decadenza e caduta dell’ impero romano, Einaudi, Torino 1967;
A.K. GOLDSWORTHY, La caduta di Roma. La lunga fine di una superpotenza dalla morte di Marco Aurelio fino al 476 d.C., Elliot Edizioni, Roma 2011;
S.J. KOVALIOV, Storia di Roma, Pgreco, Roma 2011;
T. MOMMSEN, Storia di Roma antica, Sansoni, Milano 2001;
A. SPINOSA, La grande storia di Roma, Mondadori, Milano 2000;
A. ZIOLKOWSKI, Storia di Roma, Bruno Mondadori, Milano 2006.


4 commenti

  1. GRAZIE! INVITO QUI IN GOOGLE+ IN COMMUNITY ARTISTICA CULTURALE "IL NOSTRO IMMENSO PATRIMONIO ARTISTICO CULTURALE con "LE GRANDI VILLE DI TIVOLI -ROMA VILLA ADRIANA ,VILLA D'ESTE,VILLA GREGORIANA Con cordiali saluti,pittrice Susanna Galbarini

  2. Un bell'articolo.
    Di solito i libri di storia, quelli in uso ai ragazzi, gli riconoscono (la parola giusta è "affibbiano") solamente di essere l-ultimo-imperatore-di-roma.
    Hanno troppa voglia di Medioevo…
    Ciao.
    Angelo Baiunco

  3. Grazie Angelo.
    In effetti dal sapere poco di un personaggio storico al liquidarlo sommariamente il passo è breve. Meno male che ci sono persone come Giampiero che ci raccontano anche queste figure storiche meno famose delle altre.

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