EDIT: NEWS APRILE 2017

IL ROMANZO È STATO SELEZIONATO DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE EXTRAVERGINE D’AUTORE, una voce neutrale e sempre più autorevole nel talent scout di scrittori autopubblicati, un punto di riferimento per tutti gli accaniti lettori del web, e non solo.
L’ombra del Serpente è il primo romanzo di una serie che prende il nome di File JE60754, codice ispirato all’omonimo reperto archeologico che si trova al Museo Egizio del Cairo. Una macrostoria, dalle tinte thriller, che ci porterà ad immergerci in vari eventi pregnanti del passato, proiettando su di essi nuove luci.
 
 

SINOSSI

La forza di un amore oltre le barriere del tempo.

La ricerca di Dio da parte del più insospettabile degli esseri.

Una giovane egittologa in fuga con un segreto emerso dalla tomba di Tutankhamon.

Il racconto di un viaggiatore millenario nella nostra Storia.

 

Nell’instabile scacchiere politico del suolo egiziano durante la primavera araba, un clamoroso furto viene perpetrato ai danni del Museo Archeologico del Cairo. Chi sono le misteriose pedine che si muovono in una scia di omicidi, disposte a tutto pur di entrarte in possesso della rivelazione celata nel file JE60754?
Storia, avventura e thriller si mescolano in una vicenda che si snoda attraverso il tempo, dalla corte del tetrarca di Galilea Erode Antipa fino alla Costantinopoli del basileus Manuele II. Tra santi e peccatori – ora al seguito dei crociati di Sigismondo d’Ungheria, ora di mercanti di schiavi, cavalieri e spie – il racconto di un viaggio intrapreso solo per amore. E per sete di vendetta.

 

NOTE STORICHE AL ROMANZO

di Isabel Giustiniani

 
In questo romanzo, pur avendo adottato come protagonista e filo conduttore un elemento fantastico, ho scelto di non forzare la mano con la mescolanza dei generi letterari storico e fantasy che procedono altresì in maniera autonoma e parallela.

 

Netjer-ankh al Museo Egizio del Cairo
Il vero reperto JE 60754, codice forse all’apparenza criptico e dal quale ho preso spunto per questa storia, è un bellissimo serpente di legno, bronzo e vetro rinvenuto nel 1923 nella camera sepolcrale di Tutankhamon dal noto archeologo Howard Carter. Esso rappresenta Netjer-ankh , ”il dio vivente”, serpente che nella civiltà egizia è associato con l’aldilà.
 
Nel romanzo viene anche fatto riferimento a The Global Egyptian Museum, un progetto che, sotto l’egida del Comitato Internazionale per l’Egittologia (CIPEG), si propone di raccogliere in un museo virtuale globale tutti gli oltre 2 milioni di oggetti provenienti dall’antico Egitto e dispersi in 69 paesi di tutto il mondo. È un progetto a lungo termine in cui ho inserito, per esigenze di trama, la protagonista Amberlee Braxton nel 2011 anziché nel 2007, quando JE 60754 è stato effettivamente catalogato. QUI potete vederne la scheda.
Nel romanzo viene anche citato il Griffith Institute che, dal 1939, costituisce il centro per l’Egittologia all’Università di Oxford. Qui si possono ammirare le prime foto d’archivio scattate al serpente Netjer-ankh dopo il suo rinvenimento nella tomba di Tutankhamon.
 
L’idea base del taglio thriller del romanzo prende spunto dai fatti che sono accaduti in Egitto durante la primavera araba. Tra la fine del gennaio 2011 e l’inizio di febbraio dello stesso anno, infatti, il Museo Archeologico del Cairo è stato oggetto di più effrazioni, la cui più famosa e dannosa è stata quella avvenuta nella notte tra il 28 e il 29 gennaio. In tale occasione una decina di uomini si è introdotta infrangendo le vetrate della cupola sovrastante la sala principale e calandosi con delle funi fino al pavimento al piano terra. Molti reperti sono stati trafugati e altri gravemente danneggiati, tanto da aver dovuto poi ricorrere alla presenza permanente dell’esercito al fine di presidiare uno dei più famosi simboli dell’Egitto. Il fatto che l’attenzione dei ladri si fosse concentrata praticamente solo sulle sale dedicate al faraone Tutankhamon, ha sempre solleticato la mia fantasia.
Il Museo Archeologico del Cairo durante la primavera araba nel 2011
 
Tuttavia L’ombra del Serpente è un romanzo prevalentemente storico, nonostante la voce narrante sia “sui generis”. Numerosi sono i personaggi storici citati e dei quali ho cercato di scavarne a fondo le vicende, questo al fine di presentarne un’immagine che aderisse quanto più possibile alla realtà che non a certi “miti collettivi”.

Ne è un esempio la vicenda di Salomè, per la quale ho preso spunto dagli studi di David Flusser (1917-2000), professore all’Università ebraica di Gerusalemme, uno dei massimi esperti a livello mondiale del giudaismo antico, del cristianesimo delle origini e dei rotoli del Mar Morto.
 
Scrive Flusser: “L’immagine di Salomè è stata oscurata e rovinata a causa del personaggio che le è stato creato dagli scrittori degli ultimi 150 anni. Salome è famosa per la parte che ha avuto nella condanna di Giovanni Battista. Dal 1863 è stata rappresentata nei libri e nei film come moralmente depravata. La ricerca diligente rivela, tuttavia, che la vera Salomè è molto diversa dalle descrizioni popolari.”
 
Facendo riferimento ai suoi studi, in cui viene evidenziato come Salomè fosse una giovinetta “korasion” (come lo era anche la figlia di Iairo), ho assunto che la fanciulla avesse appunto tredici anni. Non è plausibile, comunque, che una diciannovenne dell’epoca corresse da sua madre per ricevere istruzioni.
 
Analogalmente ho posto la prigionia e la morte di Giovanni Battista a Tiberiade e non a Machaerus in Transgiordania, una roccaforte ai confini dei territori di Antipa. Il professore spiega infatti come Giuseppe (Antich. 18:119) sia caduto in errore.
Ho trovato interessante anche la questione dei pani e dei pesci del famoso miracolo di Gesù fatto in occasione del “Discorso della montagna”, sulle colline che si affacciano a Taghba.
 
Alcuni studiosi della Bibbia suggeriscono che i “pesci” altro non fossero che quella sorta di polpette molto diffuse a Oriente non solo all’epoca, ma anche ai giorni nostri (molto apprezzate infatti anche dai giapponesi). Queste polpette sono fatte con una pianta marina, conosciuta come “pianta del pesce”, che viene seccata al sole e infine ridotta a polvere in un mortaio per ricavarne la farina da cuocere al forno. Nell’Antica Babilonia le polpette di piante del pesce erano parte integrante dell’alimentazione ma erano molto conosciute anche ai tempi di Gesù e in quelli successivi (raccomandate pure dai musulmani nella loro alimentazione).
 
I famosi pani e pesci che appaiono nella versione della Bibbia giunta a noi, altro non sarebbero che una traduzione errata dei pani di pesce.
 
Esiste infine anche una considerazione di carattere pratico: era più facile che nella cesta del pane si conservassero polpette cotte al forno piuttosto che pesce crudo che, in quel clima caldo, sarebbe andato a male molto rapidamente rovinando l’intero contenuto della cesta stessa.
Battaglia di Nicopoli
Nel romanzo troviamo il protagonista narrante partecipare alla Battaglia di Nicopoli, avvenuta il 25 settembre del 1396. Anche qui ho cercato di rimanere quanto più attinente possibile alla vicenda storica, alle sue dinamiche e ai suoi protagonisti. Il mio intento era far capire la mancanza di coesione tra le forze occidentali e i dissidi che hanno poi portato all’esito fallimentare della crociata. Ho dato voce alla lite prima della battaglia tra il re Sigismondo d’Ungheria e il connestabile di Francia Philippe d’Artois, e a tutta una galassia di personaggi tra i quali spicca Johan Schiltberger. Non si può infatti che rimanere affascinati dalla vicenda umana di questo adolescente, partito come paggio al seguito del suo signore e catturato in battaglia dagli Ottomani, che trascorse i decenni successivi come schiavo ma è riuscì infine a tornare in patria raccontando la sua storia e regalandoci così un interessantissimo spaccato delle vicende dell’epoca (Shiltberger J., Eine wunderbarliche kurzweilige Historie…, Inselverlag, Leipzig, 1917).
 
Il trattamento riservato dal sultano Bayazid I ai vinti nonché l’entità somma di riscatto richiesta al sovrano di Francia, corrispondono a quanto accaduto (Atiya A., The Crusade of Nicopolis, Methuen, London, 1934).
I personaggi storici inventati nel libro, come ad esempio i mercanti di schiavi, il parakoimomenosl’argiroprata e altri, si basano su persone realmente esistite o figure normalmente presenti nel tessuto economico-sociale dell’epoca.
 
Santa Sofia a Costantinopoli

Una di questi è il personaggio di Philothea, la donna medico a Costantinopoli, che si ispira alle figure femminili che, fin dal mondo greco, si erano dedicate alla professione medica. Erano soprattutto ostetriche, ma la specializzazione non deve essere vista come ghettizzante dal momento che in tutto l’Oriente mediterraneo veniva dato alto valore alla maternità. Un’importante novità del mondo bizantino è l’invenzione degli ospedali pubblici (fino ad allora esistevano solo quelli militari), oltre a ostelli, ricoveri per anziani, orfani, bisognosi e stranieri. Nel grande ospedale del Cristo Pantokrator c’era una sezione specificatamente femminile nella quale operava un medico donna con altre infermiere e aiutanti donne.

***

 

“Trovata originale, magnificamente trasposta.” Infiniti Mondi

“L’ombra del Serpente” è un romanzo sorprendente. Nel senso stretto della parola: è una continua sorpresa per il lettore.” Passione Lettura

“La storia narrata è così approfondita e i dettagli così ben delineati che i periodi storici della narrazione si sono materializzati davanti ai miei occhi, man mano che procedevo con la lettura.” Anakina blog

“Leggere un libro come quello della Giustiniani è un incanto per la mente. Ricco di colpi di scena – ma anche dotato di storia, di poeticità e di significato – rende il mestiere della blogger ricco di soddisfazioni.” Les Fleurs du mal blog

 

Titolo: L’ombra del Serpente (File JE60754 saga, Vol. 1)

Autore: Isabel Giustiniani

Editore: Isabel Giustiniani Storie di Storia

Pagg. 404

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