Andrea Di Lenardo è venuto alla luce il 12 aprile 1994 a Gemona del Friuli (UD). Compositore e suonatore di batteria, sin dalla fanciullezza ha mostrato un notevole interesse per la musica (studiando batteria e chitarra classica) e la storia antica (in special modo per l’egittologia, la biblistica, la storia delle religioni, la cristologia storico-critica, la filosofia, la letteratura, l’antropologia, l’etnologia e la sociologia). Articolista, invitato a numerosi programmi radiofonici e televisivi, ha vinto trofei e premi ad alcuni concorsi letterari e filosofici. Ha conseguito il diploma di maturità classica e al momento risiede ad Udine, anche se si sposta spesso a Venezia, essendo iscritto al corso di laurea in Storia presso l’Università degli Studi Ca’ Foscari.
Nel luglio del 2016 ha dato alle stampe il suo primo libro Israeliti e Hyksos. Ipotesi sul II Periodo Intermedio e la sua cronologia e Exodus. Dagli Hyksos a Mosè: analisi storica sui due esodi biblici, insieme ad Alessandro De Angelis, è il suo secondo saggio. Attualmente sta sottoponendo a revisione i volumi Aton, il dio egizio della Bibbia. Da Mosè a Gesù: storia dei regni di Israele e Giuda e Filistei e Cretesi, che saranno editati quanto prima. Collabora con la casa editrice Altera Veritas come webmaster e scrive per diversi siti web, tra cui ilsapere.org, apocalisselaica.net e notizienazionali.net.
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Hyksos |
D1. Quando e perché è nato il suo interesse per la storia antica ed in particolare per l’egittologia, la biblistica, la cristologia storico-critica e la storia delle religioni?
Quando avevo quattro, cinque anni iniziò a uscire in edicola un’enciclopedia divulgativa di egittologia della DeAgostini dal titolo Egittomania, che il mio nonno materno mi regalava. Da lì è iniziato per me l’interesse per l’Egitto, a cui si accompagnò quello per la mitologia classica. Negli stessi anni, 1998, 1999, 2000, mia madre mi leggeva opere come l’Iliade e l’Odissea di Omero, l’Eneide di Publio Virgilio Marone o miti come quello delle Argonautiche di Apollonio Rodio. Semplificando, messe insieme le due aree di pertinenza, il mito e quella che gli studiosi anglofoni chiamano Greater Mesopotamia, si è ottenuto negli anni a seguire il mio interesse per la storia delle religioni nel Vicino Oriente antico, in senso esteso. Poi – l’ho detto – è comunque una semplificazione. Penso che una passione, anche legata ad ambiti razionali, come lo sono la storia, l’antropologia o la scienza, abbia come punto di partenza ben poco di apollineo e tutto di dionisiaco, per impiegare delle categorie nietzschiane. È una pulsione – vi riflettevo proprio in questi giorni – esistenzialista. Ma non mi accontenterei di trovare le mie risposte personali. Desidero comprendere i significati e i meccanismi dell’uomo, della religione, del simbolo, del mito, della comunicazione.
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Curiosi all’ingresso del sepolcro di Tutankhamon |
D2. Perché ancora oggi le civiltà dei popoli antichi suscitano un notevole fascino anche fra i non addetti a i lavori?
Sì, ma senz’altro in misura minore rispetto al passato. Se compariamo il mondo intero che seguiva la scoperta (il 4 novembre 1922) e l’apertura della tomba di Tutankhamon (KV62) da parte di Howard Carter, cent’anni fa, con lo scarso interessamento che vi è stato ultimamente circa l’ipotesi che ivi potesse celarsi un’ulteriore camera sepolcrale, penso che la differenza sia palese. Oggi forse c’è più un interesse fantascientifico da parte dei non addetti ai lavori per il Vicino Oriente antico esteso, per temi come la costruzione delle piramidi, eccetera. Vi è poi senz’altro un interessamento di alcuni, influenzati dalle teorie New Age e da concezioni antropologiche fortunatamente superate, come l’evoluzionismo sociale, che guardano all’antico per cercare il contrario di ciò che credono di avere: in altre parole il mito del buon selvaggio rousseauniano farcito di un po’ di esotismo e di antinomie us and them. Tutto questo, si intende, fuori dagli ambienti accademici. Per non dare una visione esclusivamente negativa, voglio comunque constatare che un certo discreto interessamento vi è, forse in risposta alla preponderanza di una visione greco-romanocentrica che era preponderante nella scuola italiana fino a un po’ di anni fa.
D3. Ritiene vi siano popolazioni di età remota di cui si sappia ancora poco e che pertanto siano indispensabili ulteriori studi e ricerche storiche?
Sicuramente. Per portare un esempio, uno delle mie prossime fatiche letterarie sarà su una di queste civiltà di cui mi chiede, proprio, i Popoli del Mare, citati in Egitto nel tempio di Medinet Habu di Ramesse III, nell’archivio epistolario diplomatico di el-Amarna e altrove. Di questo insieme di popolazioni, si ritiene maggiormente certa l’identificazione fra gli Shardana e gli antenati dei Sardi, ma per gli altri popoli e comunque in generale c’è moltissimo lavoro di ricerca ancora da svolgere. Questo solo per fare un esempio di culture di cui si sa ancora poco nel mio ambito di pertinenza.
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Israeliti e Hyksos di Andrea Di Lenardo |
D4. Quando e come è nata la sua collaborazione con la casa editrice Altera Veritas?
A luglio o agosto 2016. Mi trovavo a Creta a lavorare al saggio di cui stavo parlando, sui Cretesi e i Filistei e i Popoli del Mare più in generale, e avevo appena pubblicato il mio primo libro, Israeliti e Hyksos, a luglio, quando mi contattò Alessandro De Angelis dell’Altera Veritas per sottopormi alcuni capitoli di un libro che stava scrivendo, capitoli nei quali trattava degli Hyksos, appunto. Dalla lettura critica si è passati poi a una collaborazione per la scrittura vera e propria del libro. Attualmente gestisco anche il sito web e i social network per questa casa editrice, per la quale pubblicherò anche il mio prossimo saggio, Aton.
D5. Quali sono state le motivazioni che l’hanno spinta a scrivere, insieme ad Alessandro De Angelis, il saggio Exodus. Dagli Hyksos a Mosè: analisi storica sui due esodi biblici?
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Espulsione degli Hyksos dall’Egitto |
Direi un approccio policausalistico al fenomeno religioso. In Israeliti e Hyksos mi ero occupato anche dell’Esodo biblico. Ma i tentativi che avevo fatto, a guisa di Evemero, di rintracciare un contesto storico da cui potesse essere scaturito tale mito o in cui potesse essere parzialmente ambientato, non bastavano. Avevo ivi analizzato due fatti storici quali l’espulsione degli Hyksos dall’Egitto da parte di Ahmose, fondatore della XVIII dinastia, la prima del Nuovo Regno, e l’eruzione minoica di Santorini (secondo le stime più recenti intorno al 1628 a.C.). Ma vi era dell’altro, delle forti analogie con il contesto della cosiddetta eresia di el-Amarna di Akhenaton. E così ho scritto ancora, sull’Esodo. E così è nato Exodus. E vi scriverò ancora, in Aton. Penso che un mito o il rito, eccetera, non possa essere realmente analizzato e compreso il più possibile in una prospettiva monocausale, e di questo peccano molte teorie antropologiche, per questo sono sempre suscettibili di critiche. Per quanto riguarda l’Esodo io ipotizzo che da un nucleo in qualche maniera storico, nel senso ante litteram che esso potesse avere, quindi di narrazione orale, relativo a più eventi (l’espulsione degli Hyksos, l’eruzione minoica, il culto di Aton di el-Amarna), sia stato rielaborato in epoca post-esilica. Sul valore ideologico per il mito gregario di unità nazionale in epoca post-esilica dell’Esodo non posso che rimandare a Oltre la Bibbia del prof. Mario Liverani dell’Università La Sapienza di Roma.
D6. Considera meritata la fama del faraone Amenophi IV (Akhenaton), morto quasi 3500 anni fa?
Penso che le sue decisioni politico-religiose (elevare sopra a tutte le altre divinità un dio poco rilevante prima di suo padre, Amenhotep III, e spostare la capitale in una nuova città, Akhetaton, l’orizzonte di Aton, l’attuale sito di el-Amarna) abbiano avuto un’influenza, come già evidenziava nei suoi tre saggi in punto Sigmund Freud, imprevista e imprevedibile sulla storia della religiosità del mondo, fino al punto di riscoprire nell’età moderna la figura di Akhenaton, ma attribuendogli significati che molto hanno da dire su di noi che li formuliamo e poco sull’oggetto e sul contesto storico di cui stiamo parlando.
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Akhenaton |
D7. L’egittologo Arthur Weigall definì Akhenaton un romantico, dotato di tutte le virtù ed isolato in un mondo troppo duro. Cosa ne pensa?
Esatto, è proprio a idee come questa a cui mi riferivo. Noi spesso cerchiamo nell’altro, nell’arcaico (un concetto molto fumoso), nell’esotico l’opposto di quello che viviamo nella nostra società. Akhenaton è stato presentato come un mistico pacifista addirittura. Per la mia ricostruzione, egli non era niente del genere. Era un uomo di stato che fa della religione un instrumentum regni, riducendo così l’influenza sulla corte della potente casta sacerdotale del culto di Amon a Tebe, la capitale, che Amenhotep IV/Akhenaton sposta in un sito nuovo, elevando, in una visione enoteistica, l’irrilevante (dunque privo di una casta di sacerdoti) Aton a dio supremo. Non è vero che fosse un non violento. Nel XII anno di regno sedò nel sangue una rivolta in Nubia. E non è nemmeno vero che ebbe tutte le virtù: sicuramente non riuscì a gestire la situazione nella zona Siro-palestinese, sulla quale il controllo egiziano si indebolì, e non considerò che una rottura ‘sì radicale con il potere tebano non avrebbe potuto durare. Infatti già sotto suo figlio Tutankhamon si ebbe la restaurazione di Amon e di Tebe.
D8. È radicata convinzione tra gli egittofili che la compilazione del Salmo biblico 104 sia stata fortemente influenzata dal testo, appartenente ad Akhenaton, dell’Inno ad Aton. È andata veramente in questo modo?
Ritengo che i nessi siano molto significativi, sì. Me ne sto occupando in Aton, dove tratterò i nessi fra atonismo e giudaismo. Bisogna sempre considerare comunque che fra l‘Inno ad Aton e le fonti epigrafiche su Aton e la stesura della Bibbia e la riforma del giudaismo passano quasi mille anni.
D9. Quali donne dei secoli precedenti il Medioevo l’hanno impressionata e per quali motivi?
Una fra tutte Ipazia d’Alessandria d’Egitto, emblema non solo della donna emancipata, ribelle, geniale, colta, ma anche di un mondo che stava via, via morendo, il mondo pagano. Se dovessi vergare le parole dell’epitaffio di quel mondo probabilmente segnerei il marzo del 415 d.C., l’uccisione da parte dei cristiani di Ipazia.
D10. Negli ultimi anni un buon numero di università statali italiane ha ridotto notevolmente gli insegnamenti riguardanti la storia e le civiltà dei popoli antichi. Crede che sia giusto?
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Scarabeo Hyksos con nome del re Seshi |
Credo che sia un’etnicidio. Fra le conoscenze moderne contano sempre di più le tecniche e sempre meno i saperi teoretici, umanistici e artistici. Il sapere è fine a se stesso. Se avesse un fine pratico ne verrebbe snaturato. Questa è la grande ricchezza della filosofia, ma anche della storia, dell’antropologia, dell’arte. Io sono innamorato dell’arte, in tutte le sue forme. Faccio il musicista, ma provo invidia e ammirazione per i geni delle arti figurative, come la mia ragazza, che è una bravissima pittrice. Oggi però l’umanesimo sta morendo. E la scuola e l’università hanno delle grosse responsabilità in tutto questo. Io fortunatamente studio in un Ateneo quale è Ca’ Foscari con un livello molto alto e professori molto preparati nei rispettivi ambiti e con eccellenze internazionali anche. Ma in generale mi sento di dire che i burocrati delle conoscenze moderne stanno strozzando l’umanesimo a suon di tagli a determinati ambiti come quelli che citava e anche con una litania cacofonica composta di C.F.U., I.S.A. e altre non-parole e quisquilie varie (nel senso latino del termine, se mi è consentita una battuta) da cui si è assordati, non appena si varca la soglia di un’aula universitaria.
D11. In questo momento a cosa sta lavorando e quali sono i suoi programmi per il futuro?
Sto scrivendo Aton, di cui parlavo prima, in cui voglio provare a tracciare e ripercorrere la storia degli Ebrei a cavallo di II e I millennio a.C. contemporaneamente dal punto di vista dell’organizzazione statale (Israele e Giuda) e da quello delle modificazioni del monoteismo. In secundis, pubblicherò quel libro su Cretesi, Filistei e Popoli del Mare a cui ho iniziato a lavorare a Creta l’estate passata.
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