Recensione
Filippo Martelli |
Due parole innanzitutto sull’autore di questo romanzo, Filippo Martelli classe 1988, per capire quanto Dante Alighieri e la Divina Commedia rappresentino per lui ben più di un semplice tema per un romanzo. Filippo Martelli è un giovane fiorentino verace che studia da anni con passione e in maniera indipendente l’opera di Dante, gestendo anche un blog – “The Voyager” – affiliato al forum ufficiale dell’omonima trasmissione televisiva. Da quando, nel 2009, ha scritto i testi per il documentario di Michele Rossi “Il divin segreto. Enigmi e verità su Dante Alighieri”, ha proseguito personali ricerche sulle opere di Sandro Botticelli e sulla Divina Commedia approdate infine ad una nuova e intrigante teoria sulla stessa.
Inchino con tanto di cappello quindi ad un giovane che, con i suoi studi, abbraccia quelli di Francesco Fioretti e Giuliano Di Benedetti (un ricercatore che afferma che Inferno e Purgatorio sono ambientati a Nemi, nome rinvenuto dallo stesso Martelli in un messaggio cifrato) e li amplia affermando di aver individuato l’ambientazione terrena del Paradiso. Tutto questo tramite la scoperta e successiva traduzione di un messaggio arcano di 47 righe, in lingua occitana, celato da Dante nei suoi versi e attraverso lo studio di 30 opere del Botticelli. Questa ricerca è valsa a Martelli il secondo posto nell’edizione 2013 del “Premio Nazionale Ricerca nel Mistero”.
Ma veniamo ora al romanzo.
L’oro di Dante non è un romanzo storico propriamente detto ma un thriller esoterico ambientato ai giorni nostri. Non rientrerebbe quindi esattamente nel focus di Storie di Storia, ma ho deciso di recensirlo sul blog in ragione della notevole mole di ricerca storica e documentale che ne è alla base.
L’autore dimostra di muoversi a suo agio tra ambienti e personaggi che sembra essersi cucito addosso, come i ricercatori e studiosi Marco Bramanti, James Harris e Beatrice Di Leo, che operano negli ambienti accademici. Gli ingredienti tipici del genere ci sono tutti partendo dall’alchimia allo gnosticismo, passando per i templari e la cabala ebraica, fino ai tarocchi e al Priorato di Sion alias Rosacroce, il Graal e altro. Irrinunciabile la presenza della setta segreta che cospira nell’ombra. L’impressione di “troppa carne al fuoco” che coglie all’inizio della narrazione viene poi mitigata dalle accurate spiegazioni dei protagonisti che sanno collegare, man mano la storia procede come una sorta di mosaico ad incastro, tutte le tessere della teoria senza sbavature.
Può un ottimo saggio frutto di lunghi studi trasformarsi in un altrettanto eccellente romanzo?
Filippo Martelli ci prova con palpabile entusiasmo e le sue indubbie doti di scrittore emergono tramite una scrittura fluida ed estremamente attenta ai particolari. Ottima la sapiente gestione dei dialoghi che conferisce il giusto movimento alle scene e spezza quelli che altrimenti apparirebbero monologhi di insegnamento. La vicenda scivola agilmente sotto gli occhi del lettore ma paga il prezzo della grossa mole di informazioni che vuole trasmettere. Il testo risulta a volte appesantito e le lunghe dissertazioni dei protagonisti sulla Divina Commedia e il suo simbolismo occupano un posto preponderante in quella che dovrebbe essere una struttura narrativa più a stampo di evasione che divulgativa. I personaggi ne soffrono non riuscendo a emergere completamente come figure tridimensionali bensì restando relegati sullo sfondo degli argomenti di cui trattano.
I tre punti nodali del romanzo (conversazioni Marco Bramanti-James Harris, Marco Bramanti-Fiorella Speziali e Bramanti-Harris-Speziali-Di Leo nella bibiloteca storica di Firenze) sono intervallati da eventi e azioni al cardiopalma con omicidi efferati, inseguimenti, sparatorie, rapimenti e fughe tra Roma, Venezia e Firenze. La generosa dose di azione concentrata in un intervallo temporale ristretto – se si considera che tutta la vicenda si svolge nell’arco di un paio di giorni – unita alla componente esoterica e suspense tipica del thriller, fanno rientrare la storia nel filone portato alla fama da Dan Brown. Filippo Martelli unisce però una marcia in più: le sue personali ricerche e le teorie sulla scomposizione simbolica dei dipinti del Botticelli.
L’oro di Dante è un romanzo di esordio molto ambizioso, ma che merita senza dubbio per la notevole qualità profusa in ogni sua pagina. Non mi sentirei di consigliarlo come “lettura da sotto l’ombrellone” bensì a coloro che, appassionati di ricerca storica e mistero, vogliano imparare qualcosa in più o riflettere per guardare con altri occhi ciò che troppo spesso viene dato per scontato.
Titolo: L’oro di Dante
Autore: Filippo Martelli
Editore: PSEditore
Pag.: 500
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