Per non perdere l’umanità: una ricostruzione storica della questione nord-sud – Enrico Landoni

Enrico Landoni è docente di Storia contemporanea presso l’Università eCampus. È autore di alcuni testi sulla storia politica e amministrativa di Milano ed ha condotto diversi studi sulla storia del movimento sportivo italiano e internazionale. Per Mimesis ha dato alle stampe l’opera Gli atleti del duce. La politica sportiva del fascismo 1919-1939 (2016), che è stata proposta all’attenzione al LI Concorso Letterario del CONI.

Di particolare importanza per una piena comprensione del volume Per non perdere l’umanità: una ricostruzione storica della questione nord-sud (pubblicato nel mese di marzo del 2020) è sia l’introduzione dell’autore che la presentazione dello stesso da parte dell’editore nella seconda di copertina.

Enrico Landoni

Nell’introduzione Enrico Landoni afferma che: «… Così, ormai più di un decennio fa, Giampaolo Calchi Novati spiegava con straordinaria efficacia le ragioni della progressiva rimozione dal dibattito pubblico delle numerose e complesse questioni riguardanti le condizioni di vita di miliardi di persone, comprese sostanzialmente tra il Golfo del Messico e il Mar Cinese Meridionale, delle loro specificità e delle loro dinamiche, in una logica di lungo periodo e di interdipendenza Nord-Sud. Come se appunto per i paesi ricchi e per l’Occidente in particolare, sedicente portatore di civiltà, il permanere e l’aggravarsi di impressionanti squilibri economico-sociali all’interno di vaste aree del pianeta, più o meno lontane dal centro del progresso, rappresentassero tutto sommato qualcosa di poco rilevante e comprensibile, all’interno di un mondo reso piatto dalla globalizzazione economica, ma al contempo sempre più frammentato, disarticolato, e inconsapevole della propria autentica unità. A ciò ha contribuito anzitutto la cosiddetta fine della geografia, destinata, secondo Richard O’Brien, a essere marginalizzata dai nuovi ritrovati dell’informatica, dalla riduzione dell’identità, della cultura e delle specificità dei luoghi a mere coordinate e, con particolare riferimento alla realtà italiana, da sciagurate riforme scolastiche. E vi ha poi concorso, in perfetta sinergia, anche la crisi della storia, apparentemente fuori moda e poco utile perché, così come ha acutamente osservato Agostino Giovagnoli, non racconta più l’epopea vittoriosa del progresso guidato dall’Occidente, ma non racconta neppure un’altra epopea, finendo col risultare, soprattutto agli occhi dei meno avvezzi allo studio delle fonti, una mera esposizione di fatti privi di un filo conduttore e tra loro disarticolati. Di qui dunque la duplice necessità di riscoprire il senso della storia, intesa come rappresentazione e comprensione della realtà che ci circonda, e di riaffermarne il rilievo e la missione fondamentale, che consiste non solo o tanto nel produrre un preciso racconto di avvenimenti passati, quanto piuttosto nell’offrirne una visione organica e articolata, in grado di far emergere i rapporti causa-effetto, le profonde relazioni che legano fatti, luoghi e circostanze solo in apparenza tra loro distanti e le ragioni dell’interdipendenza tra differenti stati, popoli e culture del pianeta. Ed è proprio la questione del rapporto Nord-Sud, completamente espunta sia dall’agenda politica sia dal discorso pubblico, ma assolutamente bisognosa, anche in virtù della sua attualità, di una ricostruzione organica e rigorosa e di un tratto sintetico unificante, a chiamare oggi direttamente in causa lo storico contemporaneista e, per l’appunto, l’utilità del metodo storico. Ne è nato così un libro che, attraverso un approccio interdisciplinare e grazie soprattutto al decisivo apporto di numerosi archivi digitali, punta in primo luogo a rimettere in fila fatti e avvenimenti ormai dimenticati, all’interno di una prospettiva di ampio respiro.

 

 

Prova poi anche a spiegare tempi e modi del prepotente emergere sulla scena internazionale del cosiddetto Terzo Mondo e della sua piattaforma rivendicativa, analizzando naturalmente i numerosi problemi direttamente connessi all’impressionante divario Nord-Sud, con particolare riferimento al dramma del debito. E si propone infine di ricordare l’importanza dell’impegno profuso dalla Chiesa, dalla comunità internazionale e da alcune grandi personalità politiche, con particolare riferimento a Willy Brandt e Bettino Craxi, per la soluzione di questa emergenza e, più in generale, per il riequilibrio delle relazioni tra paesi pienamente sviluppati e in via di sviluppo e per la costruzione di un nuovo ordine mondiale, all’insegna dell’interdipendenza, della giustizia e della pace. Il fine ultimo di questo lavoro di ricerca è quello dunque di provare a mantenere saldamente in vita la memoria di questa straordinaria lezione di umanità, erroneamente scambiata per vuota retorica dall’approccio ideologico, complottista e dietrologico dell’antropologo Jason Hickel, facendo della sua forza e del suo spirito i migliori antidoti a disposizione contro il veleno delle quotidiane mistificazioni politiche e l’ammaliante sirena della fuga dalla complessità».

Nella presentazione del libro da parte dell’editore il medesimo dichiara che: «Sono circa 820 milioni le persone nel mondo che soffrono la fame, cifra purtroppo in costante seppur lieve aumento dal 2016, secondo l’ultimo rapporto sulla sicurezza alimentare della FAO. Al contrario, l’indice di sviluppo umano (ISU, in inglese HDI), che ha raggiunto livelli sempre più elevati nei paesi industrializzati, sta precipitando, specialmente in Africa e nel Sud-Est asiatico. Inoltre, nei paesi in assoluto più poveri un bambino che nasce oggi ha un’aspettativa di vita inferiore ai cinquant’anni. La geografia dello sviluppo umano riproduce così, in tutto e per tutto, lo schema ormai classico della separazione Nord-Sud, che si conferma un modello ancora valido per comprendere e analizzare le attuali dinamiche economiche, socio-politiche e demografiche del pianeta all’interno di processi di lungo periodo. Questo paradigma, reso in apparenza obsoleto dalla globalizzazione economica e dallo sviluppo di alcuni grandi paesi del Sud del mondo, resta dunque un’efficace chiave di lettura della realtà, di cui soltanto le lenti di ingrandimento del metodo storico e di una ricostruzione di ampio respiro possono restituire appieno e in modo comprensibile la complessità e la problematicità».

La ricostruzione storica del sottosviluppo e del debito dei paesi del Terzo Mondo (vexata quaestio) viene trattata dall’autore, nel testo preso in esame, con competenza, precisione e snocciolando tutta una serie di dati necessari per cercare di comprendere fino in fondo l’argomento esaminato. Inoltre si ritiene che quanto detto sia nell’introduzione dal Landoni sia nella presentazione dell’opera da parte dell’editore abbia spiegato a sufficienza scopi e finalità del volume. Di grande utilità sono le numerose note a piè di pagina e l’indice dei nomi. Un libro meritevole di notevole attenzione che si consiglia di leggere e/o regalare a coloro che sono interessati a conoscere in profondità le problematiche relative al divario Nord-Sud, con particolare riguardo alla questione del debito.

Titolo: Per non perdere l’umanità: una ricostruzione storica della questione nord-sud

Autore: Enrico Landoni

Editore: Mimesis Edizioni

Pagg. 266

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