SINOSSI
Firenze, tredicesimo secolo. La guerra tra Guelfi e Ghibellini distrugge intere famiglie. Tutta la Toscana è sconvolta, ma le due fazioni non sanno che la loro guerra è solo il pallido riflesso di uno scontro che dura da secoli tra i misteriosi abitanti delle lande dello Spirito.
Con ogni mezzo a sua disposizione, Kabal, spirito guida della famiglia Cavalcanti, trama per non soccombere e conquistare il potere. Ha un asso nella manica: il suo nuovo capofamiglia umano, il guerriero e poeta Guido Cavalcanti. Per salvare la sua città e coronare il suo sogno d’amore, Guido dovrà inseguire il miraggio di una pace impossibile, e in questo lo aiuterà un giovane e timidissimo poeta, di nome Dante Alighieri…
Guerra, tradimenti, intrighi e magia in perfetto equilibrio tra la ricostruzione storica e il fascino di ciò che si cela dietro le quinte dell’umanità, con la cornice fiorentina della Divina Commedia!
Livio Gambarini, classe 1986, si è laureato con una tesi sulla letteratura fantasy in Italia e fa parte dello staff del corso di scrittura creativa dell’Università Cattolica di Milano. Ha esordito con il romanzo storico “Le colpe dei padri” (ambientato nella Lombardia del 1325) ma ha all’attivo anche diversi racconti di speculative fiction che hanno ricevuto premi e menzioni in concorsi italiani di fantascienza, horror e fantasy.
Ci troviamo dunque di fronte ad un personaggio eclettico, che sa unire passione per la Storia e letteratura fantasy con una sana dose di forza creativa.
Il frutto di tutto ciò è Eternal War, un romanzo fantasy storico difficile da catalogare in quanto rifugge tutti i canoni del genere per creare (finalmente!) qualcosa di assolutamente innovativo.
La vicenda di svolge su due piani – quello materiale e quello spirituale – che non si incontrano (quasi) mai. Nel piano materiale troviamo la Storia, ben conosciuta dall’autore e tratteggiata con tocchi sapienti, che ci immerge nella Firenze del tredicesimo secolo dilaniata dall’antagonismo tra Guelfi e Ghibellini. A partire dalla battaglia di Montaperti, Gambarini ci guida nelle vicende delle casate dei Cavalcanti e Degli Uberti, che non si risparmiano colpi e trame per raggiungere il potere, fino all’imposizione di Guido, il giovane rampollo dei Cavalcanti. A questo personaggio storico, fine poeta oltre che combattente, l’autore tributa disfide poetiche nelle quali assistiamo a gradevoli camei di Dante Alighieri, Rustico Filippi e Cecco Angiolieri.
Al piano materiale si affianca/sovrappone quello spirituale, e qui sta la vera innovazione del romanzo. L’autore riesce a creare una commistione tra tradizione pagana e cristiana presentandoci tutti i protagonisti immateriali propri delle due: tra santi, penati, spiriti dell’antica Roma, lari, muse e chi ne ha più ne metta, ci troviamo di fronte ad un pout pourri davvero inedito.
“Scherza coi fanti e lascia stare i santi”, recita un vecchio adagio. Confesso di aver letto le prime decine di pagine di questo libro con un sopracciglio costantemente alzato, quasi frutto di una paresi, ma man mano che la storia procedeva, non si poteva non dare atto di come questa “trovata” e, soprattutto, il modo in cui era stata condotta, fosse qualcosa di assolutamente riuscito. E, a mio avviso, non era per nulla facile o scontato.
Come protagonisti principali del piano spirituale, troviamo gli Ancestrarchi, spiriti guida delle varie famiglie che si occupano e preoccupano di proteggere le anime dei loro assistiti. Ma non si tratta di figure angeliche o simili, bensì veri e propri numi tutelari che si prodigano nella loro missione con tutti i mezzi di cui dispongono per la gloria dei discendenti delle loro famiglie. Come in una sorta di partita a scacchi, gestiscono i propri protetti come pedine, o almeno cercano di influenzarne il comportamento, al fine ultimo di ottenere il benessere della casata che custodiscono.
Il sistema magico creato attorno ad essi è davvero complesso e originale, tanto che non annoia mai né dà quella sensazione di “deja vu” che affievolisce l’interesse.
Lo stile del libro, dunque, è a doppia narrazione (spirito-materia) ma ciò non crea confusione perché annunciato dall’autore, oltre che dal carattere tipografico che varia dal normale al corsivo (un sistema, d’altro canto, che apprezzo e che ho usato io stessa nel mio romanzo L’ombra del Serpente).
Lo stile è scorrevole e accattivante, velato di ironia non invadente e che mai fa scemare il coinvolgimento del lettore. L’unica stonatura, a mio avviso, sta proprio – e curiosamente – nel titolo: un titolo in inglese per un romanzo che mischia storia italiana ed elementi immateriali anch’essi di origine e cultura italiche, come direbbero a Napoli, “non ci azzecca” nulla.
Ne consiglio la lettura agli amanti del fantasy, ma anche quelli dei romanzi storici propriamente detti: un’occhiata fuori dagli schemi, soprattutto quando condotta magistralmente come fa il Gambarini, è sempre una ventata di aria intellettuale nuova.
Titolo: Eternal War. Gli Eserciti dei Santi
Autore: Livio Gambarini
Editore: Acheron Books
Pagg. 257
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