Le origini
Gli Osanna hanno ruolo centrale nei riti della domenica di Palme. Prime attestazioni di una processione in quel giorno si hanno a Gerusalemme, nel IV secolo. A Roma invece, al tempo di papa Leone Magno (440-461), l’inizio della settimana santa era ancora molto sobrio: una messa domenicale nel corso della quale si leggeva il Vangelo della passione secondo Matteo. In seguito, su suggerimento dei pellegrini che erano andati a Gerusalemme, si introdusse quest’eucaristia con la processione delle palme, che assunse in occidente, fin dall’inizio, il carattere di un corteo trionfale in onore di Cristo re. La celebrazione ha conservato a lungo un certo carattere di evocazione storica. Sovraccaricata, durante il medioevo, di elementi di diversa provenienza, semplificata al tempo del rinnovamento della settimana santa (1955), essa ha ritrovato, a partire dalla riforma del 1970, una grande sobrietà. Ove, come in Tuturano, vi era compresenza di rito greco e rito latino, la Processione della Sannà, univa la parrocchiale greca a quella cattolica.
L’occasione del restauro e dello spostamento dell’Osanna di Tuturano, a iniziativa della Civica Amministrazione rende questo monumento della pietà popolare ora compiutamente leggibile; va esso considerato all’interno di una tipologia che nel Salento ha amplissimo riscontro e sovente è stata ricondotta a matrici precristiane.
Tutti conoscono la Colonna dell’Osanna, sita nella frazione di Tuturano alle porte di Brindisi. Pochi conoscono il suo valore spirituale e simbolico. Si tratta di un monumento in pietra di Carovigno. Questi monoliti, sormontati da una croce sono comuni un po’ dappertutto nel Salento. Molti fanno risalire questi monumenti, oggi chiamati Osanna, Sannà, addirittura come detto sopra a culti precristiani presenti in zona. Essi richiamerebbero secondo alcuni storici, i rituali di fertilità della terra, pur praticati nelle nostre zone rurali ancora in età tardo-romana IV-VI secolo d.C. In effetti secondo molti, le Osanna non sarebbero che “Menhir” cristianizzati, antichi eco di un passato pagano. Molte risposte però oggi vengono dall’archeologia. Su tantissimi “menhir”, ritenuti erroneamente precristiani, recenti indagini archeologiche condotte dalla cattedra di Archeologia Medievale dell’Università del Salento hanno dimostrato come questi monoliti, spesso e volentieri, più che di un passato pagano, sembrano parlarci di un’epoca a noi molto più vicina: il Medioevo. Essi devono intendersi più come un “lascito testamentario” di quella koine culturale che era la Terra d’Otranto bizantina. Nel IX secolo infatti Brindisi viene ricostruita dai Bizantini, come ci ricorda l’epigrafe di Lupo Protospatario su un basamento delle Colonne del Porto, e qui questi rimangono fino al 1070 anni in cui si colloca la conquista normanna. La città, così come tutto il suo territorio risentono della cultura bizantina, e numerosi casali vengono abitati da gente “greca”. Esempio di questa “greecità” di Brindisi sono le numerose chiese medievali che esistevano in città, oggi tutte scomparse, come la chiesa di San Basilio che doveva trovarsi nei pressi delle colonne romane[1]. . Il culto greco a Brindisi, permea così territorio e città, diventandone tratto quando non fondamentale, comunque caratteristico. C’è da annotare che ancora fino ad epoca post-tridentina, nel XVII secolo esistevano focolai dei rito greco a Brindisi e nel suo territorio, così come nella vicina Tuturano. La frazione infatti, fu abitata fin dal Medioevo da genti greco-albanesi, bizantini che quindi praticavano il culto greco-ortodosso. A Tuturano da documenti medievali ci sono note due chiese, quella di San Eustachio e quella dei Santi Cosma e Damiano[2]. Di queste due chiese, una certamente era di origine bizantina, esistenza tra l’altro arcinota poiché nell’attuale Piazza Regina Margherita vi era la chiesa denominata appunto “greca”, memoria ne è rimasta dopo il suo crollo in un acquerello conservato presso l’Archivio di Stato di Brindisi e nella locale chiesa parrocchiale. Il nome di questa chiesa era S.Anastasio. In via del tutto ipotetica si potrebbe collegare la chiesa di S.Anastasio sita in piazza Regina Margherita, con la medievale chiesa di S.Eustachio, santo dal nome tipicamente orientale. Senza perderci in disquisizioni circa i nomi e l’ubicazione delle stesse chiese, passiamo ora a inquadrare l’Osanna di Tuturano, nel contesto del paese.
La collocazione topografica
L’Osanna si trovava inizialmente nei pressi della chiesa Madonna del Giardino, nell’attuale Largo Cairoli, e fu spostata in epoca imprecisata, comunque moderna, lungo l’attuale Via Vittorio Emanuele. Questi monoliti, oltrechè ad avere una funzione sacra soprattutto durante la “domenica delle Palme” per la tradizionale benedizione, segnavano soprattutto l’inizio di un villaggio. Erano un segno di demarcazione nella campagna medievale. Difatti come fa notare P. Arthur, ordinario di Archeologia Medievale all’Università del Salento “la costituzione di un territorio cristiano e la fondazione di innumerevoli villaggi o casali con le loro esigenze cultuali e religiose non poteva prescindere dall’individuazione, consacrazione e riconoscimento di luoghi deputati alle funzioni di cui era garante la Chiesa. In un primo momento organizzativo, questi luoghi potevano essere stati identificati con semplici croci, in pietra e forse anche in legno, dove i fedeli potevano radunarsi nei giorni e nei momenti in cui si svolgevano le funzioni sacre”. Il monolite smette così di essere centro di sacralità, ma assume valore universale, in cui la collettività stessa, intesa come comunità di un paese , si ritrova. Esso rappresenta “l’ombelicus mundi” del villaggio, del casale e dei suoi abitanti. E con una croce sopra, essi divengono simbolo dell’identità cristiana, soprattutto in epoca altomedievale. Infine la vicinanza con il luogo di culto più antico di Tuturano, la chiesa vecchia o Madonna del Giardino, (che secondo recenti scavi archeologici è ben più antica del XVI secolo con affreschi che arrivano addirittura al XIII secolo) confermerebbe l’ipotesi sopra esposta, ovvero un monolite che segna l’inizio del villaggio, segno di identità del luogo. Altresì lo spostamento lungo il moderno asse viario di ingresso al paese, Via Vittorio Emanuele, confermerebbe questa ipotesi. E’ chiaro che in assenza di dati certi, qualunque ipotesi deve essere accolta e valutata, purchè in un’ottica interdisciplinare che non escluda il monumento dal contesto storico-culturale in cui si viene a trovare.
La datazione
Nevralgico nodo è stato da sempre la datazione di questo monolite il quale, in assenza di scavi sistematici è impossibile datare con precisione, quand’anche diviene inutile datare se non si prendono in considerazione variabili sociali, storiche e archeologiche. Tra il 1951 e il 1956, Giuseppe Palumbo fece alcune indagini “al fine di ricercare tutti i menhir di cui è depositaria questa estrema terra di Puglia”. Da sempre, si direbbe, queste costruzioni, hanno esercitato un fascino particolare derivante, in particolar modo, dal mistero che le ha sempre circondate. I megaliti, nel Salento come in tutto il mondo, hanno sempre avuto funzione rituale, e questo culto delle pietre ha avuto tale persistenza da convincere dell’opportunità di cristianizzarlo. Croci furono aggiunte sia in cima sia in incisione sulle facce dei megaliti; questi arcaici riferimenti della litolatria, furono così assorbiti e, in certo senso, ne fu garantita la conservazione come Osanna o Sannà. Intorno a tali luoghi sorsero leggende e superstizioni, popolate da gnomi, giganti e fate. Si può pensare, sula base delle datazioni conosciute che la rifunzionalizzazione dei megaliti sia avvenuta nei decenni successivi la riforma tridentina, ossia fra XVI e XVII secolo in cui pure molti Osanna vennero eretti senza far ricorso a preesistenze. L’Osanna di Tuturano, in pietra di Carovigno, espressione della devozione popolare, può pensarsi, date le sue caratteristiche, non sia la risultante del riuso di un menhir. Mancano indicazioni sulla data di costruzione che può tuttavia pensarsi, in accordo all’indicata cronologia, compresa fra il XVI e il XVII secolo. Come gli altri, ha un ruolo centrale nelle funzioni religiose della Domenica di Palme: ad esso infatti si dirige la processione di quel giorno, evocativa dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme. Ma debbono essere fatte, per dovere storiografico, altre considerazioni.
Secondo alcuni, il manufatto risalirebbe al XVI – XVII secolo, anni in cui si ricostruisce tra l’altro la Madonna del Giardino, crollata per un evento avverso. E’ pur vero che alcuni di questi monumenti nascono nel territorio salentino anche nei secoli indicati, (come detto sopra) ma in funzione di una genuina e completa lettura storiografica e archeologica, bisogna prendere in considerazione tante varianti, ovvero il luogo in cui si situano i manufatti e il loro contesto, come detto sopra. Abbiamo visto che intorno a questi monoliti nascono poi le chiese nel medioevo, Tuturano è una frazione che nasce nel medioevo, al 1097 e 1107 risalgono i documenti più antichi di donazione del casale[3], di contro la datazione dell’Osanna (pur in assenza, lo si ripete, di dati materiali certi) deve tener conto anche dei secoli medievali e quindi di costruzione (probabilmente) della chiesetta Madonna del Giardino, nel pieno medioevo, almeno intorno al XII- XIII secolo. In aiuto ci viene ancora l’interessante contributo di P. Arthur nel quale si dice che “si potrebbe immaginare, inoltre, l’effetto coercitivo sulle popolazioni rustiche di questi luoghi “signati cum Cruce” che, col passare del tempo, catalizzano anche l’insediamento”. Infatti si è già parlato sopra della funzione di “polo di aggregazione” che queste pietrefitte avrebbero avuto per i villaggi del Salento, molti “menhir” infatti nel Salento oggi sono divenuti Osanna e portano il nome di villaggi abbandonati come Anfiano, Pazzano etc. E’ ovvio che comunque si tratta di pietre infisse nel terreno che ricordano molto da vicino la più famosa costruzione dei menhir, per questo talvolta sono scambiati come tali. Particolare è anche l’Osanna che si trova nella chiesa di Santa Maria del Casale a Brindisi, la quale è datata IX-X secolo e si trovava proprio nei pressi di una chiesa greca, nel rione Cappuccini, la quale colonna in marmo proconneso mostra sul corpo un interessante simbolismo. Infine quindi, pur in assenza di datazioni certe, prendendo in esame il contesto generale del paese, ovvero della sua storia e delle recenti scoperte all’interno della chiesa Madonna del Giardino, si potrebbe quindi collocare,( in via del tutto ipotetica) al periodo della primitiva costruzione della Madonna del Giardino, intorno al XII-XIII secolo, (come dimostrano gli scavi archeologici e gli affreschi primitivi nell’edificio di culto tuturanese) la messa in opera dell’Osanna che fungeva quindi da polo catalizzatore della popolazione prima, assumendone poi il caratteristico carattere sacrale fin dal medioevo e ancora in epoca moderna.
La moderna ricollocazione
In seguito ai lavori di Rigenerazione Urbana del paese, che hanno visto sorgere il moderno Centro Polifunzionale Giovanile proprio alla fine di Via Vittorio Emanuele, l’Osanna è stata spostata di qualche decina di metri e oggi ha trovato collocazione nel piazzale della nuova costruzione, che oggi più che mai necessita di essere aperta al pubblico, poiché sede di atti vandalici in serie che ne hanno divelto l’illuminazione, prontamente ripristinata, e dei campi sportivi adiacenti che cadono in rovina. La proposta che qui si fa, è quella di creare all’interno del Centro Polifunzionale Giovanile, anche un Centro di Studi sulla storia del paese, che veda coinvolti giovani studenti universitari tuturanesi, che potrebbero portare nuova linfa alla storia del paese.
Note:
[1]: per le chiese greche di Brindisi si veda Rosanna Alaggio, Brindisi Medievale, Spoleto, 2015
[2]: per le chiese di Tuturano nel Medioevo si veda Cosimo Damiano Poso, Il Salento Normanno, Lecce, 1988
[3]: Al 1097 risale la prima donazione del Casale di Tuturano da parte del Conte Goffredo di Conversano alle monache benedettine di Brindisi, nel 1107 alla morte del defunto Goffredo la moglie dello stesso, contessa Sichelgaita conferma alle monache i possedimenti dei casali di Tuturano e Valerano, Tuturano è identificato come “vicus”.
Bibliografia
Rosanna Alaggio, Brindisi Medievale, Spoleto, 2015
Rosanna Alaggio, Brindisi Medievale. Natura, santi e sovrani di una città di frontiera, Napoli, 2009
Cosimo Damiano Poso, Il Salento Normanno, p. 83-85, Lecce, 1988
Paul Arthur, I menhir del Salento, in Puglia Preromanica (a cura di Gioia Bertelli) pp. 289-291, Milano, 2004
Annibale De Leo, Dell’origine del rito greco nella Chiesa di Brindisi : (Brindisi nell’alto Medioevo), (a cura di Rosario Jurlaro), Brindisi, 1974
N.B. le datazioni da prendere in considerazione per l’Osanna e per il pannello devono essere XII-XIII – XVII ad oggi
Federico Sanapo
Vincenzo Sanapo