La Pace di Brindisi fu un patto stipulato a Brindisi nel 40 a.C. fra i tre triumviri Gaio Giulio Cesare Ottaviano (Roma, 23 settembre 63 a.C. – Nola, 19 agosto 14 d.C., in seguito denominato Augusto e divenuto il primo imperatore romano), Marco Antonio (Roma, 14 gennaio 83 a.C. – Alessandria d’Egitto, 1º agosto 30 a.C., ex luogotenente[1] di Cesare[2] e aspirante a succedere alla conduzione politica ed amministrativa della Repubblica romana successivamente all’omicidio di questi) e Marco Emilio Lepido (Roma, 90 a.C. pressappoco – San Felice Circeo, 13 a.C., ulteriore ex luogotenente di Cesare).
IL PATTO

Il patto ebbe origine a causa della mancanza di stabilità politica creatasi con l’assassinio di Cesare alle idi di marzo[3] del 44 a.C. Fra i molteplici personaggi che desideravano avere un ruolo di primo piano, si segnalarono immediatamente Ottaviano e Marco Antonio, dapprima alleati nel voler punire i Cesaricidi[4]. Pure per questo motivo, e ufficialmente per ripristinare la sicurezza e la tranquillità dei cittadini ed offrire stabilità alla Repubblica, nacque nel 43 a.C. il Secondo triumvirato[5], valido per un quinquennio. Fu, diversamente dal primo, un atto conforme alla legge e pubblico (triumviri rei publicae costituendae), pure se in verità determinò una iniziale partizione dello Stato fra i tre condottieri romani.
Il patto si rivelò rapidamente molto fragile, tanto da vacillare già l’anno dopo in seguito allo scontro armato di Filippi[6], vinto brillantemente da Antonio e Ottaviano (invece Lepido rimaneva a Roma). Il primo difatti ebbe la signoria sulle Gallie[7] e sulle province orientali[8] (con l’incarico di dare un nuovo assetto alle stesse), il secondo scelse sapientemente di risiedere a Roma e governare i territori occidentali[9] dell’Impero (così da riuscire a crearsi una stabile base di consenso); invece Lepido fu un po’ per volta emarginato, sebbene avesse fino a quel momento la signoria sull’Africa[10] e sulla Numidia[11]. Si evince, pertanto, che la non belligeranza fra i tre triumviri diventò precaria, i rapporti di forza non furono più in equilibrio e si prefigurò la contrapposizione Est-Ovest, anticipando quindi quella che sarà la suddivisione dell’Impero con Diocleziano (Salona, 22 dicembre 244 d.C.[12] – Spalato, 313 d.C.[13]) e Costantino I (Naissus, 27 febbraio 274 d.C. – Nicomedia, 22 maggio 337 d.C.[14]).

La situazione si aggravò con il conflitto di Perugia del 41 a.C., voluto dal fratello di Antonio, il console Lucio Antonio (81 a.C. – 39 a.C.), che difese gli interessi degli spossessati italici e la supremazia della potestà consolare in confronto a quella del triumvirato. Ottaviano riportò la vittoria, ma fece aumentare l’ostilità fra i due triumviri. Antonio andò velocemente in Italia (esattamente a Brindisi), dove lo attendeva Ottaviano. Lì, e con l’opera di mediazione di Mecenate[15] (15 aprile 68 a.C.[16] – 8 a.C.), i due generali stipularono il patto di Brindisi per addivenire alla pace, che fu rafforzato dal matrimonio di Antonio con la sorella di Ottaviano, Ottavia minore[17] (Nola, 69 a.C. – 11 a.C.[18][19]). Con esso si fissò una nuova spartizione dei territori romani:
- Lepido conservò le due Afriche (proconsolare e nuova), ma ebbe un ruolo via via più marginale, fino a cederle nel 36 a.C. ad Ottaviano e conservare solamente la carica di pontifex maximus;
- Antonio mantenne l’Oriente (lasciando le Gallie e la Transpadana),
- Ottaviano ebbe l’Occidente e l’Illirico.

La pace ottenuta con gli accordi di Brindisi, tuttavia, fu solamente temporanea: la rottura insanabile fra i triumviri avvenne nel 32-31 a.C. con il conflitto egiziano (chiamato così dagli storici). Con la battaglia di Azio[20] del 31 a.C. e il suicidio di Antonio, Ottaviano rimase l’unico dominatore assoluto della Repubblica romana, tramutandola in Impero.
BIBLIOGRAFIA
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[1] Badel, C.; Inglebert, H. L’Impero Romano in 200 mappe. Gorizia: Leg, 2015, p. 75.
[2] Si rammenta l’articolo pubblicato sul blog Storie di Storia: LOVELLI, G. Caio Giulio Cesare: il conquistatore della Gallia; https://storiedistoria.com/2014/04/caio-giulio-cesare-il-conquistatore-della-gallia/ [1° aprile 2014].
[3] Aa.Vv. Atlante Storico. Milano: Rizzoli Larousse, 2004, p. 89.
[4] Aa.Vv. La Grande Storia. vol. XIII. Milano: RBA ITALIA, 2016, p. 19.
[5] Clemente, G. Guida alla storia romana. Milano: Arnoldo Mondadori, 1985, p. 220.
[6] Montanelli, I. Storia di Roma. Milano: RCS Libri, 1997, p. 256.
[7] Sampoli, F. Marc’Antonio. Roma: Newton Compton, 1989, p. 193.
[8] Michelet, J. Storia di Roma. Santarcangelo di Romagna: RL Gruppo Editoriale, 2009, p. 491.
[9] Matyszak, P. I grandi nemici di Roma antica. Roma: Newton & Compton, 2005, p. 141.
[10] La provincia romana d’Africa comprendeva l’odierna Tunisia, il litorale marino orientale dell’Algeria e quello occidentale della Libia.
[11] Coincideva, pressappoco, con la zona nord-orientale dell’odierna Algeria.
[12] Barnes, T. D. The New Empire of Diocletian and Constantine. Cambridge: Harvard University Press, 1982, pp. 30-46.
[13] Roberto, U. Diocleziano. Roma: Salerno Editrice, 2014, pp. 252-255.
[14] Eutropio, Breviarium historiae romanae. X, 8.2.
[15] Autorevole consigliere e caro amico di Ottaviano.
[16] Orazio, Odi. IV 11.
[17] Spinosa, A. La grande storia di Roma. Milano: Arnoldo Mondadori, 1998, p. 296.
[18] Cassio Dione, LIV, 35.4.
[19] Svetonio, Augustus. 61.
[20] Lovelli, G. Le Grandi Battaglie dell’Antichità. Tricase: Libellula, 2016, pp. 44-52.
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