Kakutsa Cholokashvili è un generale georgiano pressoché sconosciuto ai più, le cui doti militari non sono paragonabili a Rommel o Patton, ma che nel suo piccolo ha fatto parlare di sé.
Kakutsa nasce nel 1888 nella regione del Kakheti, vicino a Tbilisi. La sua è una famiglia dell’aristocrazia guerriera georgiana molto influente. Studia all’accademia militare e entra molto giovane nell’esercito zarista come comandante di un reggimento di dragoni. Sposa un’aristocratica georgiana di una famiglia molto antica nel ’12. Nel ’14 la guerra sta per arrivare e per questo viene chiamato alle armi e mandato sul fronte austriaco al comando di alcuni reparti di cavalleria.
È ferito qualche mese dopo da un proiettile e rimane inattivo fino a dicembre del ’14 per poi partecipare alla battaglia dello Sharikamish, sempre come ufficiale di cavalleria. Durante la battaglia riesce a catturare il punto nevralgico dello schieramento ottomano chiamato “nido dell’aquila” e a difenderlo dal contrattacco nemico, nonostante la schiacciante inferiorità numerica. Viene ferito da più proiettili e ricoverato all’ospedale militare di Tbilisi, dove riceve una scimitarra d’oro come riconoscimento per il suo gesto. In pochi mesi si riabilita e partecipa alla campagna mesopotamica del generale Baratov, per poi combattere insieme agli inglesi nel ’16.
Nel ’17 smettono di arrivare ordini dal comando centrale: è iniziata la rivoluzione russa. Kakutsa torna rapidamente con i suoi cavalieri in Georgia dove si unisce agli indipendentisti della prima ora. Si unisce al Partito Democratico di Georgia e diventa comandante in capo delle truppe di cavalleria nazionali, che organizza personalmente. Partecipa alla guerra contro l’Armenia e alla difesa contro l’Urss, ma non abbiamo dati a riguardo. Nel ’19, per pochi mesi, diventa ministro della Difesa.
Dopo la conquista della Georgia da parte dell’URSS non fugge (in Germania) come molti dei “capi” georgiani ma decide di restare a combattere nella sua terra per la sua gente. In poco tempo riunisce un piccolo gruppo di soldati che chiama “i cospiratori della Georgia” e al loro comando lancia una serie di rapidi attacchi di guerriglia in tutto il Kakheti. La risposta sovietica è durissima e, fra rappresaglie, distruzione di villaggi ed esecuzioni di massa, Kakutsa è costretto a muoversi sulle montagne del Caucaso, maggiormente sicure. Qui ottenne l’appoggio della popolazione locale e continuò la sua guerra senza interruzioni. Anche questa volta i sovietici risposero duramente inviando sia truppe di terra che bombardando pesantemente la zona con l’aviazione. Durante gli scontri Kakutsa perse il fratello e fuggì in Cecenia, tornando a combattere in Georgia nel dicembre del ’22.
In accordo con altri gruppi di georgiani dissidenti si unì al “Comitato per l’indipendenza della Georgia” e venne lanciata un‘insurrezione generale ad agosto, che prenderà appunto il nome del detto mese. Kakutsa attacca e conquista la città di Manglisi il 29 agosto, non molto lontana da Tbilisi. Per assicurarsi un retroterra sicuro si mosse poi a nord conquistando Dusheti. Il 9 settembre sconfisse un’armata sovietica inviata per fermarlo, molto più numerosa dei suoi lealisti, grazie a rapidi attacchi mordi e fuggi e sfruttando la “guerra d’attrito”. Nonostante i suoi successi la rivolta venne brutalmente soppressa dalle forze sovietiche che lasciarono terra bruciata per tutta la Georgia, costringendo i combattenti alla resa. Tutti, tranne uno: Kakutsa rifiutò di gettare le armi e arrendersi al nemico. Lanciò una serie di attacchi direttamente contro Tbilisi nella speranza di prendere la capitale ma i suoi uomini erano troppo pochi e non avevano possibilità.
I sovietici allora pensarono bene di dare il colpo di grazia a quel generale così fastidioso. Disposero enormi forze per stanarlo nel Kakheti e riuscirono infatti a circondarlo. Kakutsa però non si lasciò demoralizzare e si aprì una via di fuga attraverso le linee nemiche, marciando per centinaia di chilometri verso sud, braccato e rincorso dal nemico, fino a giungere in Turchia.
Successivamente emigrò in Francia, dove la polizia segreta dell’URSS cercò inizialmente di corromperlo e tornare in patria come filo sovietico, al suo rifiuto fabbricò prove false riguardo un traffico di monete d’oro, poi ancora altre prove su un presunto attentato ai danni di altri esuli georgiani, infine tentò anche di incastrarlo con l’accusa di appropriazione indebita di fondi governativi. Fu arrestato, ma prosciolto da ogni accusa, tuttavia si ammalò poco dopo e morì di tubercolosi nel 1930.
Il suo nome fu causa di tanto tormento per i sovietici che la sua famiglia venne bandita (o sterminata) e sia il suo nome che cognome furono condannati alla damnatio memoriae.
Attualmente è considerato dai nazionalisti georgiani come un eroe nazionale, la sua memoria è stata riabilitata e gli sono state intitolate strade e piazze.
Quanti tragici e gloriosi eventi storici ci sono del tutto sconosciuti!
Grazie per questo interessantissimo articolo.
Grazie, Sergio, per la tua presenza 🙂
Non conoscevo storie di storia grazie alla signora che accudisce mia madre che della Georgia ho conosciuto il sito
Grazie, Spartaco. Certe volte le vie che ci portano a nuove scoperte sono le più impensabili. Anche questo è il bello della vita 😉