I Templari: origine e fine dell’ordine dei monaci guerrieri – parte seconda


SECONDA PARTE

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PARIGI: DOMUS TEMPLI 1297 d.C.

Dopo la fine dell’esperienza in Terrasanta con la caduta di San Giovanni d’Acri, Parigi diventa il centro principale e la sede del Maestro dell’Ordine del Tempio. L’attività finanziaria continua. La sua gestione non è esclusiva dei Templari ma anche di altri ordini monastici che amministrano più o meno saggiamente cospicue fortune patrimoniali. Il monastero o l’abbazia sono luoghi consacrati a Dio e per questo ritenuti inviolabili e temuti da tutti, i monaci-cavalieri contribuiscono però a un forte sviluppo e a grosse novità in merito.
Ci troviamo in uno dei luoghi più sicuri dell’attuale periodo storico: la sede primaria del Banco del Tempio. Entriamo nei locali ordinati e rigorosi dei monaci, mescolandoci tra persone di ogni categoria e ceto sociale; i Templari non facevano troppe distinzioni: chiaramente da saggi mercanti valutavano rischi e servizi ad essi rapportati. In fondo alla stanza troviamo diversi sportelli gestiti da Templari-cassieri, ognuno dei quali con un registro di cassa è pronto a trascrivere ogni movimento di denaro.
Raccolta di fondi da gestire ma anche erogazioni di prestiti con garanzie date in pegno che potevano essere anche bestiame, prodotti agricoli, schiavi, tutto poteva essere utile in caso di insolvenza da parte del debitore.
Per le persone importanti i Templari hanno un prodotto finanziario su misura: il conto corrente. In qualsiasi momento il cliente può disporre dei propri averi con semplici lettere inviate al tesoriere del tempio. Il banco invia tre volte l’anno un estratto conto di riepilogo dei movimenti. Non e’ necessario recarsi nella sede principale ma si può usufruire di questo servizio anche presso altre sedi Templari sparse in giro per l’Europa, inoltre esistono vari finanziamenti specializzati per le categorie di artigiani e contadini che possono avere bisogno di anticipi.
Adesso veniamo ai costi di questi servizi. La Chiesa ha sempre considerato l’interesse come grave peccato (non è possibile arricchirsi speculando sul tempo che ci viene donato da Dio!) per questo gli ebrei sono visti come usurai e peccatori. Per le operazioni in questione l’interesse viene “trasformato” con un’operazione di cambio da una moneta all’altra, infatti il problema di questo periodo è la diversità delle valute. Il Templare-cassiere nel rendiconto di fine giornata provvede alla conversione di tutte le differenti monete entrate in quella locale: la lira parisis.

Veduta della Gran Torre templare a Parigi, verso il 1795

L’attività finanziaria dei Templari non si limita qui, infatti vengono svolte anche mansioni di esattoria, di deposito del tesoro reale, di gestione dei fondi e di patrimoni in genere, di riscossioni di contratti privati, di mediazioni di qualsiasi genere e natura, di finanziamenti di nuove idee ed attività. La contabilità viene tenuta in maniera puntigliosa e rigorosa perchè a fine anno i conti devono tornare sempre e possibilmente anche dare elevati risultati economici.
Sotto l’aspetto economico-finanziario, i templari rivestirono un ruolo così importante da arrivare a prestare agli stati occidentali ingenti somme di danaro e gestire perfino “le casse” di stati come la Francia. Con l’affluire di tanta ricchezza l’Ordine finì col costituire una potenza economico-politica, a volte contrastante con le direttive e l’interesse dei Sovrani. I Templari furono così cacciati da Federico II° prima e poi da Urbano IV° dalla Sicilia.

PARIGI, MAGGIO 1307 d.C.

La definitiva conclusione della crociata e la fine degli stati latini d’Oriente crea enormi problemi per gli ordini militari che tanto hanno dato alla causa. I Templari hanno acquistato, nonostante tutto, prestigio politico e diplomatico riconosciuto da tutti, le ricchezze che avevano permesso la lunga permanenza in terrasanta ora sono a loro completa disposizione in Europa. Lo stesso maestro Jacques de Molay ha lasciato la sede di Cipro per recarsi a Parigi, nel nuovo quartiere generale e decidere il da farsi, ma il ritorno definitivo dei monaci-cavalieri in Europa crea anche parecchi malumori.
Quasi tutti i re europei hanno fatto spesso ricorso alle finanze Templari per le insaziabili esigenze di bilancio, la Chiesa di Roma, anche se da poco trasferita in Francia, ha timore per la sua potenza politica, il popolo li guarda sempre più con diffidenza: i Templari incominciano a fare paura a tanti.

Interno cattedrale gotica di Chartres

Nel corso degli anni si sono venute a creare moltissime leggende intorno ai Templari e quindi dire qual è la linea di confine tra verità e leggenda risulta un compito difficilissimo. Iniziamo con alcuni accenni alle cattedrali gotiche alcune delle quali sorsero in Europa mentre era giunto all’apice il potere economico dell’Ordine templare. Le cattedrali gotiche sorsero in tutta la Francia in brevissimo tempo (tra il 1200 e il 1250). Erano chiese particolari, in uno stile che fino ad allora era sconosciuto.
Una dopo l’altra, sorsero le cattedrali di Evreux, di Rouen, di Reims, di Amiens, di Bayeux, di Parigi, fino ad arrivare al trionfo della cattedrale di Chartres. Uno stile incredibile, quello gotico, tutto proteso verso l’alto, con un sistema di spinte e controspinte straordinario, una tecnica costruttiva che a quel tempo era veramente rivoluzionaria.

Come avranno fatto i Templari a progettare e costruire queste cattedrali che, nonostante le loro migliaia di tonnellate di peso, sembrano leggerissime e tali da sfidare la legge di gravità?
I piani di costruzione e tutti i progetti originali di esecuzione di queste cattedrali non sono mai stati trovati. Le opere murarie erano fatte con una maestria eccezionale. Per i tecnici, come gli architetti, ad esempio, possiamo vedere come i contrafforti esterni esercitano una spinta sulle pareti laterali della navata, e così facendo il peso, anziché gravare verso il basso, viene come spinto verso l’alto, e tutta la struttura appare proiettata verso il cielo.
Le Cattedrali inoltre sono tutte poste allo stesso modo: con l’abside rivolto verso est (cioè verso la luce), sono tutte dedicate a Notre Dame, cioè alla Vergine Maria e se unite insieme formano esattamente la costellazione della Vergine.
Nella parte nord delle cattedrali ci sono molto spesso immagini di demoni e nella cattedrale di Amiens c’è addirittura un Pentalfa, cioè una stella a 5 punte rivolta verso il basso.

Le cattedrali poi sono piene di segni e di messaggi che sono stati lasciati dagli architetti magari su suggerimento di alcuni precettori templari. Questo è dovuto in parte al fatto che i templari erano di vocazione giovannita, cioè cultori e interpreti del più ermetico dei quattro Vangeli, propensi a una lettura più simbolica che letteraria delle verità della fede. Quello che avevano da dire lo mettevano negli affreschi, nelle statue, nei bassorilievi e nelle stesse cattedrali, ci hanno lasciato un’infinità di segni che dobbiamo decifrare, anche se sembra molto improbabile, visto che oggi l’uomo guarda le cose con l’occhio della scienza, mentre prima si guardava con l’occhio della fede. Un’interpretazione dei segni lasciati dai Templari è possibile solo con una visione non scientifica, ma religiosa anzi sarebbe meglio dire simbolica. Le Cattedrali sono libri di pietra nei quali sono nascosti dei segreti di sapienza e conoscenza che gli antichi Templari hanno voluto tramandare ai posteri.

Il rosone con il Pentalfa nella cattedrale di Amiens

In questi anni la situazione economica della Francia è molto delicata, il re Filippo IV, dopo aver tentato inutilmente di entrare nell’ordine dei Templari, non appare in grado di risollevare le ormai vuote casse dello Stato. Il popolo francese, stanco dei continui aumenti di tasse, incomincia a dare segnali di turbolenza assai pericolosi. Voci di un prestito fatto del tesoriere del Tempio senza autorizzazione di Molay contribuiscono a creare una situazione di tensione tra il re francese e il maestro dell’ordine.
Veniamo ora ad un altro argomento: il tesoro dei Templari e cominciamo dall’inizio: dall’origine del supposto fantastico tesoro dei Templari. Certo, era formato anche da oro, monete e oggetti d’arte, ma forse c’era anche qualcos’altro, qualcosa di mistico e di antico. Bisogna premettere che il fantastico tesoro, fu spostato dal Tempio di Gerusalemme in Francia nel 1160, in quanto si riteneva che la TerraSanta non fosse più sicura.
A spostare il tesoro fu il Gran Maestro Bertrand de Blanchefort che era originario ed aveva possedimenti vicino a Rennes-le-Chateau, dove si dice che fu spostato tutto il tesoro Templare, ma ipotesi più accreditate lo posizionano a Parigi, nelle stanze segrete dell’imponente fortezza dei Templari, che svettava sulla città con le sue sette torri. Di questa fortezza oggi non rimane quasi niente, solo una stazione del metrò ricorda questa antica costruzione che fu adibita a carcere durante la rivoluzione francese e nei primi anni del 1800 fu completamente distrutta. Comunque la maggior parte del tesoro si trovava a Parigi.

SI AVVICINA LA FINE

Tutta la vicenda ha inizio nel 1305, quando un tale Esquiu De Floryan, (forse un ex-Templare della Francia del sud, già espulso con ignominia dall’Ordine) si presentò al sovrano di Spagna Giacomo II di Aragona con una storia stupefacente: diceva di essere stato nelle carceri di Béziers in compagnia di un altro cavaliere templare scacciato dall’Ordine che gli aveva raccontato le inaudite atrocità che venivano compiute: si rinnegava Cristo all’atto di essere accettati nell’Ordine, si sputava sulla Croce, si praticava la sodomia e si adorava un idolo. De Floryan raccontò questa storia a Giacomo II perché sapeva che il Re aveva buoni motivi per avercela con i Templari, non gli andava troppo a genio avere all’interno dei suoi confini un secondo potere, oltre lo Stato, con una tale influenza, inoltre avevano le più possenti fortezze del Regno e facevano i migliori affari.
Giacomo II però ritenne opportuno non intraprendere azioni contro gli onnipotenti Templari, anche perché la pia popolazione spagnola non avrebbe mai perdonato al suo Sovrano una simile azione contro i migliori Cristiani dell’epoca e la Chiesa! Il Re consigliò però a De Floryan di rivolgersi a Filippo IV di Francia che aveva una certa esperienza in fatto di lotte contro la Chiesa.

Filippo IV di Francia

Filippo IV, detto anche il Re falsario per aver battuto monete di pessima lega, nel 1296 si era già impegnato in una prova di forza con il papa Bonifacio VIII, e imponendo un contributo alla Chiesa francese, aveva provocata una prima rottura, aggravatasi nel 1301 dalla pretesa di giudicare un vescovo.
Bonifacio VIII convocò un concilio per condannare e scomunicare il sovrano. Questi rispose con un’assemblea che vietò al clero francese di parteciparvi.
Filippo venne scomunicato, e allora inviò a Roma Guglielmo di Nogaret, che si alleò con il principe Giacomo Colonna il quale era partito con 300 cavalieri verso Roma. Il papa, nel frattempo, si era ritirato nei suoi possedimenti di Anagni e si fece trovare dai suoi nemici con le insegne papali sul trono papale. I suoi nemici lo schernirono e lo derisero.
I Colonna erano nemici dei Caetani, di cui faceva parte Papa Bonifacio VIII. Acerrimo nemico del Papa (nato Benedetto Caetani) insieme a Guglielmo di Nogaret lo rapirono e lo tennero prigioniero presso Anagni. Durante questo periodo il Colonna detto Sciarra (cioè il litigioso) avrebbe addirittura schiaffeggiato il pontefice: tale evento è famoso con il nome “Oltraggio di Anagni”. Il papa, che era anziano e molto sofferente anche di calcoli renali morì poco dopo (1303).
Bonifacio VIII, non trovò pace neanche nella morte: lo spregiudicato Nogaret ne fece riesumare il cadavere e lo processò per eresia, accusandolo di una serie di crimini che solo la fantasia di un visionario poteva cacciare fuori: simonia, raggiri, assassinio del suo predecessore, magia e ateismo professo.

Papa Bonifacio VIII

Filippo IV impose quindi il proprio controllo sul papato: fu eletto papa l’arcivescovo di Bordeaux, Bertrand de Goth, col nome di Clemente V, e la Santa Sede fu trasferita in Francia (1309) cosa che poneva di fatto Clemente V sotto l’influenza della Corona.
Il papa fu strumento di Filippo IV il Bello che se ne servì nella lotta contro i Cavalieri Templari grazie anche al suo scaltro e infame consigliere: Guglielmo di Nogaret che aveva già arrecato gran danno alla Chiesa con lo “schiaffo di Anagni”. L’ex galeotto De Floryan alla fine riuscì ad incontrarsi con Nogaret che intuì immediatamente quanto quelle informazioni che gli venivano date fossero ad alto potenziale esplosivo.
Ormai era specializzato nel saccheggiare beni ecclesiastici e annientare un Ordine per il vile denaro non lo preoccupava minimamente. Inoltre aveva forse un motivo in più per agire contro i Templari: i Cavalieri avevano denunciato all’Inquisizione come Cataro suo nonno che era stato così bruciato sul rogo all’epoca del massacro dei Catari.
Per il momento però aveva in mano ben poco per accusare un intero Ordine, aveva soltanto le affermazioni di un pregiudicato, un testimone quindi abbastanza inattendibile, per giunta anche espulso dall’Ordine. Si potevano andare a ricercare i Cavalieri cacciati dall’Ordine che sarebbero stai più che contenti di sottoscrivere qualsiasi cosa in cambio della libertà e di un po’ di denaro, ma Nogaret era troppo scaltro, sapeva che simili testimonianze sarebbero state troppo inverosimili per giustificare l’arresto di migliaia di cavalieri. C’era soltanto una soluzione per ottenere prove sicure ed innegabili della colpevolezza dell’Ordine: tutti i Templari dovevano essere sottoposti a tortura e dovevano essere costretti a firmare le deposizioni con il riconoscimento della loro colpevolezza.

L’Ordine Templare, in quell’epoca, godeva del massimo rispetto delle popolazioni dei vari Stati, in più all’interno dell’Ordine c’erano molti figli di nobili: un’azione contro i Templari, senza i dovuti motivi si sarebbe trasformata per chiunque in una disfatta completa, avrebbe attirato contro di se l’odio delle masse, l’odio dei nobili, degli altri sovrani Europei e della Chiesa, che sarebbe potuta arrivare anche ad indire una Crociata contro l’accusatore dei Templari, con conseguenze più che ovvie: l’annientamento. Quindi se il Re di Francia si fosse azzardato ad incolpare ed arrestare i Templari per futili ragioni molto probabilmente avrebbe fatto una gran brutta fine!
Filippo IV molto probabilmente aveva visto il tesoro dei Templari e quindi conosceva le grandi quantità di ricchezze da loro possedute: a centinaia di migliaia si ammucchiavano monete di Tours, di Firenze, di Venezia, delle più importanti banche, nonché monete provenienti da tutto l’oriente e l’occidente. A questo vanno aggiunte le donazioni ricevute, gli oggetti d’arte migliori e un imprecisato numero di oggetti orientali. La domanda è: quando il Re di Francia poté vedere tutto questo?
Le tasse e le gabelle erano state aumentate, la moneta francese (talleri e bourgeoises) era stata già svalutata due volte in un anno e le stesse monete erano fatte con una lega squallidissima, non a caso quindi Filippo il Bello era stato chiamato “Il Re Falsario” dal Papa Bonifacio VIII e si diffuse un detto: Il Re di Francia è falso come le sue monete.
I lavori per la costruzione di Notre Dame e del Palazzo Reale di Parigi erano fermi da mesi: il Re non aveva più soldi. Intanto la Fortezza Templare dominava su Parigi con le sue sette Torri.

Durante la sollevazione popolare del 1306 che ci fu per via dell’inflazione, delle tasse, e delle continue svalutazioni, i Templari (ironia del destino) accolsero il Re nel loro castello-fortezza, salvandolo così da morte certa ma consentendogli di rendersi ancor più conto dei loro immensi tesori.

L’arresto di Jacques de Molay

Nel 1307 però era già quasi tutto pronto, il piano era quasi completo. Re Filippo riuscì a convincere tutti i membri del consiglio di Stato sulla bontà e necessità di quest’azione, i quali apposero i loro sigilli sui documenti da inviare a tutti i procuratori di Francia con l’ordine di catturare i Templari.
Uno solo rifiutò di mettere il suo sigillo al servizio di un’ingiustizia: l’arcivescovo Aycelin di Narbona, gran guardasigilli e cancelliere del Regno. Naturalmente Filippo ignorò quella singola opposizione.
Una cosa però c’è da dire: se Aycelin di Narbona credeva che quell’azione fosse un’ingiustizia, perché rimase muto? Perché non avvertì né il Papa, né i Templari delle intenzioni del Re? Avrebbe potuto evitare il più grande assassinio giudiziario del Medioevo, ma non lo fece. Col suo silenzio si fece comunque complice.

Così il 14 settembre 1307 venne deliberato l’arresto dei Templari. Nello stesso giorno il Re inviò messaggi sigillati a tutti i balivi, siniscalchi e soldati del Regno ordinando l’arresto dei Templari e la confisca dei loro beni, e già il 22 dello stesso mese giungevano a tutti i procuratori del Regno i decreti che ordinavano di tenersi pronti con tutti gli uomini in armi per l’alba del 13 Ottobre.
Le disposizioni reali vennero prontamente eseguite venerdì 13 ottobre 1307 e la mossa riuscì in quanto venne astutamente avviata in contemporanea contro tutte le sedi templari; i cavalieri, convocati con la scusa di accertamenti fiscali, vennero arrestati.

FINE SECONDA PARTE

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