Cleopatra: la regina che ingannò se stessa – Antonio Spinosa


 

  
Antonio Spinosa, venuto alla luce a Ceprano (FR) nel 1923 e deceduto a Roma nel 2009, per professione ha scritto su giornali ed è stato autore di numerose opere storiche. Nella sua lunga carriera professionale ha desiderato fortemente indagare ed analizzare avvenimenti e personalità del mondo antico, moderno e contemporaneo che hanno modificato lo svolgimento delle vicende umane sulla Terra e specialmente in Italia. Direttore dei quotidiani Roma e Gazzetta del Mezzogiorno, inviato speciale del Corriere della Sera e del Giornale, tra i suoi volumi di carattere storico è doveroso rammentare: Alla corte del duce, Augusto, Cesare, D’Annunzio, Edda, La grande storia di Roma, Hitler, Mussolini, Mussolini razzista riluttante, Napoleone il flagello d’Italia, Paolina Bonaparte, Pio XII, La saga dei Borgia, Tiberio e Vittorio Emanuele III. Si è aggiudicato il Premio Estense, il Saint-Vincent, il Bancarella, il Premio Donna Città di Roma, l’Oplonti d’oro, ed ha raggiunto la fase finale del Premio Strega 1996 con Piccoli sguardi.
Antonio Spinosa
Di particolare importanza per una piena comprensione del libro Cleopatra: la regina che ingannò se stessa (dato alle stampe nel mese di settembre del 2002) è l’introduzione dello scrittore dal titolo All’origine, c’era una donna. Spinosa afferma che: «è stato scritto che Cleopatra – leggenda o realtà – era una donna ambiziosa che sapeva entrare in scena, ma bisogna aggiungere che lei seppe anche uscire di scena: chi non ricorda l’aspide che le morde il seno in un flebile sibilo per poi strisciare via silenzioso e perdersi nel nulla, tra le pieghe di un serico chitone? Il seno! Anche nel momento del suicidio Cleopatra mostra una parte del suo corpo come lo aveva esposto e interamente donato per tutta la breve vita ai suoi amanti. Lo aveva fatto per sensualità – certamente – ma soprattutto per catturare uomini potenti che la portassero sempre più in alto, fino a dominare il mondo in una fusione fra Oriente e Occidente proprio nell’epoca in cui l’estremo faraone della dinastia tolemaica, sorta dalle leggendarie imprese di Alessandro Magno, dava profondi segni di crisi. Come aveva potuto la regina ricorrere all’aspide per togliersi la vita se non pensando al serpente sacro protettore di Alessandria e simbolo del supremo potere? Durante l’edificazione della città appariva di tanto in tanto un serpente che gettava lo scompiglio fra i costruttori, appunto che il Magno ne dovette ordinare la cattura e l’uccisione». 
Il giornalista spiega che risulta impossibile narrare ogni minimo particolare della vita e del carattere della celeberrima sovrana, ma certamente alcune cose di lei si comprenderanno meglio grazie a questo saggio. Infatti sarà evidente la sua beltà, come pure allo stesso tempo la sua allegria ed il suo stato d’animo intonato ad una vaga tristezza. La sua più grande aspirazione fu quella di ampliare territorialmente il suo regno, stringendo una alleanza con Roma e non opponendosi ad essa. Per l’autore Cleopatra provò amore ed affetto solamente per Cesare (essere l’amante del condottiero più influente del mondo appagava il suo desiderio di un potere grandissimo e senza ostacoli), mentre ebbe una relazione amorosa con Antonio solo per mero tornaconto. Invece Ottaviano non riuscì a farlo innamorare, pur cercando di avvincerlo con il proprio fascino.
Venere Esquilina
Proseguendo si domanda: «Chi è Cleopatra? Tutti lo sanno, e allora perché ripercorrerne ancora una volta il tragico cammino a oltre duemila anni, a più di ottanta generazioni dalla sua morte? Perché certe vite – inimitabili come sono – attraggono ognora la curiosità e l’interesse di sempre nuove genti attraverso i secoli, e perché con Cleopatra si dimostra quanta ragione avesse Lamartine nel sentenziare che all’origine di ogni grande cosa c’è una donna. Chi volesse avere un’idea del suo volto può recarsi a Berlino o a Londra, ma, ancora per gli italiani, senza voler andare tanto lontano, si potrà ammirare l’immagine nelle collezioni vaticane. Ne saranno tuttavia delusi. … Ma, sempre a Roma, in un museo dell’Ostiense nei pressi della piramide Cestia, la sua figura è tornata recentemente a risplendere nella mirabile nudità di una statua marmorea scoperta sull’Esquilino durante gli scavi che si eseguivano verso la fine dell’Ottocento. In un primo tempo la scultura fu riconosciuta come un’immagine di Iside-Afrodite. Poi, in seguito a più attenti studi, si sarebbe accertato che quella incantevole sembianza marmorea corrispondeva a Cleopatra. La Venere dell’Esquilino, dunque, non sarebbe che la regina d’Egitto, giovanissima, quando viveva a Roma ospite e amante di Cesare dal 46 al 44 a.C. L’ovale delle guance, la fronte bassa, i dieci boccoli che ne ornano il viso, il naso dal dorso largo e i piccoli seni, oltre al sensuale profilo dei glutei, appartengono indubbiamente a Cleopatra. È rappresentata con le cosce accostate per un istintivo riserbo femminile mentre con la mano sinistra si lega i capelli per prepararsi al bagno. Vi appare anche – sorprendente presagio!? – un cobra attorcigliato a un vaso posto accanto alla figura di lei, ma è soltanto l’urèo che fra gli egizi indicava simbolicamente il potere regale in corrispondenza con la tradizione faraonica. Infine la scena è completata da un piccolo canestro di rose che stanno a simboleggiare Osiride. Un altro nudo della regina, a somiglianza del marmo dell’Esquilino, signoreggia nel Museo del Louvre a Parigi». 
La morte di Cloepatra – Reginal Arthur
A questo punto lo scrittore sottolinea come tanti storici, contemporanei e di un passato lontano o vicino, si sono occupati della poliedrica e complessa personalità della monarca. Continuando evidenzia come in Cleopatra l’attività sessuale fosse subordinata sicuramente alla conquista del potere, pure quando in alcuni momenti pare essere presa da un sentimento d’amore. Anche l’Alfieri, purtroppo al giorno d’oggi caduto nell’oblio, in due versi famosi fa dire alla regina d’Egitto: «amor non è, che m’avvelena i giorni; mossemi ognor l’ambizion d’Impero». Il giornalista dichiara di aver letto molteplici opere su Cleopatra, ma la stessa è rimasta per lui un mistero, una donna di cui è stato impossibile comprendere appieno idee ed atteggiamenti. Invece diversi illustri autori latini di componimenti poetici (Catullo, Orazio, Virgilio ed Ovidio), che vissero nei suoi stessi anni, hanno espresso giudizi sul suo conto che non lasciano adito a dubbi. Termina l’introduzione sostenendo che: «poeti, romanzieri, commediografi, musicisti, cineasti, storici: quanti sono stati nei secoli a invaghirsene o a condannarla! Hollywood ne fu travolta. Quale immagine hanno dato di lei e dei suoi amanti al grande pubblico gli attori che ne interpretarono le figure soprattutto al cinema, come Liz Taylor? L’attrice tuttavia non seppe rendere in pieno la drammaticità della vicenda, sebbene il faraonico colossal si prolungasse per quattro ore. O forse ne fu responsabile il regista Mankiewicz? Per sua fortuna Cleopatra ebbe il riscatto in Eleonora Duse pur tra pizzi, ventagli e trine, ma è poi ripiombata nella sventura artistica con la recente velleitaria interpretazione di Monica Bellucci, bella senz’anima. Più precisamente ancora, ecco un Berlioz, ecco un Massenet fra i tanti musicisti che ne hanno esaltato il ricordo sulle scene operistiche, ed ecco un Boccaccio, per ricordare uno, fra gli scrittori, che invece la giudicava duramente nel De claris mulieribus. … Boccaccio faceva il verso agli autori dell’età augustea, a cominciare dal tormentato, titubante, ma altissimo poeta epicureo Lucrezio, quando era ormai chiaro che la repubblica – la morente repubblica che si avviava con vena d’amarezza verso il principato – si consumava non soltanto per un inseguirsi di guerre intestine ma altresì per i gravi mutamenti sociali ormai inarrestabili e tali da condurre a una fase conservatrice che tuttavia non garantiva la beatitudine. Livio, al seguito degli imperatori, se ne lamentava, nel suo realismo. La regina che sedusse, e che fece uscire di senno i più grandi uomini del suo tempo, continua a tenerci misteriosamente prigionieri del suo ambiguo e deplorevole fascino. Tuttora le sue malie colpirebbero i cuori come le frecce d’oro del giovane dio alato Eros. Dove ti trovi, oggi, Cleopatra? Quanto a lungo ti ho cercata ripercorrendo i tuoi luoghi in Alessandria. Ma di te non c’è traccia. Basta la leggenda».
Busto di Cleopatra
Nel volume preso in esame Spinosa richiama alla memoria dei lettori la circostanza in cui Cleopatra, nel 51 a.C., diciottenne divenne sovrana del Paese delle Due Terre. Celebre per la sua favolosa beltà, si adoperò affinché la capitale dell’impero fosse spostata da Roma ad Alessandria, seducendo dapprima Giulio Cesare e successivamente Antonio. Al contrario nulla poté fare contro l’ambigua indifferenza di Ottaviano e quando capì di essere arrivata al termine dei suoi giorni si uccise con il veleno di un cobra egiziano maculato di scuro. Come tutti i personaggi di spicco della storia, la monarca egizia ha due modi di presentarsi: quello pubblico, di sovrana avente, ahimè, un ruolo politico poco significativo nel bacino del Mediterraneo, e quello privato, di persona dai trasporti amorosi eccezionalmente grandi ed umanissimi. In questo pregevole testo lo scrittore è stato capace di mostrare le due facce di Cleopatra, bellissima ma dominata dalla brama di potere, descrivendo come abbia suscitato l’ammirazione, in duemila anni, di autori di componimenti poetici, di chi si dedica alla pittura professionalmente e di chi opera nel campo dell’arte come creatore.
Di grande utilità sono una soddisfacente bibliografia e l’indice dei nomi, posti alla fine del libro. Un saggio meritevole di attenzione che si consiglia di leggere e regalare a coloro che sono interessati alla figura dell’ultima regina del Paese delle Due Terre, oltre che più in generale alla storia dell’antico Egitto e di Roma.
 

 

Titolo: Cleopatra: la regina che ingannò se stessa

Autore: Antonio Spinosa

Editore: Mondadori

Pag. 249

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